Australia Cina: cinema, spie e uighuri

In by Simone

La polemica tra Australia e Cina, come nelle migliori trame, si intriga e si infittisce. Dopo gli arresti di quattro dipendenti della Rio Tinto, era toccato al cinema complicare i rapporti tra i due paesi, facendovi entrare, sullo sfondo, anche la questione del Xinjiang e la rivolta di Urumqi del 5 luglio. Il governo cinese avrebbe infatti fatto pressioni sull’organizzazione del festival del cinema di Melbourne, per bloccare la proiezione di un documentario sulla vita di Rebiya Kadeer, presidente del World Uighur Congress, indicata dalla Cina come una dei mandanti dei recenti scontri a Urumqi (che hanno causato la morte di 190 persone e l’arresto di oltre mille). Il direttore della rassegna aveva risposto seccato, sostenendo l’indipendenza del festival.

Qualche giorno dopo, a seguito di scaramucce diplomatiche relative al caso Rio Tinto, ecco la risposta: un regista cinese ha ritirato il proprio film dalla rassegna.

Jia Zhangke, regista di Cry Me a River, ha infatti deciso di non partecipare al festival. “il festival è troppo politicizzato e ha tradito il suo scopo primario”.

Links and Sources:

Australia e Cina ai ferri corti (Italiano)
Pressioni cinesi contro documentario uighuro
(Italiano)

Dopo il caso Rio Tinto, investimenti stranieri a rischio? (Italiano)
Chinese film directors quit Melbourne (English)