Avanguardia cinese: “divieto di inversione”

In by Simone

Tra riforme, sviluppo e gestione della crisi internazionale, in Cina ricorrono i vent’anni da un burrascoso 1989: rivolta nel Tibet, rivolta studentesca e tanti episodi contraddittori di un paese che si consacrava alle riforme di mercato. Corsi e ricorsi, perfino per l’arte.

Giorni fa a Pechino era stata organizzata una retrospettiva sull’arte contemporanea cinese. La volontà era quella di ricordare l’analoga mostra che nel 1989 aveva sancito l’inizio dell’avanguardia artistica cinese contemporanea, fatta di performance artistiche, inconsuete e provocatorie. Troppo sfrontate però per governo e per la polizia di allora e di oggi: sia nel 1989 sia quest’anno la mostra è stata bloccata dall’arrivo delle forze dell’ordine. Nel 1989 l’esposizione venne chiusa quando un artista sparò sulla propria opera. Nel 2009 però gli artisti cinesi si sono dimostrati più preparati: chiusa la mostra al Museo dell’Agricoltura, ne avevano già allestita un’altra, in altro luogo. Bloccata anch’essa è stata resa disponibile al pubblico solo alcuni giorni dopo.

Una mostra che ha una storia lunga e rappresenta uno squarcio nella Cina contemporanea, a livello artistico e sociale. Allo stesso tempo sancisce il primo evento di ricorrenze del 1989, a vent’anni esatti da uno degli anni più difficili per la Cina. Anni di cambiamento: all’inizio degli ottanta infatti si era assistito alla nascita spontanea in tutto il paese di associazioni artistiche: in un clima di reciproca collaborazione e scambio di idee si era sviluppato un modo nuovo di fare arte.

All’inizio del 1985 tra alcuni degli artisti più influenti della capitale nacque l’idea di organizzare la più grande mostra d’arte popolare e underground. Il segnale stradale di «divieto di inversione» venne scelto come simbolo e titolo di questa esposizione, a voler rappresentare la necessità per l’arte contemporanea di procedere nel suo sviluppo senza riferirsi alle espressioni artistiche del passato.

Nel 1989, superate le difficoltà di quattro anni di preparazione, la mostra  fu spettacolarmente inaugurata alla Galleria Nazionale di Pechino. Nonostante fossero state espressamente vietate le trasgressioni eccessive, alcuni tra gli artisti si lanciarono, di fronte ad un pubblico meravigliato, in una serie di performance artistiche, tra le quali resta memorabile quella della giovane artista Xiao Lu che prese di mira la sua stessa opera, colpendola con due colpi di pistola. Il limite era stato superato, e l’immediato intervento della polizia portò alla chiusura della mostra. L’azione però ebbe il suo effetto, perché il paese intero ne parlò: i cinesi ne erano venuti a conoscenza, era nata l’arte contemporanea.

Dedicata  proprio a quello straordinario evento la mostra «Retrospettiva sull’arte contemporanea cinese» è stata inaugurata il giorno 5 febbraio. Inizialmente organizzata al Museo dell’Agricoltura, ma bloccata dall’intervento della polizia, è stata trasferita al Museo della Tecnologia dell’Università Qinghua. Il pubblico arrivato nella nuova sede a bordo di un autobus messo a disposizione dagli organizzatori ha potuto assistere alla mostra, sapientemente già preparata. Tra gli spettatori molti degli artisti protagonisti di quel periodo, critici d’arte, giovani artisti, giornalisti. Tuttavia dopo la prima giornata, durante la quale sono state messe in scena una serie di performance provocatorie, come  quella di Pian Shan che utilizzando degli escrementi ha scritto sul pannello di presentazione della mostra «voi scegliete il potere, io scelgo di mangiare merda», per poi mangiarla davvero, c’è stato di nuovo l’intervento delle forze dell’ordine che ha portato alla chiusura della mostra per tre giorni, durante i quali le autorità hanno deciso se accordare nuovamente il permesso per l’esposizione. Da pochi giorni la mostra è di nuovo a disposizione del pubblico.

[pubblicato su Il Manifesto del 22 febbraio 2008]