Caratteri Cinesi – La seconda generazione di migranti

In by Simone

La terra è spesso la causa scatenante delle rivolte popolari e i giovani migranti che vogliono tornare nelle campagne sono sempre meno. Allora perché non gli si permette di vendere liberamente i diritti d’uso sulla terra? Forse perché qualcuno si arricchisce alle loro spalle? […] Alla porta del complesso residenziale dove vivo c’è da tempo un mercatino, ne ho memoria da almeno dieci anni. I proprietari sono una coppia di mezza età migrata anni fa dall’Anhui; oggi l’attività è passata al figlio e sua moglie, una coppia di meno di 25 anni. Negli ultimi dieci anni, giorno dopo giorno hanno riciclato qualsiasi cosa riciclabile per ricavarne soldi. Compresa tutta la carta gettata continuamente da un giornalista come me. […] 

 

In questo mercatino che sembra non cambiare mai, gli unici cambiamenti sono stati i loro volti, la loro età e il loro aspetto. Un bel giorno dello scorso anno quando ho visto il ragazzo dell’Anhui con un paio di jeans strappati alle ginocchia e sul sedere e sua moglie con l’ombelico di fuori sono rimasto un po’ sorpreso. Mi sono subito imposto una seduta di autocritica in nome della "giustizia politica". Perché quesi giovani contadini non potrebbero seguire la moda? L’avevano assorbita velocemente. 

 

Una primavera, fa gli scioccanti suicidi della Foxconn mi hanno spinto a riflettere nuovamente e seriamente sul profondo significato contenuto dietro tale cambiamento. […] In questo momento sono davvero convinto che a farli crollare non è stata né la vita troppo dura né l’indifferenza. È stata la perdita di prospettive positive che li ha spinti a buttarsi dal tetto.

 

La prima generazione di contadini cinesi arrivati nelle città per la politica di Riforme e apertura apparteneva veramente alle campagne dei villaggi d’origine. Pensavano in modo semplice: lavorare in città per qualche anno, mettere da parte qualche soldo, tornare nel paese natio. Ma questo è ormai un cimelio. "Avere una casa dove tornare", ha sostenuto il loro edificio spirituale nella sua interezza permettendo loro di resistere tenacemente grazie a un’incredibile capacità di sopportazione.

 

Ma i tempi cambiano di continuo. Soprattutto nella Cina di oggi. Il "calore del focolare" proprio della prima generazione di lavoratori migranti, non ha nulla di nostalgico o affascinante per i loro figli e le loro figlie. In fondo al loro cuore, forse, queste strane città riescono a custodire meglio l’identificazione di un io confuso e anche un poco ignaro…. La nostra piccola coppia dell’Anhui oggi può vestirsi con la  pancia scoperta ed esprimere la sua tensione verso le mode cittadine. La città,comunque, non li accoglierà. 

 

In ogni società non tutti possono essere soddisfatti allo stesso modo. Una società equa dovrebbe dare ai suoi membri almeno una speranza, quella di poter ricordare di avere avuto un’occasione, impegnegnadosi, di entrare a far parte della comunità per avere una vita come quella di tutti gli altri. Ma per i "lavoratori migranti di seconda generazione", anche questa è una speranza assurda a cui non osano aspirare. Di sarcastico c’è che proprio qui è nascosto il profondo mistero della competitività del cosiddetto "Made in China".

 

Se si guarda lo sviluppo storico, l’industrializzazione e l’urbanizzazione sono orientamenti irresistibil. La società dovrebbe  indirizzare queste genti alle città. Qui infatti  prestano i loro servizi e queste sono l’oggetto dei loro desideri. Per risolvere questo problema il governo non dovrebbe nemmeno fare troppo. Basta permettere ai contadini stessi di vendere liberamente sul mercato i diritti di uso della terra in loro possesso. Proprio perché non esiste un mercato libero di scambio, non può esistere neanche la cosiddetta equità nei prezzi e nei rimborsi ai contadini. Il motivo per cui i governi locali ad ogni livello non concedono la libertà di scambio è chiara: cercano di impossessarsi del profitto che spetterebbe ai contadini. […]
 

Chiudo gli occhi. Immagino decine di milioni di giovani, Uomini e donne che lavorano a tempo determinato nelle città. Giorno dopo giorno, eppure in un attimo, hanno perso l’età per sposarsi e fare figli. Non hanno una casa ma non sono in grado di tornare nelle campagne… come andranno avanti? Da quando sono arrivati, non sono passati nemmeno dieci anni

[Traduzione di Tania Di Muzio. La versione integrale è consultabile sul sito di Caratteri Cinesi. La foto di copertina è di Alberto Boccanelli]

* Chen Jibing è nato nel dicembre del 1967 a Shanghai. Ha ottenuto due lauree, una in ingegneria presso la Tongji University e l’altra in giornalismo presso l’Università Fudan di Shanghai. Nel corso della sua carriera ha lavorato per diverse testate cinesi, occupandosi di argomenti vari. Attualmente lavora allo Shanghai Business, ha uno spazio sull’Economic Observer e collabora con il settimanale on-line CoChina. È uno dei fondatori dell’Oriental Morning Post.