Che significa che l’India sta crescendo più della Cina?

In by Simone

Nel weekend sono usciti i nuovi dati circa la crescita del Pil indiano, accompagnati da titoloni tipo «L’India cresce più della Cina per il secondo trimestre consecutivo». Il tasso di crescita si è attestato, nel primo trimestre del 2015, a un +7,5 per cento, contro il +7 della Cina. I due dati però sono difficilmente paragonabili, sarebbe come misurare le pere con le mele. E chi misurava le mele ha pure cambiato metodo di misurazione.Dietro al presunto boom economico indiano portato dall’era Modi (che ha recentemente girato il primo anno di mandato) c’è un piccolo stratagemma statistico del quale presto si perderà memoria, ma che qui ci teniamo a fissare nel tempo come riferimento futuro.

All’inizio del 2015 il governo centrale di New Delhi ha deciso di modificare la metodologia secondo la quale viene misurata la crescita del Pil, cambiando l’anno di partenza sul quale si apprezza la variazione (cioè: +7,5 per cento rispetto a quando?) mettendolo al 2010 (prima era il 2005) e soprattutto iniziando a misurare il Pil  in India – come già avviene in gran parte del mondo Occidentale, diciamo così – non sul prezzo di produzione (cioè quante risorse si sono utilizzate per produrre qualcosa) ma sulla potenziale del consumo indiano. Siccome mi avventuro in un territorio tecnico che non maneggio con facilità, traduco qui sotto un estratto di questo pezzo uscito su Forbes che credo spieghi chiaramente cos’è cambiato nel metodo di misurazione del Pil indiano.

[…] misurare [il Pil] al prezzo di produzione significa misurare le risorse utilizzate per produrre un dato prodotto finito. E sì, questo deve avere un qualche nesso col valore che i consumatori danno alla propria capacità di consumare, ma non è un nesso diretto. E siccome il nostro obiettivo, in un’economia, è in primo luogo dare l’opportunità ai cittadini, alla gente, di vivere la vita migliore possibile, vogliamo quindi misurare le loro opportunità di consumo, non le risorse che abbiamo speso per dar loro quelle opportunità. […]

Con questo nuovo metodo di calcolo, la crescita del Pil indano in una sola notte – dal 30 al 31 gennaio 2015 – dal +4,7 per cento per il 2013-2014 è schizzata a un +6,9 per cento, lasciando tutti esterrefatti dall’efficacia della mano santa di Narendra Modi, che ha avuto gioco facile ad affiancare  i tassi di crescita del suo mandato (cioè numeri nuovi misurati col metodo nuovo) a quelli dell’anno precedente sotto il governo dell’Indian National Congress (numeri vecchi misurati col metodo vecchio).

Occorre quindi fare moltissima attenzione prima di tutto a paragonare la crescita indiana di oggi – che, tra l’altro, viene contestata da diversi analisti che sostengono il tasso del Pil non sia in linea con altri indicatori dell’economia indiana come la produzione industriale e le esportazioni, in debole crescita – con quella di ieri.

E ancora più attenzione a paragonarla con quella cinese – sulla quale ci sarebbe molto di che discutere – anche solo considerando il "peso di mercato" che le due economie hanno oggi nel mondo.

Secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale (2014) la Cina è oggi la seconda economia al mondo – dietro gli Usa – con un Pil pari a 10,8 trilioni di dollari; l’India è al nono posto (dietro l’Italia, all’ottavo) con un Pil pari a 2 trilioni di dollari.

In chiave ottimistica, significa che il paese vanta uno spazio di crescita enorme, considerando le potenzialità ancora inespresse a causa di un grave deficit infrastrutturale che l’India sta cercando di colmare. Ma da qui a dire che l’India, oggi, è alle calcagna della Cina in virtù di una crescita del Pil maggiore direi che ce ne passa.

Quindi, tornando alla domanda del titolo: che significa che l’India sta crescendo più della Cina? Non significa assolutamente niente.

[Pubblicato su East online; foto credit: qz.com]