Cala l’inflazione, crescono i dubbi

In by Simone

La crescita dell’indice dei prezzi al consumo e di quello dei prezzi alla produzione industriale ha rallentato a poco più del 2 per cento. L’economia cinese è in difficoltà e si teme un ciclo deflatorio. Il lato positivo: meno inflazione, più spazio per le politiche monetarie. Venerdì si attendono nuovi dati. La crescita dell’inflazione cinese continua a scendere, segnalando una rischiosa congiuntura economica.

A giugno l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto solo del 2.2 per cento rispetto all’anno precedente – frenato soprattutto dagli alimentari – mentre la crescita di quello dei prezzi alla produzione industriale è scesa per il quarto mese consecutivo fino a toccare quota 2.1 per cento.

Un ciclo deflatorio potrebbe essere dietro l’angolo, ma, sul versante positivo, il governo avrà più spazio per attuare politiche monetarie a supporto della crescita.

Oggi tutto guarda a oriente. Anche la crisi, trasportata dalla riduzione delle importazioni europee. L’economia del Dragone sta annaspando, con una riduzione della crescita e maggiori difficoltà per le imprese. Le ultime notizie sull’indice dei prezzi al consumo lo hanno confermato.

La crescita di tale indice per il mese di giugno è stata di soli 2,2 punti percentuali rispetto all’anno scorso, un dato che secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica evidenzia “il ritmo di crescita più lento dal 2010 e in ribasso rispetto al 3 per cento di maggio”.

A far discutere gli esperti è stato anche l’indice dei prezzi alla produzione. Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, infatti, la crescita di tale parametro a giugno “è scesa per il quarto mese consecutivo fino al 2,1 per cento su base annua”.

Il quotidiano di Hong Kong ha notato che tale traiettoria “incrementa la preoccupazione che la deflazione possa aver preso piede nella seconda economia mondiale”.

Si tratta di un’opinione condivisa anche da Ren Xiangfang, economista alla HIS Global Insight, che sulle pagine del Financial Times afferma: “Un ciclo deflatorio in piena regola non è ancora iniziato ma si può già vedere in un numero sempre maggiore di settori industriali. È un segnale che si sta espandendo”. E ha aggiunto che “la deflazione, una volta iniziata, sarà estremamente nociva”.

Si è detto preoccupato anche Li Huiyong, analista in capo presso la SWS Research di Shanghai, che sempre al Financial Times ha dichiarato: “l’indice dei prezzi alla produzione evidenzia che la deflazione è già seria. Il governo dovrà rafforzare le sue azioni per combatterla, in particolare aumentando gli investimenti pubblici”.

Questi dati dovrebbero essere letti in modo positivo dai mercati perché la riduzione dell’inflazione significa che il governo avrà più spazio per un allentamento delle sue politiche e per stimolare l’economia” hanno detto al Wall Street Journal Ting Lu e Xiaojia Zhi della Bank of America-Merrill Lynch.

Della stessa opinione è stato Ba Shusong, un economista del Centro per la Ricerca sullo Sviluppo presso il Consiglio di Stato, che secondo il China Daily avrebbe detto: “l’inflazione potrebbe scendere al di sotto del 2 per cento a luglio, una situazione che lascerebbe più spazio alle autorità per riaggiustare la politica macroeconomica”.

Per il South China Morning Post, “il governo deve ora concentrarsi sulla crescita e sul mantenimento dell’occupazione mentre si avvicina alla decennale transizione prevista per questo autunno”.

Si attendono quindi degli ulteriori tagli ai tassi di interesse che seguirebbero quelli già avvenuti all’inizio di giugno e luglio.

Il Global Times ha riportato il parere di Li Wei, un economista della Standard Chartered Bank, secondo il quale “ci potrebbe essere un ulteriore taglio ai tassi nel terzo trimestre insieme con una riduzione delle riserve obbligatorie per le banche, creando così migliori possibilità per un ripresa economica”.

Lu Ting, già menzionato economista presso la Bank of America-Merrill Lynch, è stato ancora più preciso: “Ci aspettiamo due tagli simmetrici di 25 punti base del tasso d’interesse e tre tagli di 50 punti base del coefficiente di riserva obbligatoria prima della fine dell’anno”.

La crescita rimbalzerà nel terzo trimestre [arrivando] fino a poco meno del 9 per cento nel quarto” avrebbe detto al Global Times Zhang Ziwei, un economista presso la Nomura Securities di Hong Kong.

Venerdì ci sarà un nuovo accertamento delle condizioni di salute della seconda economia mondiale. Prima del fine settimana saranno infatti pubblicati i dati sull’andamento dell’economia nel secondo trimestre del 2012.

Secondo il Global Timesil mercato concorda su una previsione della crescita intorno al 7,6 per cento, la più bassa dal primo trimestre del 2009”.

* Michele Penna è nato il 27 novembre 1987. Nel 2009 si laurea in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali con una tesi sulle riforme economiche nella Cina degli anni ‘80-’90. L’anno seguente si trasferisce a Pechino dove studia lingua cinese e frequenta un master in relazioni internazionali presso l’Università di Pechino. Collabora con Il Caffè Geopolitico, per il quale scrive di politica asiatica.

[Scritto per Lettera 43; Foto Credits: theepochtimes.com]