Il premier fa leva sulla rabbia popolare e attacca il monopolio delle banche. Dobbiamo "permettere ai capitali privati di confluire nel settore finanziario" dice in diretta radio. E, a pochi mesi dalla scadenza del mandato, si conferma l’uomo di punta dell’ala liberale.
Nel momento in cui le banche sono entrate nel mirino dello scontento popolare, specie dopo l’annuncio dei grandi profitti rivelati dai report sulle attività nel 2011, Wen Jiabao, il premier cinese, si conferma l’uomo del governo vicino al popolo e – forse – definitivamente alla guida dell’ala liberale del Partito: in un discorso trasmesso in diretta radiofonica ha attaccato le banche cinesi e il loro regime di monopolio.
“Sarò franco – ha detto Wen Jiabao – le nostre banche guadagnano profitti troppo facilmente. Questo perché un piccolo numero di grandi banche possiedono un monopolio. Per rompere il monopolio, dobbiamo permettere ai capitali privati di fluire nel settore finanziario”.
Le osservazioni di Wen – secondo l’analisi del Wall Street Journal – vanno incontro alla rabbia popolare contro le banche cinesi più grandi, “cresciuta negli ultimi mesi online e nei media”.
La reazione popolare è stata inizialmente causata dalla frustrazione per il prelievo indiscriminato delle tasse da parte delle banche.
“Essa è peggiorata nelle ultime settimane, quando i finanziatori hanno dichiarato profitti record, anche se l’economia rallenta e alcune aziende faticano per accedere al credito”.
Le parole di Wen arrivano nello stesso giorno in cui “Pechino ha presentato i programmi destinati a sostenere lo sviluppo dei mercati dei capitali del paese e a diffondere l’uso internazionale dello yuan.
Tra questi, il regolatore di sicurezza in Cina ha dichiarato che avrebbe più che triplicato la quantità di denaro che gli stranieri possono investire nei mercati finanziari fortemente limitati della Cina, per un totale di 80 miliardi di dollari”, ha scritto il Wall Street Journal.
Wen Jiabao ha espresso le sue osservazioni durante un discorso nella provincia del Fujian “la cui economia è orientata alle esportazioni”: un’ulteriore indicazione – secondo gli analisti – che la riforma economica, a lungo rimandata, è ora almeno un argomento di dibattito pubblico.
I suoi commenti, inoltre, pongono Wen a capo dell’ala dei liberali, testimoniando come i primi passi della riforma possano essere effettuati anche dall’attuale leadership politica cinese, prima del passaggio di potere a Xi Jinping.
Per realizzare la trasformazione economica, “le imprese private dovrebbero essere incoraggiate ad entrare nel settore dei servizi finanziari”, ha detto Fang Xinghai, direttore generale dell’Ufficio dei servizi finanziari della municipalità di Shanghai ed ex economista della Banca Mondiale, in un’intervista al Boao Forum per l’Asia di questa settimana.
Per decenni, “la crescita economica della Cina – secondo gli analisti del Wall Street Journal – si è basata in larga misura sul risparmi prigionieri dei cinesi ordinari girati, a prezzi economici, alle imprese di proprietà statale.
Il sistema penalizza i risparmiatori e ricompensa i mutuatari, perpetuando uno squilibrio economico caratterizzato da alti tassi di investimento”.
Si tratta di un modello che comincia ad essere considerato insostenibile: anche per questo, molti economisti ritengono che, per risollevare l’economia, la Cina debba ora trasferire più soldi ai consumatori e aiutare il settore dei servizi, che si basa sulle imprese private.
Wen Jiabao è diventato premier della Cina nel 2003 accompagnato dalla reputazione di “riformatore” ed ha più volte riconosciuto di non essere riuscito a fare abbastanza.
Ormai il suo tempo sta per scadere: dal prossimo anno cambieranno i vertici politici e Wen Jiabao sembra intenzionato a spingere sull’acceleratore di quelle riforme che non è riuscito ad avviare nei dieci anni di premierato.
[Scritto per Lettera 43; Foto Credits: sassywire.wordpress.com]