Continua l’odissea di Google di Cina. Qualche mese fa fu accusato dalle autorità cinesi di diffondere materiale pornografico, proprio nel momento di stretta governativa in favore di una navigazione "pulita" da parte dei giovani cinesi. Settimana scorsa è stata la volta degli scrittori cinesi, che hanno accusato Google di infrangere i diritti d’autore con il proprio progetto di libri on line.
Ora tocca niente meno che al Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito Comunista, accusare Google di una “vendetta maligna”. Secondo un funzionario del quotidiano, infatti, la ricerca del People’s Daily via Google, sarebbe impedita da un alert che avviserebbe i navigatori circa il rischio di ritrovarsi di fronte a pagine contenenti “software pericolosi”.
Secondo il People’s Daily si tratterebbe di una semplice vendetta, come testimonierebbero le molte mail di utenti cinesi che hanno segnalato il problema. Google ha risposto negando ogni addebito e sostenendo come l’alert parta automaticamente tramite un’applicazione con cui l’azienda Usa ha una partnership.
Rimane dura la vita del principale motore di ricerca del mondo in Cina, così come quea d Youtube, ancora bloccato: secondo molti osservatori, l’atteggiamento della Cina nel confronti dei due colossi sarebbe intenzionato a favorire prodotti cinesi nel mercato dell’internet ormai più grande al mondo.