Zhongnanhai rivelata

In by Gabriele Battaglia

Prima lo scandalo Bo Xilai, poi le rivelazioni di Bloomberg sull’impero finanziario di Xi Jinping, probabile futuro presidente della Rpc. E ancora: l’incidente d’auto del figlio del consigliere di Hu Jintao e gli attacchi politici a Wen Jiabao. A Zhongnanhai la guerra è totale. E le informazioni continuano a filtrare all’esterno. Di Bo Xilai ormai sappiamo quasi tutto. Quello che è emerso nell’ultimo periodo cinese, però, oltre ad un continuo rilascio di rumors e voci su fatti solitamente nascosti nei palazzi di Zhongnanhai, è un sintomo di guerra di tutti contro tutti ai vertici del Pcc. Ogni leader, infatti, è stato al centro di voci e informazioni riservate, per la prima volta giunte in superficie. Rimane la consueta difficoltà di lettura, ma per la prima volta i panni sporchi della politica cinese, sembrano essere lavati in pubblico.

Quando Wang Lijiun, il braccio destro di Bo Xilai, è arrivato al consolato americano di Chengdu, tutti gli osservatori di politica cinese hanno pensato immediatamente ad un evento capace di scuotere gli equilibri politici, specie per quanto riguardava il regno incontrastato di Bo Xilai a Chongqing.

Quanto è venuto alla luce dopo, ovvero il domino di eventi che ha portato alla condanna di Gu Kailai, Wang Lijiun e all’espulsione e prossimo processo contro Bo Xilai, hanno mostrato a tutto il pubblico internazionale, per la prima volta, una spaccatura netta all’interno del Partito comunista. Una rottura che se dapprima era apparsa inerente a due fazioni all’interno del Pcc ha finito ben presto per svelare una sorta di lotta serrata all’interno dei piani più alti di Zhongnanhai.

Quello che infatti possiamo tentare di scorgere dal periplo di eventi che ha sconvolto la politica cinese, è l’apparire sulla scena, per la prima volta, di numerosi leaks, che hanno messo a repentaglio il dominio di uno o dell’altro politico cinese.

Se Bo Xilai verrà ben presto coperto di accuse e probabile condanne, l’ex leader di Chongqing e la sua caduta, hanno sicuramente scosso alcuni fondamentali punti di appoggio della politica locale, ovvero la segretezza di certe informazioni.

Nel corso dell’ultimo periodo diverse notizie presentate di volta in volta come “particolari”, su un argomento ben preciso, in realtà dimostrano l’esistenza di informazioni che cominciano a essere rese disponibili – specie ai media stranieri – per complicare il discredito nei confronti di questo o quell’altro politico.

Quello che emerge da questo periodo cinese, è la consacrazione di un assioma che mai ci saremmo aspettati, analizzando la politica locale: nessuno è al sicuro.

Lo hanno dimostrato nell’ordine alcuni articoli usciti sui media nell’ultimo periodo: frutto di leaks ben precisi, probabilmente voluti, che a loro volta hanno scatenato reazioni e contro reazioni, il cui percorso politico è ancora lontano dall’essere definito.

Non solo Bo Xilai, ma ad esempio Xi Jinping, il futuro presidente cinese. E’ impensabile che una ricerca e inchiesta come quella di Bloomberg, in Cina, possa uscire allo scoperto senza appigli interni. Non pochi pensano che molti degli affiliati a Bo Xilai – se non lui stesso attraverso l’opera di intelligence compiuta dal proprio fido poliziotto Wang Lijiun – siano gli artefici di questi leaks. Bloomberg, senza mai ancorare un fatto economico rilevante in tema di corruzione, ha però tratteggiato l’impero economico intorno a Xi Jinping, mettendo a rischio più di una voce circa la sua completa trasparenza.

Nel marasma creato da voci e rumors, è ben presto uscito anche il nome di Zhou Yongkang, come risposta, forse, dell’ala più vicina a Hu Jintao. Il capo supremo della sicurezza cinese è stato dato in carcere, poi ai domiciliari, infine in grave crisi politica a causa del suo presunto sostegno a Bo Xilai. Fino a ricomparire, niente meno che in missione in Afghanistan a legittimare, infine, un suo peso ancora importante all’interno degli equilibri del Partito.

Hu Jintao, poi, il più grigio ed enigmatico tra i leader cinesi, in silenzio ha incassato un colpo niente male, quando venne fuori la storia del famoso incidente della Ferrari, accaduto nel marzo scorso. Il ragazzo alla guida della sfavillante auto era il figlio di Ling Jihua, ex capo dell’Ufficio generale del Comitato centrale del Partito comunista e – almeno fino agl eventi narrati – principale consigliere del Presidente.

Uno per il quale Hu Jintao si era impegnato non poco, per fargli raggiungere quella posizione. La notizia del figlio alla guida della Ferrari si può leggere come un tentativo di colpire Hu Jintao e le sue azioni pre Congresso per fare guadagnare posizioni ai suoi pupilli, in modo da ancorare per qualche tempo ancora l’emanazione del suo potere.

Non sono mancati, infine, i leaks contro il premier Wen Jiabao, forse attualmente – a scanso di novità – il meno colpito dalla guerra interna, a confermare il suo attuale momento di grande potere all’interno del Pcc. Ad agosto una lettera di oltre mille dirigenti comunisti chiedeva le dimissioni di Wen Jiabao, incapace di fermare la deriva capitalistica del paese.

Un chiaro messaggio della fazione di Bo Xilai e un chiaro sintomo che ormai la rottura interna del Partito è, almeno in apparenza, giunta sul palcoscenico mondiale.

[foto credits: mylaowai.com]