Asia-Files: il regalo cinese al Caro Leader

In by Simone

La Cina sostiene il passaggio di poteri al vertice del regime nordcoreano tra Kim Jong-il e il terzogenito Kim Jong-un. È quanto riferito da una nota dell’agenzia ufficiale di Pyongyang, la ‘KNCA’, che cita le parole del consigliere di Stato cinese e ministro della Sicurezza pubblica, Meng Jianzhu. “Salutiamo la soluzione positiva del problema della successione alla rivoluzione coreana”, ha detto il ministro cinese durante un incontro con il Caro Leader per portare le congratualazioni del presidente cinese, Hu Jintao, per la rielezione di Kim a segretario generale del Partito dei lavoratori coreano e per la nomina del figlio a vice presidente della Commissione militare centrale.

Pechino è il principale alleato e partner commerciale della Corea del Nord. L’anno scorso il Caro Leader ha visitato per due volte la Cina, accompagnato nella seconda dal ventisettenne Jong-un. Di fatto in Corea del Nord vige un sistema socialista dinastico e, notano gli analisti, per imporre il figlio come suo delfino il Caro Leader ha bisogno del sostegno cinese.

Sulla stampa sudcoreana continuano le indiscrezioni sulla salute del dittatore. Il quotidiano ‘Chosun Ilbo’ ha dedicato un pezzo alle malattie che lo affliggono: problemi renali, cardiaci e le conseguenze dell’ictus che lo avrebbe colpito nel 2008. Per il quotidiano il vero problema sono tuttavia la depressione e i disturbi del comportamento che gli impedirebbero di gestire il potere. Anche per questo, ha detto intervistato dal giornale online ‘Asia Times’ il professore Kim Yong-hyun dell’università Dongkuk di Seul, il settantesimo compleanno del Caro Leader, che cade domani, sarà un’occasione per mostrare al mondo il suo erede e per ricordare che comunque il potere è ancora nelle sue mani.

Il compleanno del Caro Leader cade una settimana dopo il fallimento dei colloqui militari tra le due Coree, i primi dall’attacco dell’artiglieria di Pyognyang contro l’isola sudcoreana di Yeongpyong a novembre, che servivano a preparare un incontro a più alto livello. Nonostante “i piccoli passi avanti”, come l’apertura di nuovi negoziati su temi umanitari che prevedono incontri tra le famiglie separate dalla guerra di sessant’anni fa e la ripresa dei colloqui tra Pyongyang e la Croce Rossa, le due parti non hanno trovato un accordo per allentare la tensione nella penisola.

I rappresentanti del regime nordcoreano hanno rifiutato di ammettere le proprie responsabilità per l’attacco a Yeongyong, in cui morirono 4 persone, tra cui due civili; e per l’affondamento a marzo della corvetta sudcoreana Cheonan, costato la vita a 46 marinai. Condizioni poste da Seul per il proseguimento dei colloqui. Pyongyang continua a negare ogni responsabilità per l’affondamento della corvetta e definisce l’attacco di novembre una risposta ai colpi d’artiglieria sudcoreani caduti nel proprio territorio durante le esercitazioni militari condotte da Seul in un tratto di mare conteso tra i due Paesi.

Secondo molti analisti, le condizioni di salute di Kim e il malcontento per la disastrosa situazione economica del Paese potrebbero sfociare in fenomeni di instabilità sociale. I più ottimisti ipotizzano anche una serie di rivolte popolari che sul modello tunisino e egiziano potrebbero portare al crollo del regime. “Non ci sono ancora segnali in questa direzione, ci sono problemi economici, ma non tali da scatenare tensioni sociali”, ha detto ancora il professor Kim Yong-hyun, “anche la salute di Kim è un fatto dell’establishment. Il fattore più improtante è invece la Cina e al momento le relazioni tra i due Paesi sono ancora buone".

Anche l’eventualità di un colpo di Stato è remota. Secondo gli esperti dell’Istituto di analisti, nonostante la crisi economica, la gente è ancora in maggioranza fedele al Caro Leader. E in caso di crisi indotta dall’esterno il dittatore avrebbe gioco facile a indicare al popolo il nemico contro cui unirsi.

(Anche su NTNN)