Wuzuo, il posto che non c’è

In by Simone

Oggi è il capodanno cinese (春节, Chūnjié), l’anno della Tigre lascia il passo a quello del Coniglio.  Intorno a questa ricorrenza il sistema di trasporti cinese è messo a dura prova dai milioni di lavoratori, in gran parte emigrati verso le zone urbane, che fanno ritorno a casa con il desiderio di trascorrere con i propri affetti quella che, per molti, sarà l’unica vacanza dell’anno.

Molti altri non sono partiti affatto, neanche dopo estenuanti code agli sportelli. La speranza e la disperazione di migliaia di persone sono spesso una accanto all’altra, avere il biglietto o non averlo spesso fa la differenza.  L’esaurimento dei biglietti porta con se quello nervoso di chi ha atteso ore o giorni in fila, al freddo, e si ritrova con nulla in mano, costretti ad arrangiarsi in altri modi. I fortunati invece godranno del focolare domestico.

Ma come viaggiano i lavoratori in Cina sulle lunghe distanze? Chi ha i soldi sale su un aereo, sui costosi treni super veloci da 350 km l’ora oppure va in automobile. Chi non se li può permettere ricorre ai voli low-cost, ai last minute, ai treni espressi o ai diretti, alle corriere in pullman e all’autostop, nonché alle vie fluviali e marittime. Ma non si può escludere che abbiano trovato alternative, selettive ma non impossibili, anche se talvolta più rischiose. Insomma per chi se la sente tutti i mezzi sono validi.

Il treno è comunemente considerato il mezzo più conveniente e sicuro. Questo dato è ben conosciuto dal governo. Secondo quanto dichiarato dal Ministero delle Ferrovie (da distinguere dal Ministero dei Trasporti) stimava nel 2009 di aver investito fino al 2013, 3000 mld di yuan, circa 330 mld di euro, nello sviluppo del sistema, della rete e della tecnologia.

In Cina si viaggia su rotaia da più d’un secolo. Dalle prime rare ferrovie realizzate da compagnie straniere nell’ultimo quarto del XIX secolo, per lo più a scopi commerciali e militari, si è passati dai circa 10.000 Km di linee nei primi anni della tormentata Repubblica di Cina al termine della quale l’estensione della rete è tre volte più grande.

Dal 1949 a oggi il sistema è triplicato ancora una volta toccando quasi i 90.000 Km, di cui più di un terzo a doppio binario, quasi 30.000 Km. Oggi si punta al traguardo dei 100.000 Km per il 2020 con il 50% della rete coperto da linee doppie ed elettrificate. Quella cinese è ormai la più estesa rete ferroviaria al mondo. Molte vecchie linee sono state ristrutturate così come altre più moderne sono state adattate all’alta velocità.

Non è un caso quindi che negli anni più recenti la tecnologia cinese delle strade ferrate, oltre a catturare gli occhi dei visitatori delle fiere mondiali del settore, sia salita in cattedra inanellando record tanto differenti quanto significativi.

La ferrovia più alta al mondo, la Pechino-Golmud-Lhasa, (altitudine 5200 m s.l.m.)  è entrata in esercizio dal 2007.  I vagoni pressurizzati seguono una linea che attraversa gli altopiani tibetani induriti dal permafrost  e segnati dalla scarsità d’ossigeno. L’inaccessibilità di quei luoghi incontaminati è sempre più una realtà offerta al mito del passato.

Sono recenti le aperture delle linee ad alta velocità, la Canton-Wuhan (nella Cina centrale) in circa 3h, la Pechino-Shanghai 3h e 30min, la Hangzhou-Shanghai percorsa in meno di 45min solo per citarne alcune, e molte altre sono in cantiere. Queste portano le ferrovie a concorrere direttamente con i voli a corto e medio raggio costringendo le compagnie aeree ad abbassare le tariffe, e in certi casi anche cancellare anche il 70% dei voli come nel caso della Canton-Wuhan.

Nonostante gli immensi investimenti e i mirabolanti sviluppi delle ferrovie, le settimane intorno al capodanno sono l’apice di una domanda di servizi di trasporto passeggeri che è spesso molto maggiore dell’offerta. Anche se ridotta la forbice rimane anche durante il resto dell’anno. Infatti è vero che di questi tempi la vendita dei biglietti di un intero treno si esaurisce in mezz’ora, è altrettanto vero che in altri periodi è prudente procurarsi il biglietto qualche giorno prima della data di partenza prevista.

Ma per chi non può proprio fare a meno di saltare sul treno in partenza di lì a poco, in periodi meno frenetici, esiste anche un’altra possibilità, o meglio, è più probabile trovarla: il posto in piedi (无坐, wúzuò, lett.: senza posto). A ridosso della partenza, e talvolta anche alcuni giorni prima, non è affatto garantito che ci siano biglietti ancora disponibili. Da una parte i posti in piedi sono i più economici in assoluto, questo li rende appetibili a molti. Dall’altra per le tratte a lunga percorrenza non sono certo comodi. Provare per credere.

L’aspetto affascinante, se così si può dire con una licenza dal suono freak, è scoprire lo spirito di adattamento solidale tra i passeggeri che appare in evidente contrasto agli occhi di chi è stato immerso per molti mesi nella vita della grande metropoli consumista e iper-competitiva, come Shanghai dell’Expo.

È capitato su un treno molto affollato (allora era alla fine dell’estate scorsa), di imbattersi in tante persone, passeggeri, di classi sociali e culture cinesi assai varie, entusiaste di andare a visitare l’Expo 2010. Andavano attirati dalla grande vetrina della promessa città e vita migliori che in questi giorni di capodanno altre persone, alcuni milioni, provano in tutti i modi di lasciarsi alle spalle, almeno per un po’, se non per sempre. Altri viaggiatori invece, meno interessati all’Expo, erano lì perché emigravano in cerca di lavoro, altri per vacanza, altri per affari e per i motivi più diversi.

Il treno n. T100A, lasciava la stazione est di Canton alle 18:10 per fermarsi l’indomani mattina alle 11:10 in quella Centrale di Shanghai. 1818 km in 17 ore, alla fine del viaggio si sarebbe sentita la stanchezza, ma alla partenza, rotti gli indugi iniziali, ci si divertiva dialogando gli uni con gli altri in un aperto melting-pot multiculturare e sinceramente curioso dell’altro. In carrozza si può dire quello che si vuole, non ci sono controlli e firewall della censura che tengano.

Nel vagone si respirava un clima disteso, e per quanto possibile conviviale. La situazione non era confortevole. Il corridoio era occupato di dormienti distesi sui giornali e chiunque doveva andare al bagno doveva fare il contorsionista per non calpestare le altre persone. Si assisteva così a inattesi scambi di cortesie, a piccoli litigi estemporanei, cessioni di sedili e di appoggi improbabili, e tante sigarette, troppe. Per quanto i fumatori fossero confinati nell’intermezzo dei vagoni il fumo si propagava ovunque nel vagone. Tra nuove amicizie e conoscenze il tempo e i chilometri correvano più veloci. Un viaggio faticoso e fortunato. Buon anno del Coniglio e buon viaggio.