Chongqing Drama: processo segreto a Wang Lijun

In by Simone

Un altro capo della polizia di Chongqing, uno degli eroi della campagna anti-mafia portata avanti da Bo Xilai e dal suo capo della polizia Wang Lijun è stato arrestato perché indagato per corruzione. Anche  Wang Lijun  sarebbe stato processato a Chengdu, ma le autorità cinesi non hanno confermato.

Continua a stringersi il cerchio attorno a Bo Xilai. Un altro capo della polizia di Chongqing, uno degli eroi della campagna anti-mafia portata avanti da Bo Xilai e dal suo capo della polizia Wang Lijun (quello che rifugiandosi al consolato americano ha fatto scoppiare il più grosso scandalo che ha coinvolto il Pcc dall’epoca di Lin Biao) è stato arrestato perché indagato per corruzione.

Tang Jianhua, secondo quanto riportato dalla rivista Caijing, sarebbe stato arrestato a Chongqing il 13 agosto mentre sua moglie sarebbe stata arrestata nove giorni più tardi.

Contestualmente Luo Lin, uno degli alleati chiave di Bo e fino ad oggi legato alla sua caduta (ex direttore dell’Amministrazione statale per la Sicurezza sul lavoro, pare sia stato anch’esso indagato per alcuni incidenti), è stato riassunto come capo delle All-China Federation of Supply and Marketing Co-operatives.

Secondo quanto riportato da una televisione di Hong Kong, anche il super poliziotto Wang Lijun sarebbe stato «segretamente» processato a Chengdu. La notizia non è stata confermata dalle autorità cinesi, aumentando così il mistero sul più grande scandalo politico cinese degli ultimi 20 anni.

Wang Lijun è colui che ha dato il via allo scandalo Bo Xilai. Quando quest’ultimo venne mandato nell’inferno di Chongqing, mise in campo i suoi tre assi che lo hanno aiutato ad aprirsi uno squarcio importante nel panorama politico cinese: in primo luogo decise di affascinare gli stranieri con il suo modo di fare brillante e contrario al grigiore tipico dei burocrati cinesi.

In questo modo accaparrò forti investimenti economici a Chongqing. Sono i soldi che utilizzò poi per costruire strade, ponti, alloggi popolari. Bo Xilai in questo modo è diventato famoso tra il popolo.

In secondo luogo Bo decise di tirare fuori dal cassetto della storia cinese la nostalgia maoista, con le canzoni rosse, i messaggi del Timoniere, di cui viene costruita anche una statua di 27 metri.

Infine, completò il suo slogan: «Canta il rosso, picchia il nero», ovvero decise di cominciare una violenta campagna contro la mafia locale. Per quest’ultimo passaggio, sapeva che da solo poteva poco, aveva bisogno di uno sbirro tutto d’un pezzo, uno che millantava corsi di Fbi, contatti ravvicinati con la mafia italiana, scontri a fuoco con le triadi. Lo trovò in Wang Lijun.

Ma è stato proprio il poliziotto che amava vestirsi con costosi abiti su misura, ossessionato dalla cultura, a fregare il capo, Bo Xilai. Wang Lijun dapprima mise in piedi una task force che prese nella rete migliaia di persone: condanne a morte, ergastoli, suicidi. Solo in seguito è stato evidenziato più di un dubbio sui metodi usati dal team di Wang Lijun nell’estorcere confessioni.

Stando a quanto riferito da persone informate sui fatti e riportate dal Financial Times, alcuni poliziotti non avrebbero voluto cremare il cadavere di Heywood, l’inglese trovato morto a Chongqing il 15 novembre 2011, mancando un’autopsia che riveli i motivi della morte.

Wang Lijun decise così di conservare capelli e altri oggetti del cadavere (compreso un pezzo di cuore), dando poco dopo l’ok per la cremazione. Fu lui, pare, a svolgere rapidamente le sue indagini, che lo portano subito in una direzione precisa: Gu Kailai.

A quel punto il poliziotto decise di fare una scelta rischiosa: forse temendo alcune indagini su alcuni suoi comportamenti nel passato, di cui teme possano venire a galla particolari scabrosi (morti e omicidi di precedenti ‘colleghi’) Wang Lijiun decise di tentare la carta più alta, uno scacco matto della disperazione. Andò da Bo Xilai e presumibilmente dirgli qualcosa come, «io copro tua moglie, tu copri me».

La reazione del capo non fu positiva e Wang Lijun decise di andare a chiedere riparo al consolato americano di Chengdu, dando il via a tutto lo scandalo. Secondo quanto è emerso dal processo durato sette ore contro Gu Kailai, che avrebbe confessato l’omicidio di Heywood, la donna subito dopo il gesto, avrebbe chiesto aiuto proprio a Wang Lijun per essere «coperta».

In realtà il mistero più grande di tutta la vicenda sta proprio nei motivi che hanno spinto il poliziotto a recarsi nel consolato americano di Chengdu.

Preso infine dalla polizia di Pechino, Wang venne dichiarato in «vacanza terapeutica». Il suo gesto però è stato considerato «tradimento» e rischia quindi la pena più alta: la condanna a morte.

[Scritto per Lettera43; foto creits: beijingshots.com]