Caratteri cinesi – L’irrilevanza dell’università

In by Simone

Inventore di un metodo d’insegnamento inedito e fuori dagli schemi, Luo Yonghao racconta la sua esperienza come docente di inglese alla scuola New Oriental, uno dei più grandi centri di istruzione privata della Cina. Ne esce un elogio dell’eclettismo, sia nella formazione dell’insegnante, sia nel metodo da applicare durante le lezioni.Come hai deciso di fare l’insegnante?
La New Oriental si era fatta una buona pubblicità, alcuni amici me ne parlavano bene e gli stipendi erano buoni. La scuola aveva un buona reputazione, per cui sono andato a insegnare lì. Naturalmente all’inizio una delle ragioni era la sua fama per via dei salari alti. Non avevo alcun nobile ideale che mi spingesse a insegnare: da piccolo odiavo gli insegnanti.

Si dice che non hai ricevuto alcuna istruzione tradizionale, che sei un autodidatta.
Sì, ho lasciato la scuola dopo la seconda superiore.

E come può uno che ha la seconda superiore far lezione a universitari?
È andata proprio così. Ho accumulato conoscenze. Ho lasciato la scuola, ma non ho mai smesso di imparare. Ho sempre amato leggere, ma non mi piacevano i libri scolastici. Quando ho lasciato la scuola, non ho smesso di studiare e sono sicuro di aver letto molto più di tanta gente che va a scuola. Vale lo stesso per la New Oriental: forse non sarei stato adatto se avessero cercato uno che ha studiato inglese per anni, ma assistendo a una lezione ho notato che l’esame del corso commerciale prevedeva un contenuto fisso e non troppo corposo. Si poteva fare con pochi mesi di immersione e un po’ di basi.

Sei famoso per gli "aforismi di Lao Luo". Come usi questo metodo in classe?
Non è un metodo che ho introdotto io. La New Oriental ha sempre puntato su un’atmosfera dinamica in classe. Di solito, un corso di formazione ha lezioni di due ore e mezza: è facile che gli studenti si addormentino se il tema della lezione è noioso. Prima di aprire la scuola, Lao Yu [fondatore della New Oriental] aveva notato la passività nei corsi tecnici e commerciali e la mancanza di vivacità nelle aule dell’Università di Pechino. È così che è nata la New Oriental. Molti insegnanti animavano la classe e io ho seguito la tradizione, solo che miei contenuti sono piaciuti a più di qualcuno, che poi li ha condivisi in rete. Molti li hanno attribuiti a me, in realtà è la scuola che si è fatta conoscere per questo approccio. Durante la lezione gli studenti interrompevano "le sciocchezze" del professor Luo, chiedendomi di fare una lezione più "sobria".

Si sono mai verificate situazioni imbarazzanti in classe?
Neanche troppo imbarazzanti: in cinque anni di insegnamento mi è capitato di essere interrotto due o tre volte e in un paio di occasioni che le mie parole apparissero fuori luogo. La prima volta stavo raccontando una cosa, ma non credo che tutte le chiacchiere che faccio in classe siano noiose. Secondo la tradizione cinese, un insegnante deve trasmettere una dottrina ed eliminare dei dubbi, quindi le mie lezioni di inglese mirano a quello: ma è non la più importante qualità di un insegnante, perché non si tratta di predicare. Spesso le sciocchezze che dico in classe servono da insegnamento, attraverso il quale spero di aiutare i ragazzi a formarsi una corretta visione della vita. […]

Cosa pensi dell’istruzione universitaria cinese? Un internauta afferma che il 99 percento dell’istruzione universitaria cinese è un prolungamento dell’istruzione superiore.
Non capisco cosa voglia dire. Forse si riferisce alla rigidità e all’inflessibilità dell’istruzione basata sugli esami, un metodo che dalle elementari prosegue fino all’università, la quale, in quanto istruzione superiore, dovrebbe invece mettere a disposizione un’atmosfera dinamica e libera. Se intende questo, sono d’accordo.

È così necessaria l’università?
No. Lo ripeto spesso, l’università basata su un’istruzione finalizzata all’esame non ha senso, puoi farla o meno. Un individuo possiede a priori delle capacità, come la scrittura o il saper dire sciocchezze. Ma per la maggior parte delle persone, che sono prive di particolari capacità, frequentare l’università non è forse la via d’uscita ideale? In realtà, tale questione non ha troppo senso, perché se si comprende con lucidità l’inadeguatezza dell’istruzione universitaria, un autodidatta non vive il proprio abbandono come una grande perdita, se non per cose concrete, come trovare lavoro. A parte questo, istruirsi da soli non è un problema. Quelli che vanno all’università per un diploma, di solito non riflettono sul miglioramento individuale e non ha senso parlargli di autodidattica. Altri non considerano questioni come l’auto-miglioramento, e se gliene parli neanche ti ascoltano o non gli fa alcun effetto. Le mie parole sono indirizzate a persone risolute; non ha senso discuterne con quelli senza determinazione.

Come deve essere un insegnante?
Come me. Un insegnante che istruisce e toglie dei dubbi, e allo stesso tempo piace agli studenti.
Non ho mai insegnato in università, non sono neanche uno studioso dotato di una conoscenza solida e sistematica, non sono mai stato così: sono un eclettico, un disordinato, sono uno che mette in pratica un’abilità. Per cui non so come deve essere un professore universitario, ma la mia esperienza mi ha insegnato che quel poco che viene spiegato in una struttura di formazione è contenuto limitato. Per essere un buon insegnante, l’abilità basilare è prepararsi in modo ferrato sul contenuto che si deve spiegare, impararlo fluentemente ed esporlo senza tentennamenti.
Cinque anni prima di venire a insegnare alla New Oriental, ero carente di autodisciplina morale. Faccio un esempio: se a quel tempo Yu Mingong fosse stato contrario ad assumere nella sua scuola uno senza il diploma, forse avrei fatto ricorso a un diploma falso per entrare alla New Oriental. Ne sarei stato capace, ma se oggi si ripresentasse una situazione simile, non lo farei.
È il risultato più grande che ho ottenuto col lavoro di insegnante.
Capita che in classe un docente cerchi inconsapevolmente di apparire più "nobile" di fronte agli studenti di quanto lo sia in realtà e quando torna a casa la sera pensa che non è sufficiente, che deve sforzarsi ancora di più.
Come si può andare avanti così? Continuare a fare l’ipocrita per sembrare un autentico insegnante cinese e fingere così tanto da diventare patetico? Oppure, dato che ormai ha già finto abbastanza, non conta più come menzogna?
In questi cinque anni ho avuto sempre questa idea, che ha reso sempre più rigorosi i requisiti che mi pongo per essere una persona "vera".
Spero che anche altri professori, attraverso l’insegnamento, possano diventare così. In realtà questa speranza non ha senso: se sei già una persona senza carattere e tutto il giorno ti fingi integro di fronte agli studenti, per poi tornare feccia della società, magari riesci perfino a vivere con la coscienza a posto. Ma se hai un po’ di coscienza, puoi diventare una persona migliore proprio grazie all’insegnamento. Spero che ogni struttura educativa, se davvero è ispirata da ideali, cerchi come insegnanti persone dotate di carattere, per poi realizzare un buon progetto di istruzione. Sarebbe troppo nauseante se fossero assunte persone senza qualità, che però si riempiono la bocca con la dedizione al Paese e all’istruzione.

[L’intervista, a cura della piattaforma "The other side", è anche su Caratteri cinesi. Traduzione di Lucia De Carlo]

*Luo Yonghao – Lao Luo, come lo conoscono i suoi fan – è una celebrità in rete. Personalità eclettica e curiosa, nei suoi primi quarant’anni ha saputo reinventarsi in mestieri e progetti diversi. Nato nel 1972 nella regione settentrionale del Jilin, lascia la scuola prima di diplomarsi. Si dedica quindi a mestieri diversi, prima di mettersi a studiare l’inglese da autodidatta. Nel 1999 entra come insegnante nel gruppo New Oriental, la maggiore società cinese di formazione privata, dove insegna inglese commerciale e ottiene un buon successo tra i suoi studenti per l’"idealismo contagioso" del suo approccio didattico e il metodo vivace e dinamico, con riferimenti all’attualità e alla società. Le sue lezioni – spesso al limite della satira – circolano in rete insieme agli "aforismi di Lao Luo", che lo rendono uno dei personaggi più popolari e l’idolo di studenti e internauti.
Stanco della censura su piattaforme come Sina e Sohu, nel 2006 fonda l’innovativa piattaforma blog Bulloger, per riunire i più influenti blogger cinesi. Il sito viene chiuso l’anno successivo, ma nel 2008 Lao Luo ne rilancia la versione internazionale, bulloger.com, con server all’estero. Nel 2011 fa ancora parlare di sè per la vicenda Siemens: in segno di protesta per "scarsa qualità" dei frigoriferi Siemens, armato di un martello sfascia tre elettrodomestici di fronte la sede pechinese dell’azienda.
Professore "cool" e blogger agguerrito, Lao Luo è anche autore di "La mia lotta" (Wo de fendou), pubblicato nel 2010. Il testo raccoglie le conferenze tenute nel corso dell’anno precedente nelle scuole di tutto il paese. Nel 2012 annuncia su Weibo di dedicarsi alla telefonia mobile, e a marzo di quest’anno presenta il progetto Smartisan, contrazione di Smart e Artisan, piattaforma per cellulari Android.