Ne rimarranno solo sette

In by Simone

La caduta di Bo Xilai crea dubbi e apre scenari inconsueti sulla successione interna al Partito. A ottobre andrà al potere la quinta generazione di leader. Solo pochi possono aspirare alle sette poltrone libere del Comitato permanente. I loro nomi e le loro biografie.Bo Xilai cade e scala i titoli dei giornali, ci fa notare China Media Project,  il portale di giornalismo e comunicazione dell’Università di Honk Kong.

Della vicenda, infatti, che rimbalzava sul web e sui media liberi di Hong Kong e del resto del mondo, nella Cina continentale se ne è parlato sottovoce fino a quando, alla chiusura dei lavori del Lianghui – la doppia assemblea che riunisce l’Assemblea nazionale del popolo e il Comitato centrale dell’Assemblea nazionale del popolo – Xinhua ha dato notizia che la sua ambita posizione di Capo del Partito di Chongqing è stata presa da Zhang Dejiang.

Il momento è delicato come pochi nella storia recente. La Cina si avvicina al passaggio dalla quarta alla quinta generazione di leader, la nomenclatura che, a novembre 2013, deve andare a occupare le poltrone del Comitato permanente del Politburo, l’ambita stanza dei bottoni del governo centrale del Celeste impero, destinato a restare in sella per i prossimi dieci anni.

Nell’assoluto riserbo che da sempre caratterizza tutti i movimenti dell’establishment di Pechino, finora sembra sempre più verosimile che l’ex superfavorito Bo Xilai – i cui familiari sembrano essere indagati dalle autorità cinesi per presunti crimini – non sarà destinato a far parte del consesso. Ma la certezza la avremo solo se e quando verrà liberato il suo posto al Politburo.

Per adesso è stato brutalmente silurato all’ultima Assemblea nazionale dal premier uscente Wen Jiabao e ha dovuto cedere al vicepremier Zhang Dejiang l’incarico di segretario della città di Chongqing, abbandonando così, suo malgrado, l’arena politica. E animando voci persino di un golpe all’interno del Partito.

Bo Xilai, noto alle cronache per una spettacolare campagna antimafia e per aver riscoperto la retorica maoista attraverso canti e sms "rossi", era dato tra i favoriti nella scalata dei vertici del Partito.

La sua visione politica si contrapponeva a quella di Wang Yang, governatore del Guangdong recentemente entrato nel circuito mediatico per aver gestito in maniera “democratica” le proteste e le elezioni del villaggio di Wukan.

La loro visione del futuro era paragonata dagli analisti cinesi alla divisione di una torta. Per Bo Xilai, tutti devono poterne godere allo stesso modo, appianando le disuguaglianze attraverso un rigido controllo statale. Mentre la torta di Wang vorrebbe semplicemente crescere – grazie all’aiuto dei privati – cosicché sempre un maggior numero di persone possa riceverne una fetta.

L’unica considerazione che possiamo fare con un minimo di sicurezza su tutta la vicenda è che evidentemente Bo Xilai non farà parte dei fortunati nove membri che il prossimo autunno andranno a occupare le poltrone del Comitato permanente del Politburo, la stanza dei bottoni del Governo centrale.

Chiuse le due sessioni, infatti, il prossimo appuntamento in autunno è forse più importante delle presidenziali americane. Cambiano presidente e premier, che con ogni probabilità saranno sostituiti dal vicepresidente  Xi Jinping e dal vicepremier Li Keqiang. E si avvierà la transizione alla nuova dirigenza politica che cade, salvo eventi imprevisti,  una volta ogni dieci anni.

Nell’assoluto silenzio stampa che caratterizza tutti i movimenti della politica cinese, gli osservatori politici continuano a chiedersi chi ricoprirà le posizioni più importanti della nuova leadership cinese.

Si tratta del passaggio dalla quarta alla quinta generazioni di leader. Quelle che verranno sono persone nate dopo la seconda guerra mondiale, tra il ’45 e il ’55, e che in genere hanno studiato nelle migliori università della Cina.

Si pensa che le due correnti principali saranno quella dell’attuale presidente Hu Jintao e della Lega dei giovani comunisti e quella dei cosiddetti principini. Sarà con ogni probabilità una leadership formata da persone meno grigie, sostituirà i tecnocrati: meno ingegneri e più personalità del mondo degli affari e della finanza, quindi. Tutto sta a capire chi saranno i fortunati.

ZHANG GAOLI

Tra le personalità che si sono distinte di più nelle conferenze stampa ai margini dell’Assemblea nazionale del popolo in molti segnalano Zhang Gaoli, il capo del Partito di Tianjin, città che lo scorso anno ha condiviso il record nazionale di crescita con  Chongqing, il cui modello è ormai caduto in disgrazia assieme al suo fautore Bo Xilai.

Zhang Gaoli, 65 anni, è membro del politburo dal 2007 e fa parte della compagine politica vicina all’ex presidente Jiang Zemin che, anche se dato per morto la scorsa estate, continua a muovere parecchie pedine.

Di formazione è un economista ed è stato mandato nella città di Tianjin a seguito di una serie di scandali e di accuse di corruzione riversate sul suo predecessore. In precedenza era stato anche vicegovernatore delle regioni dello Shandong e del Guandong.

ZHANG DEJIANG

Un altro nome tra i più gettonati è Zhang Dejiang, chiamato a sostituire Bo Xilai come capo del Partito di Chongqing. Anch’esso economista, anch’esso 65enne e anch’esso legato a Jiang Zemin. È stato segretario del Partito della regione del Guangdong, ma soprattutto è noto per aver gestito (male, sostengono i critici) l’emergenza Sars nel 2003.

WANG YANG

Chi sembra uscire vincente dalla confusa vicenda Chongqing è, il già nominato predecessore e acerrimo nemico di Bo Xilai, Wang Yang. 57 anni, e capo del Partito della regione del Guangdong, è legato all’attuale presidente Hu Jintao. Dal 2007 è membro del Politburo, e si è sempre distinto per una leadership decisamente easy-going e democratica per gli standard del Partito.

LIU YUNSHAN

Un’altra figura che si è distinta negli ultimi dieci anni è Liu Yunshan, 64 anni e dal 1993 nel dipartimento di Propaganda del Partito di cui è attualmente segretario. Ha saputo tenere sotto controllo i media e ha saputo far crescere internet fino a fargli raggiungere gli attuali 450milioni di utenti.

WANG QISHAN

A 63 anni, Wang Qishan è il più giovane degli attuali quattro vice premier, ed è tra i preferiti degli investitori stranieri ed è stato a lungo considerato l’uomo che risolve i problemi: dalla crisi del debito in Guangdong alla gestione delle Sars nella città di Pechino e alla preparazione della stessa città alle Olimpiadi. Ma soprattutto per diversi anni è stato il negoziatore economico con gli Stati Uniti ed ha anche scritto una colonna sul New York Times dove sosteneva che “le liberalizzazioni sono il motore della crescita economica”.

LI YUANCHAO

Li Yuanchao, 61 anni, è a capo del dipartimento che cura l’organizzazione del Partito, una carica che molte delle personalità più importanti del Pcc, incluse Mao Zedong e Deng Xiaoping, hanno ricoperto prima di lui. Sua padre è stato vicesindaco di Shanghai e si dice che sia un politico talmente astuto da essere benvoluto sia dalla fazione della Lega dei giovani comunisti legata a Hu Jintao, sia a quella dei cosiddetti principini.

Oltre ad essere stato capo del Partito della provincia del Jiangsu, è salito nella considerazione degli ambienti che contano per aver saputo portare in Cina investimenti di aziende importanti come Fors, Samsung e Caterpillar. Si vocifera che potrebbe essere addirittura il prossimo presidente.

YU ZHENGSHENG

Anche il capo del Partito di Shanghai, nel Politburo dal 2002, è un nome importante. Yu Zhengsheng ha il pedigree del comunista perfetto ed era una stella nascente della politica cinese, fino a quando suo fratello, che era un’agente segreto, scappò in America a metà degli anni ’80. Solo le sue relazioni personali con il figlio di Deng Xiaoping lo salvarono dall’oblio politico.

Ora è il favorito della fazione dei principini, ma l’età gioca a suo sfavore. A quasi 67 anni sarebbe in grado di affrontare solo un quinquennio prima di essere costretto alla pensione.

LIU YANDONG

In ultimo, proprio a cercare un colpo di scena, ci sarebbe una donna, l’unica attualmente ad avere un seggio al Politburo. Liu Yandong è legata a doppio filo a Hu Jintao ed è essa stessa una principina.

Recentemente è stata molto apprezzata per aver incoraggiato la cooperazione scientifica con l’Occidente. Ma anche nel suo caso, l’età potrebbe giocare a suo sfavore. A 66 anni potrebbe aspirare a un solo mandato.

[Scritto per Lettera 43; Foto credit: tilt.ft.com]