Chen Yun 陈云

In by Simone

Uno degli otto immortali del Partito (八仙 ba xian). Uno dei cinque grandi (fondatori) della Cina comunista, insieme a Mao, Liu Shaoqi, Zhou Enlai e Zhu De.

La sua teoria economica (conosciuta come “economia della gabbia d’uccello”, 鸟笼经济Niao Long Jingji) è spiegata in un parallelo da lui stesso fornito: “l’economia è come un uccello, se si stringe troppo, soffoca, se si lascia libero, scappa. Bisogna perciò crescerlo in una gabbia grande, all’interno della quale l’uccello cresce liberamente”.

Unitosi al Partito nel 1925, partecipò alla Lunga Marcia e dagli anni trenta si concentrò sull’economia, pur avendo ricevuto un’educazione formale solo fino alla scuola elementare; prestò servizio presso il Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese dal 1931 al 1987, trasferendosi poi alla Commissione Consultiva Centrale del Partito fino al 1992.

Negli anni 50 la sua teoria economica era molto avanzata rispetto a quelle degli altri membri di Partito: fu tra i primi a criticare il modello economico stalinista, riuscendo a capire l’importanza di una decentralizzazione dei poteri. Propose già allora di fare uso del mercato e delle sue dinamiche naturali, lasciando che le aziende individuali decidessero prezzi e produzione in base a logiche commerciali.  Allo stesso tempo era d’accordo nel rafforzare i poteri di controllo dei ministeri centrali su queste stesse aziende, affinché le loro decisioni rientrassero nei piani economici. Questo  significava lasciare libero il mercato di svilupparsi all’interno della struttura dell’economia pianificata.

La sua dichiarazione più frequente nel trentennio tra gli anni cinquanta e la metà degli anni ottanta considerava “l’economia pianificata come primaria, gli aggiustamenti del mercato come ausiliari”.
Fu il principale disegnatore del Primo Piano Quinquennale nel 1954 e uno dei pochi che criticò, alla fine degli anni cinquanta, i grandiosi piani economici di Mao che riconsiderò il Grande Balzo in avanti poco dopo il suo lancio, provvedendo ad un ridimensionamento dei folli obbiettivi della produzione di acciaio. Chen Yun subì una censura per questo, ma tornò alla leadership  nel 1961.

Le sue teorie economiche non solo furono alla base delle politiche di riaggiustamento che seguirono, ma rappresentarono anche la spinta iniziale che caratterizzò quelle tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta.

È considerato, all’interno della leadership al potere nel dopo – Mao, il capo morale dell’opposizione conservatrice a Deng. Non mise mai in discussione la posizione di quest’ultimo come leader della Cina delle riforme, ma grazie alla notevole autorevolezza delle sue posizioni in campo economico, riusci a ridimensionare in termini di ritmo la crescita economica e le riforme proposte dal Piccolo Timoniere.

Chen Yun, seppure ritiratosi formalmente nel 1987, ancora nel 1992 è contro il ciclone Deng (Deng xuanfeng邓旋风) sulla linea di base del Pcc (che “conforme alla volontà del popolo, è la linea secondo cui lo sviluppo economico è il compito primario” ). Per Chen il compito principale dovrebbe invece essere “la difesa dell’ideologia, sacrificando quelle riforme che, seppur utili a  far crescere la produzione, minano l’etica socialista classica”.

Nell’82, al XII Congresso del Pcc, Chen Yun appoggia la proposta (elaborata da Peng Zhen) per la costituzione di un “Fondo nazionale per il risarcimento economico alle vittime della Rivoluzione Culturale).

Il suo ruolo agli occhi dei cinesi non è chiaro, ma è sempre stato ammirato come uno dei pochi, tra gli alti ufficiali, a non essere corrotto. Oltre la saggezza delle sue idee politiche, Chen ha sempre agito per principio, non per vantaggio personale. È descritto come una persona umile, poco ambiziosa e molto scrupolosa.

Secondo alcuni studiosi, il peso delle sue posizioni sulle riforme si può ritrovare nelle politiche adottate dai successivi  Jiang Zemin e Hu Jintao per assicurare certi limiti alle operazioni di mercato e il ruolo guida del partito.