Chongqing leaks

In by Simone

La comparsa di un nastro online potrebbe gettare luce sulle misteriose vicende di Chongqing. Non si sarebbe trattato di un attacco politico ma di una vera e propria fuga in stile romanzo giallo. Stupisce però il metodo: normalmente la politica cinese lava i panni sporchi in famiglia. Un nastro pubblicato on line accusa Bo Xilai di aver intralciato indagini su membri della propria famiglia e tende a indicare agli osservatori – specie quelli occidentali – una strada ben precisa: sono questi i motivi che hanno spinto la dirigenza del PCC a fare fuori, politicamente per ora, l’ex potente leader di Chongqing.

Una vicenda dai contorni misteriosi, piste che appaiono messe lì ad arte, controversie politiche che si incastrano ingarbugliando ancora di più la matassa anziché dipanarla. La Cina non è sull’orlo del caos, è bene precisarlo, ma per la prima volta sembra che le sue lotte interne siano confezionate affinché il pubblico occidentale possa scorgerle e tentare di intuire le strambe strategie che si nascondono nel ventre dell’animale politico più misterioso, il Partito comunista cinese.

Chinaleaks

Quando, dopo il “dramma di Chongqing”, era cominciata a girare una presunta lettera di Wang Lijun nella quale l’ex braccio destro di Bo Xilai descriveva il suo mentore alla stregua di un boss mafioso, sotto la cui patina di nostalgia maoista e attenzione alle classi meno abbienti si nascondeva la malvagità di una persona senza scrupoli, tutta la vicenda di Chongqing aveva cominciato a prendere una piega diversa da quanto si era pensato poco dopo la fuga di Wang al consolato. Inizialmente, infatti, si era intesa la mossa di Wang Lijun come una manovra tesa a mettere in difficoltà Bo Xilai, chiedendosi però chi fossero i mandanti.

Questa interpretazione era fuori di dubbio, mentre sembrava più improbabile l’ipotesi di una fuga di Wang per scappare dalla morsa di Bo Xilai. Una novità invece è arrivata ieri, in modo del tutto inaspettato: un nastro reso pubblico da siti cinesi, ma su server americani, avrebbe rivelato i veri motivi all’origine della cacciata di Bo Xilai.

Il leader del PCC della megalopoli di Chongqing avrebbe tentato di bloccare alcune indagini su componenti della sua famiglia, in particolare la moglie, portando la dirigenza del PCC alla drastica decisione che ha sancito la sua morte politica. Il nastro reso pubblico da boxun.com, postato su youtube e tradotto per primo dal Los Angeles Times, sembra autentico.

Fonti hanno confermato alla stampa internazionale che la voce del funzionario intento a spiegare le motivazioni dell’allontanamento di Bo Xilai sarebbero vere. Non si tratta di una novità sconvolgente, quanto di un metodo insolito con il quale la Cina rende pubbliche beghe interne solitamente tenute nel riserbo più assoluto. Il funzionario – la cui registrazione è on line – dipinge Bo Xilai come un potente boss, alla stregua di un capo banda, che avrebbe condotto le sue campagne anti criminalità con lo scopo principale di eliminare i suoi avversari politici.

Nel momento in cui Bo Xilai viene avvisato di un’indagine su alcuni membri della sua famiglia – stamattina, 21 marzo, il Telegraph punta l’attenzione sulla moglie del leader di Chongqing – si sarebbe irritato, decidendo inoltre di “dimettereil suo ex braccio destro Wang Lijun.

Da lì sarebbe partito tutto il periplo di eventi che ha sancito la sua disfatta politica. Wang Lijun, infatti, più che dei propri incarichi e della carriera politica, si sarebbe preoccupato seriamente della propria vita, decidendo per il gesto disperato: scappare al consolato americano e chiedere asilo politico. Si tratta della prima ammissione pubblica circa la richiesta di Wang Lijun. Secondo quanto riportato dalla voce registrata, dopo la notizia della fuga di Wang al consolato, “la mattina del 9 febbraio il segretario del partito Hu Jintao ha tenuto una riunione del Comitato permanente del Politburo per lo studio del caso. L’incontro ha concluso che l’incidente di Wang Lijun era il primo caso, dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese, in cui un funzionario livello provinciale è entrato in un consolato straniero di propria iniziativa…. Abbiamo bisogno di gestire questo evento correttamente e dare il nostro meglio per limitare i danni che questo incidente ha portato al Partito e al Paese”. E’ in questa riunione a porte chiuse che si decide la fine politica di Bo Xilai.

La difficile interpretazione dei fatti

Si tratta di una lettura degli eventi che suggerisce l’immagine del leader di Chongqing come un potente boss in stile mafioso, individuando nei suoi metodi personali un grave impiccio per il Partito.

In questo modo viene colpito il personaggio Bo Xilai e il suo modello di riferimento, quello di Chongqing, lasciando intravedere dunque la possibilità che a cascata possano cadere altre teste, specie quelle maggiormente collegate a Bo.

Si tratta apparentemente di una vittoria dell’ala liberale, quella rappresentata da Wang Yang, leader del PCC del Guangdong, alla testa della quale sembra essersi posto Wen Jiabao, attuale premier. 

Sono state infatti le sue parole, trasmesse in diretta televisiva, ad annunciare questo sconquasso politico. E per un paese in cui la ritualità politica riveste ancora grande importanza, si tratta di segnali da non sottovalutare.

[Foto credit: danwei.com]