Da oggi, ogni domenica China-Files propone la traduzione di un articolo di una rivista cinese. Questa settimana è la volta di un articolo apparso il 29 ottobre sul Nanfangzhuomo (南方周末) a firma di Huang Xiuli, sulla libertà di espressione e sulle proposte al riguardo lanciate dall’Associazione dei giornalisti cinesi.
L’Associazione cinese dei Giornalisti (中国记协zhōngguó jìxié): i media dovrebbero godere di protezione legale in quattro casi fondamentali.
La relativa proposta di legge ancora non è stata recepita dall’ANP. Da parte dell’Associazione dei Giornalisti Cinesi arriva la proposta per un disegno di legge mirante ad ottenere garanzie legali per i giornalisti in quattro “situazioni” fondamentali. La proposta andrebbe ad implementare la legislazione vigente in materia di libertà di espressione, con l’intento di introdurre e spiegare quali sono i quattro casi fondamentali in cui i media dovrebbero godere di garanzie legali, ovvero quando i giornalisti non dovrebbero più esser chiamati a rispondere in quanto responsabili. In particolare ci sono: le notizie che hanno una fonte autorevole; gli articoli o servizi che divulgano notizie particolari; le notizie che rientrano nell’esercizio del potere di controllo da parte dell’opinione pubblica; gli atti di comunicazione per l’interesse pubblico. Al passato Congresso Nazionale del Popolo però, nella delibera sulla bozza relativa alle responsabilità civili, la legge sui reati in materia di notizie non è stata adottata ne tanto meno lo è stata la proposta della AGC.
Per migliorare la difficile posizione in cui si trovano spesso i media cinesi, dovuta alla mancanza di una legislazione che chiarisca il confine tra lo spazio di libertà dei media e quello di responsabilità e violazione dei diritti, l’ AGC ha elaborato una bozza di proposta legale “Sul problema legale della responsabilità civile dei media”. Alle discussioni su questo tema hanno partecipato anche i funzionari competenti del governo.
Purtroppo però, alla prima riunione del Comitato Permanente dell’ XI Congresso del Popolo, lo scorso 27 ottobre, la proposta sula “violazione dei diritti nel campo dell’informazione” non figurava tra le tre bozze su cui l’ANP ha deliberato in merito alla legge sulla responsabilità civile. Alcuni dei funzionari in materia di leggi hanno dichiarato che ciò è accaduto perché il dibattito interno è piuttosto controverso e delicato, perciò il legislatore non può far altro che considerare con estrema prudenza gli appelli e le proposte che arrivano sia dal mondo dell’informazione sia da quello degli specialisti in materia di legge.
Xu Xun, consulente del team legale della CCTV, nel commentare i molteplici casi di accusa di violazione dei diritti civili a carico dei media, nel descrivere l’enorme discrezionalità nel giudizio e fiducia di cui godono i giudici afferma: “a volte, nell’esaminare i giudizi, mi viene da ridere perché risultano chiare le ragioni personali del giudice nel proteggere qualcuno o nell’accusare qualcun altro”. (…) “I tribunali godono di una grande fiducia che si trasforma a volte in un’enorme libertà nella valutazione del reato” ha specificato.
Molti casi dimostrano la tendenza dei giudici a proteggere i funzionari di governo piuttosto che esercitare la vigilanza per proteggere i mezzi di comunicazione. Questo rappresenta un grave danno alla libertà di espressione dei media stessi. Nel 2004, il caso tra l’azienda di Canton Qiaofang e la rivista “Riforme cinesi” (中国改革Zhōngguó gǎigé) ha fatto si che nella pratica giudiziaria venisse introdotto il criterio della “verità assoluta”. In quel caso il giudice ha sostenuto che le notizie dei media che riportano il contenuto di indagini governative o rapporti di aziende, dato il carattere ufficiale e “vero assoluto” delle fonti, non sono passibili di denuncia ma, al contrario, dovrebbero godere di protezione legale. Ma ad oggi il criterio di “verità assoluta” è riconosciuto solo in quanto precedente legale “particolare”, non essendo ancora divenuto legge.
Pertanto, la bozza formulata in seguito alla collaborazione tra l’AGC e il centro di ricerca sulla legislazione in materia di comunicazione (diffusione di notizie) dell’Università cinese di scienze politiche e legge, ha l’intento, tra gli altri, di ottenere l’istituzione del principio di “ verità assoluta” nel diritto cinese. Tale principio inoltre riflette la discussione su due dei quattro punti discussi dalla proposta di legge del presente articolo, e cioè le “notizie che hanno una fonte autorevole” e quelle che “divulgano notizie particolari”. In questi casi i media non dovrebbero essere chiamati ad assumersi responsabilità civili.
Per “notizie che hanno una fonte autorevole”, sottoposte alla “protezione legale”, si intendono quelle notizie in cui i media riportano informazioni citando documenti di agenzie governative, relazioni o dichiarazioni fatte dai portavoce del governo, dai deputati o dai membri dei vari organi governativi.
Per “notizie che divulgano notizie particolari” intendiamo i commenti a notizie popolari o pubbliche, specie quelli che riportano le discussioni pubbliche tenute da personalità nel campo dell’informazione o da dossier e informative emesse da quegli organismi e organi pubblici come poliziotti, procuratori, o dichiarazioni di avvocati in tribunale, dichiarazioni sulle proprie condizioni di persone individuali o legali. I mezzi di informazione che riportano le loro parole, sebbene con l’aggiunta di altri elementi, dovrebbero essere tutelati a condizione che si tratti di “vero assoluto”.
(….) La proposta di legge sostiene che le notizie spesso non riescono a raccontare tutta la verità, ma se non c’è intento di diffamazione, anche in questo caso i giornalisti dovrebbero godere di protezione. Sulle notizie che rientrano “nell’esercizio del potere di controllo da parte dell’opinione pubblica” (potere-diritto esercitato dai media in vece del popolo sulla realtà e sui fatti),(…) la proposta di legge, nel precisare prima di tutto la necessità di tenere separati la pura comunicazione di notizie da quello che sono i commenti e i punti di vista personali, mira a sostenere che gli errori “legittimi” che ci possono essere nell’espressione di considerazioni e commenti personali, non possono costituire una forma di violazione. (…)
In ultimo, l’articolo sulle notizie diffuse “per il pubblico interesse” intende coprire tutti casi e notizie non protetti dai primi tre e risolvere il problema legale relativo al rapporto tra una “figura politica” (un ufficiale) e un “personaggio pubblico”.
La “figura pubblica” è un concetto introdotto in Cina nel 2002, (Il sig. Fan Zhiyi denuncia il gruppo editoriale Wenhui-Xinmin per diffamazione ), quando un giudice di Shanghai ha sostenuto che un “personaggio pubblico” che gode di diritti-doveri particolari, dovrebbe tollerare il “controllo” dei media, così come danni minori che ne potrebbero derivare. Sebbene si registri un aumento delle cause vinte dai giornalisti denunciati dai funzionari, dopo otto anni passati dal caso di Shanghai, oggi in Cina la figura del “personaggio pubblico” è ancora limitata solo agli sportivi.
Molti studiosi ritengono che i tribunali spesso non hanno potuto trattare diversamente un ufficiale da un civile e questo rappresenta un danno al diritto costituzionale del controllo e della critica del popolo sul governo. Xu Xun si dichiara preoccupata: “è necessario che sia la legge a determinare i termini della libertà di parola dei media; la loro autonomia e il loro potere di controllo dell’opinione pubblica devono seguire le leggi e le indicazioni fornite dai giudizi emessi dall’amministrazione legale sui vari casi di giornalisti o editori.
Tutto ciò oggi succede in uno spazio non ben definito: i media, se da un lato prendono molte precauzioni come se camminassero su un ghiaccio molto fino e hanno paura di dire cose sbagliate e di essere accusati di reato, dall’altro risentono di una deficienza nei principi etico-professionali. Gli approfondimenti, gli articoli così rimangono a un livello basso e volgare. In generale, la mancanza di una precisa legislazione in merito al diritto di libertà di espressione, fa si che sia molti organi di governo e funzionari, sia la gente comune sia abituata a questo stato “torbido”delle cose, e ciò fa si che attraverso le azioni legali si riesca a bloccare il controllo che dovrebbe esercitare l’opinione pubblica. (…)Oggi la commissione legislativa parlamentare prende sempre più in considerazione le posizioni espresse dall’ambiente accademico e in genere alcuni di questi ufficiali sono molto espliciti nelle discussioni sulla violazione dei diritti da parte della stampa.
Yang Lixin, professore della facoltà di legge dell’università del Popolo, ha partecipato alla stesura della bozza per la violazione delle responsabilità civili; afferma che "i legislatori non possono adottare una decisione risolutiva, questo e’ un problema politico del paese". Stando alle dichiarazioni di un ufficiale dell’organo legislativo (il parlamento) sulla libertà di stampa, la determinazione della protezione dei diritti individuali e sulla differenziazione della figura pubblica da quella privata, in Cina non ci sono posizioni chiare e mature, perciò aggiungere nuove regole ora, sarebbe peggio.
Yang Lixin sostiene che la Cina non ha una legge in merito alla stampa, ne la libertà di stampa è mai stata chiaramente determinata. Perciò, in pratica, la legge sulla violazione dei diritti in materia di stampa potrebbe quasi sostituire quella sulla stampa stessa. É questo il motivo principale per cui i circoli accademici auspicano che il relativo articolo sia introdotto nella legge sulla responsabilità civile.
Da avvocato affermato e da ricercatore sulla legislazione delle violazioni dei diritti della stampa, Yang Lixin ripone le sue speranze sulle legislazioni esistenti, quelle del diritto privato e del codice civile. Chiarire i termini della libertà delle notizie e dei reati relativi è un passo fondamentale per garantire la libertà di espressione dei cittadini e la libertà di stampa dei media.