Beijing Post Rock

In by Simone

Ascoltare online l’album che raccoglie il miglior post rock della capitale è un’occasione per entrare nella scena underground musicale di Pechino. E per scoprire nuovi gruppi e locali.
Post-rock. Un genere musicale il cui nome ogni volta che viene citato lo si fa con un certo senso di colpa, quasi che questa definizione in fondo non voglia dire niente.

Ma a un certo tipo di musica un nome si dovrà pur darglielo, tanto più che molti gruppi hanno ormai un suono spesso simile, in questo caso fatto di brani in prevalenza strumentali, in cui tessiture chitarristiche creano dinamiche e atmosfere emotivamente coinvolgenti, soprattutto se si è inclini alla malinconia.

Difficile dire se sia nato prima in Scozia, a Chicago o a Louisville (capitale del Kentucky e del tabacco) ma questi sono luoghi in cui è emerso inizialmente negli anni Novanta, come forma musicale ibrida e di difficile definizione.

Nel tempo si è poi cristallizzato in una forma piuttosto riconoscibile, ed oggi è un genere diffuso un po’ ovunque. Non fa eccezione la Cina.
 
Che anche la Cina fosse post-rock è già stato detto, in questi ultimi anni questo genere è però cresciuto rapidamente in particolare a Pechino, non solo per quanto riguarda il numero e la qualità di gruppi, ma anche di successo di pubblico.
 
Lo testimonia proprio Beijing Post-Rock, che si è tenuto al Mao Livehouse lo scorso 16 marzo.  Il nome di questo concerto è abbastanza esplicito e il pubblico è stato numeroso, sul palco i principali gruppo del post-rock pechinese: Glow Curve, Sparrow e Grinding Ear.

In ogni caso, la serata ha celebrato la pubblicazione – 1724 records, una "micro indie label" di Pechino che ha già prodotto dischi interessanti di gruppi post-rock – di un album che raccoglie il meglio di questi gruppi (e lo si può ascoltare qui).
 
Sono i Glow Curve (发光曲线  faguang quxian) il gruppo più interessante, soprattutto perché hanno un suono che si sta evolvendo rapidamente, allontanandosi sempre di più dagli stereotipi del post-rock.

Originariamente chiamati Maze (迷宫 migong), vivono a Tongzhou, periferia orientale pechinese che da qualche tempo è diventata casa di molti giovani gruppi musicali della capitale, grazie anche ad affitti bassi e disponibilità di sale prova.

In particolare i Glow Curve nascono dal collettivo/etichetta Nojiji e sono tra i gestori anche di uno dei locali più interessanti dell’underground musicale di Pechino, che è il Raying Temple (小雷音; Josh Feola di Pangbianr.com ne ha già scritto su Wire).

Sebbene il loro ultimo (e in verità primo) album segua percorsi piuttosto prevedibili, è dal vivo che i Glow Curve spostano le coordinate del "Beijing Post Rock" un po’ più in avanti, anche verso terreni inesplorati.

Nonostante alcuni problemi tecnici il concerto di sabato scorso non ha fatto eccezione. Gli Sparrow (文雀 wenque) sono poi l’altro gruppo più noto del genere, tanto da avere seguito di fan piuttosto attenti e devoti.
 
Chitarre in primo piano, riverberi e delay d’ordinanza, e rigorosamente strumentali. Molti gruppi post-rock possono annoiare i più od emozionare quella fetta di ascoltatori abituati e dal giusto spirito.

Ma ascoltare Beijing Post-Rock è un’ottima occasione per fare la conoscenza di una parte della scena musicale della capitale cinese.

* Edoardo Gagliardi ha appena concluso il dottorato di ricerca  in cinema cinese contemporaneo presso la Facoltà di Studi Orientali dell’ Università di Roma, la Sapienza. Ha collaborato a riviste e siti internet come Rockerilla, Film, Caltanet e altri. Vive a Pechino dove collabora con The World of Chinese. Questo articolo è apparso sul suo blog Beijing Calling.