Business in Cina: la porta è ancora aperta

In Cina, Innovazione e Business by Lucrezia Goldin

L’avvento della pandemia e l’inesorabile politica Zero Covid hanno messo un freno ai rapporti commerciali con la Repubblica Popolare Cinese. Ma per chi studia per avvicinarsi al mondo del business con la Cina, non tutto è perduto. L’intervista a Gianpaolo Camaggio, coordinatore scientifico del Master in International Business in China (MBIC) dell’Università LUM Giuseppe Degennaro.

Osservare da lontano per tornare più preparati di prima. È questo l’auspicio di chi, distante da una Cina che da oltre due anni risulta inaccessibile al resto del mondo, trova ancora che studiarne le dinamiche economiche e commerciali sia un’operazione imprescindibile per comprendere le complessità della nostra società. L’avvento della pandemia e la stringente politica Zero Covid hanno infatti rallentato il percorso formativo di migliaia di studenti che nella Repubblica Popolare Cinese vedevano il fascino di un’economia apparentemente inarrestabile, ricca di opportunità creative e di innovazione. Studiare in Cina è al momento operazione complessa e in molti hanno rinunciato a toccare con mano l’esperienza di vita e lavoro nella Rpc. E anche le imprese italiane faticano a esportare il proprio business.

Non tutto è perduto. Nella sede di Villa Clerici a Milano, che ospiterà gli studenti del Master in International Business in China (MBIC) dell’Università LUM Giuseppe Degennaro, si parla di opportunità e di commercio con una realtà apparentemente chiusa al mondo ma che, nelle pieghe del business e dei gemellaggi di lunga data, potrebbe avere ancora molto da insegnare alle nuove reclute interessate alla Cina. Per capire meglio quale sarà il futuro dello studio della Rpc sotto il profilo del business, abbiamo intervistato il coordinatore scientifico del Master, Gianpaolo Camaggio.

Professor Camaggio, ha ancora senso interessarsi a come fare business con la Cina in un periodo di grandi restrizioni come questo?

Assolutamente sì. Guardando ai dati della Camera di Commercio europea in Cina l’ultimo report ha individuato tra gli elementi che creano maggiore incertezza sul mercato cinese il tema dei talenti. La Zero Covid e le restrizioni ai trasporti hanno limitato il numero di stranieri che hanno avuto accesso al paese, ma soprattutto ha decimato la presenza di giovani stranieri e di talenti sul territorio cinese. Dunque questo è un tema fondamentale per il business delle società europee che si approcciano alla Cina. Considerati i limiti che oggi hanno i ragazzi nello studiare la Cina dalla Cina, poter studiare da remoto diventa un’opportunità da non sottovalutare.

Perché è ancora importante riuscire a considerare la Cina una meta per il business e l’internazionalizzazione d’impresa?

Trovo sia fondamentale capire che la Cina oggi non è solo “andare in Cina” e recarsi sul luogo per avere esperienze pratiche. Quello della Rpc è un mercato importante anche perché è interconnesso con tutto il resto del mondo. Lo abbiamo visto di recente per quanto riguarda il tema dei semiconduttori che è all’ordine del giorno a seguito delle restrizioni americane che creano problemi e ripercussioni in tutto il resto del mondo. Dal punto di vista formativo è naturale dunque che avere una preparazione tale da comprendere queste dinamiche e applicarle anche in altri contesti risulta assolutamente fondamentale.

C’è poi un elemento importante che è quello del dialogo. Studiare la Cina significa avere dei presupposti per aprire dei canali di comunicazione con la nostra controparte cinese. Oggi è fondamentale riuscire a compiere questo tipo di operazione. Nella nostra esperienza abbiamo notato che il rapporto tra istituzioni culturali e accademie è uno dei pochi che in questo momento storico non risente di tutte le limitazioni che invece attanagliano il business. Ci sono quindi in atto dei grandi processi di avvicinamento dal punto di vista delle università e anche questa è un’occasione per i nuovi studenti. Potranno infatti avere la possibilità di poter conoscere e avere gli strumenti da applicare in futuro anche per entrare in progetti di questo genere.

Quali sono i settori dove c’è maggiore margine di crescita nel commercio con la Cina?

Bisogna innanzitutto considerare quali sono le caratteristiche economiche del nostro paese. L’export verso la Cina ha già una connotazione ben determinata che riguarda la meccanica, l’agroalimentare e il fashion. Sono tutti settori che oggi vanno per la maggiore nei rapporti bilaterali. Trovo che anche l’ambito culturale sarà uno di quelli da tenere sotto osservazione perché ci sarà sempre più possibilità di cooperazione, tramite istituzioni quali l’Accademia delle Belle Arti, i teatri, ma anche le accademie di musica.

Non bisogna poi dimenticare il turismo. Un errore che si sta commettendo su questo fronte è considerare che poiché non c’è attualmente la possibilità di accogliere i turisti cinesi non si deve investire nella promozione e non fare manovre di lungo periodo. L’esperienza cinese al contrario insegna che questo è il momento di investire per potere avere domani le basi per attrarre un certo tipo di turismo cinese da cui trarre diverse opportunità per il nostro paese.

Dunque, non demordere e farsi trovare pronti?

Ma non solo. Aprire nuove finestre di dialogo anche per incidere su quella che è la percezione che i cinesi stessi hanno di quello che sta avvenendo nel resto del mondo. Come italiani siamo considerati storicamente un paese vicino alla Cina, questo è il momento di dimostrare che è effettivamente così.

Quanto è rilevante per chi frequenta un Master come quello della LUM la rete di contatti creata durante il corso e lo stage?

Il concetto di guanxi (关系) non lo abbiamo certo inventato noi. È un concetto che fa parte della cultura cinese e che noi riproponiamo nell’ottica della possibilità dei nostri studenti di entrare a fare parte di un network. Ad oggi l’associazione ALUMni raccoglie oltre novemila studenti che condividono su una stessa piattaforma online esperienze lavorative internazionali e nazionali. Le opportunità che si creano dal confronto e dalla conoscenza di chi ha già delle basi sul mondo cinese sono essenziali.

Sei laureato in lingua cinese, vorresti occuparti di business ma non hai competenze di economia? L’Università LUM Giuseppe Degennaro propone il Master in International Business in China (MIBC) pensato per completare le conoscenze linguistiche e culturali acquisite durante un percorso di studi sinologici. Il MIBC è un Master universitario di I livello della durata di 12 mesi, erogato in lingua inglese, il cui principale obiettivo è formare figure professionali dedicate all’internazionalizzazione delle imprese, con particolare riferimento allo sviluppo di progetti e relazioni tra Italia e Cina.

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