Cavi sottomarini e prospettive di sicurezza: dalle isole del Pacifico all’Artico

In Asia Orientale, Innovazione e Business by Redazione

Le complesse dinamiche geopolitiche rendono la sicurezza e l’integrità strutturale della rete di cavi sottomarini una delle principali preoccupazioni di sicurezza: dalle profondità dell’oceano alle loro zone di atterraggio, che siano le spiagge sabbiose delle isole del Pacifico o le coste ghiacciate dell’Artico. In realtà, queste due regioni, che fino a poco tempo fa erano ai margini, stanno ora venendo alla ribalta della scena globale sul tema dei cavi sottomarini.

Si tratta del tema di un interessante webinar organizzato dalla Sasakawa Peace Foundation con il suo Ocean Policy Research Institute (OPRI). Sono stati invitati ricercatori emergenti d’oltreoceano per esaminare le sfide e le prospettive delle reti di cavi sottomarini. Sono intervenuti Hide Sakaguchi (presidente OPRI-SPF), Tomonari Akamatsu (direttore del Policy Research Department, OPRI-SPF), Amanda Watson (Coral Bell School of Asia Pacific Affairs), Daria Shvets (Pompeu Fabra University), Fabrizio Bozzato (senior research fellow, OPRI-SPF) e Atsushi Sunami (presidente SPF).

Ecco qui sotto il video integrale del webinar organizzato Sasakawa Peace Foundation con il suo Ocean Policy Research Institute (OPRI)

La connettività in fibra ottica nelle isole del Pacifico è migliorata notevolmente nell’ultimo decennio. Tuttavia, l’espansione dei cavi è diventata un’arena in cui i partner regionali di lunga data, come l’Australia e gli Stati Uniti, si contendono il peso diplomatico e il posizionamento infrastrutturale nei confronti di una nuova potenza logistica di cavi sottomarini: la Repubblica popolare cinese. La risultante “ansia di sicurezza” ha portato alla sospensione, deviazione e ricostituzione di diversi progetti di linee di cavi.

Nel frattempo, molto più a nord, un percorso di cavi marittimi trans-artici sta diventando realizzabile sullo sfondo dell’aumento della temperatura del mare e del progresso tecnologico. La nuova autostrada dei dati collegherebbe l’Europa del nord con la Russia, il Giappone, la Cina e il Nord America lungo il Passaggio a Nord-Est, rendendo internet meno vulnerabile e, allo stesso tempo, aprendo un vettore di sviluppo regionale.