Bar Sport – Tante botte pochi risultati

In by Simone

Sullo sfondo dell’ennesima rissa tra una squadra cinese e una squadra straniera, la nazionale campione d’Asia continua il suo percorso di avvicinamento alle prossime olimpiadi con più bassi che alti. Ancora una volta il basket cinese fa parlare di sé nel mondo per atti di violenza anziché per prestazioni sportive. A venire alle mani in un palazzetto cinese stavolta sono stati i New Orleans Hurricanes, squadra di una lega minore americana, che stavano giocando un partita contro i Guangsha Lions, squadra della CBA in cui quest’anno ha giocato anche Wilson Chandler.

La causa scatenante non è ancora chiara, ma il video ripreso con un cellulare è già stato pubblicato da vari siti di informazione e ha più di 80.000 visite su youtube. In due anni questa è la quarta rissa che vede coinvolta una rappresentativa straniera in suolo cinese.

L’anno scorso il parapiglia nato tra Bayi Rockets e Georgetown aveva messo in imbarazzo il vicepresidente statunitense Joe Biden in visita ufficiale in Cina proprio in quel momento.

Questi spiacevoli avvenimenti sono l’immagine della frustrazione di un movimento che nonostante i numeri e la passione non riesce ad affermarsi a livello mondiale, pur continuando a dominare in Asia.

Ma perché il sistema basket cinese non riesce a raccogliere i frutti dell’essere lo sport più seguito nel paese più popoloso al mondo?

Innanzitutto bisogna fare una distinzione: tutto quello che è stato detto finora si riferisce alla pallacanestro maschile.

In campo femminile la nazionale cinese è una tra le squadre più rispettate del globo: quarta alle ultime olimpiadi, un argento a Barcellona ’92 e un bronzo a Los Angeles ’84, un argento e un bronzo ai campionati mondiali e gli ovvi 10 campionati asiatici sono i titoli che può sfoggiare in bacheca.

Perché gli uomini non riescono a fare altrettanto?

Perché non c’è una selezione limpida dei migliori talenti a livello giovanile; perché mancano allenatori giovanili capaci o aggiornati; manca addirittura una formazione giovanile prima del liceo; perché manca una preparazione fisica e atletica adeguata a permettere alla nazionale di fare il salto di qualità e a tutto questo si aggiunge la scelta per la nazionale di un allenatore praticamente sconosciuto che in due anni è riuscito solo ad adeguarsi al sistema in cui si trova senza portare alcuna innovazione.

Alle prossime olimpiadi la nazionale cercherà almeno di eguagliare il proprio record, quell’ottavo posto raggiunto in tre occasioni: 2004 e 2008 con la stella di Yao Ming all’apice e 1996 guidata dallo sfortunato talento di Hu Weidong.

La squadra di quest’anno è guidata da un nocciolo di veterani della nazionale: Wang Zhizhi (primo cinese in NBA), Zhu Fangyu (l’MVP dell’ultima stagione CBA), Yi Jianlian (l’unico cinese rimasto a giocare nella NBA – star della nazionale) e Sun Yue (ex Lakers).

Per la prima volta dal 2000 non ci sarà l’ex portabandiera Yao Ming ritiratosi a luglio dell’anno scorso per le continue fratture da stress ai piedi.

Non ci sarà neppure Jeremy Lin: il ragazzo californiano (di genitori taiwanesi) laureato ad Harvard che ha fatto sognare la grande mela lo scorso febbraio. Lin non ha mai risposto chiaramente agli inviti sia della nazionale di Taiwan sia di quella della Rpc (per la quale avrebbe dovuto rinunciare al passaporto americano), ha invece accettato la convocazione da parte della nazionale a stelle e strisce: andrà a far parte del Select Team, una selezione di giocatori americani che fa da sparring partner e da bacino di utenza al vero Team USA prima delle olimpiadi.

* Nato a Treviso nel 1986, è laureato in Lingue e Culture dell’Asia Orientale all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Vive e lavora in Cina da due anni. Dopo Barcellona ’92 sviluppa un’attrazione fatale per qualsiasi tipo di sport, ovunque venga giocato. È giocatore e allenatore di pallacanestro, collabora con Basketcaffe.com.

[Foto Credits: maopost.com]