Dongguan da fabbrica del mondo a città del vizio. Il giro di vite sulla prostituzione della settimana scorsa è ribalzato sui quotidiani di tutto il mondo. Per le strade si vedono striscioni rossi che ribadiscono, a caratteri bianchi, la “ferrea lotta alla prostituzione”. Li Yinhe è convinta che solo una società con meno tabù possa risolvere il problema.
A Dongguan è cominciata l’ennesima campagna “contro la prostituzione”. Questa volta, perfino la Cctv si è chiesta come mai la prostituzione, pulizia dopo pulizia, è ancora a Dongguan. “Il fuoco notturno non brucia le radici, il vento di primavera fa rinascere [gli spini]. In questi ultimi vent’anni non è cambiato nulla, perché […] non si è mai recisa la radice [del fenomeno].
La penalizzazione della prostituzione ha in sé un problema di logica. […] Leggi e regolamenti basati su una logica imperfetta (in Cina la legge sulla prostituzione e quella sulla sicurezza) meritano di essere ulteriormente discusse. Inoltre, nell’era di Internet il sesso [a pagamento] sta già cambiando forma: […] su internet basta postare un messaggio […] e allora chiudere qualche albergo non serve a nulla. […]
L’esistenza della prostituzione e del suo mercato sono un segnale della disparità economica e di quella tra i sessi. In questo mercato, almeno nella maggior parte dei casi, i poveri servono i ricchi e le donne servono gli uomini. Questo è qualcosa che chi difende ideali di uguaglianza e giustizia preferisce non vedere.
In una società ideale, il sesso dovrebbe essere espressione della propria volontà: un’attività gratuita, libera e paritaria. […] Per raggiungere tale obiettivo si dovrebbe ridurre la disparità economica […] e raggiungere una vera uguaglianza tra i sessi. [Si dovrebbe] far in modo che anche le donne possano detenere capitali economici e sociali e che entrambi i sessi godano di una piena libertà sessuale. Si potrebbe per esempio fornire maggiori possibilità lavorative alle donne che lavorano in questo mercato, aprire delle scuole, organizzare dei corsi per formarle a fare altro.
Sarebbe inoltre necessario educare all’eguaglianza sessuale e diffondere questo concetto […] perché una società che coltiva i tabù sul sesso favorisce lo sviluppo della prostituzione. Se fosse facile e naturale fare sesso senza pagare, sarebbero meno le persone disposte a pagare [per avere questo genere di servizio].
[L’opinione integrale di Li Yinhe è su Caratteri cinesi. Traduzione di Tania Di Muzio]
*Li Yinhe, classe 1952, è un’attenta studiosa delle tematiche inerenti al sesso e al genere nella realtà contemporanea cinese. Sposata all’intellettuale Wang Xiaobo, insegna sociologia all’Accademia cinese di scienze sociali, il più importante think tank della Repubblica popolare.