Un libro al giorno… I Delitti del chiodo cinese

In by Simone

I Delitti del chiodo cinese (10.20 € o ebook 6.99 €) è un romanzo poliziesco del 1961, scritto in inglese dallo scrittore e diplomatico olandese Robert van Gulik. Il romanzo fa parte della serie di gialli storici dedicati al giudice Dee, personaggio ispirato alla figura storica del cancelliere cinese Di Renjie, vissuto nel secolo VII al tempo della Dinastia Tang. China Files ve ne regala un estratto (per gentile concessione della casa editrice ObarraO). «Lì, in quella casa scura!» gridò Ma Joong. Corse avanti, diede un calcio alla porta ed entrò seguito dai suoi due compagni. Attraversarono di corsa un soggiorno deserto e salirono per un’ampia scala di legno. Al piano di sopra c’era un’unica grande stanza, che dava sulla strada. Presentava una scena confusa. Al centro due manigoldi stavano prendendo a calci e a pugni altri due uomini che si contorcevano a terra. Una donna seminuda stava acquattata sul letto accanto alla porta e sul letto di fronte alla finestra un’altra donna stava cercando di coprire le sue nudità con un asciugamano.

I due manigoldi lasciarono andare le loro vittime. Un uomo tarchiato con una benda sull’occhio destro, tratto in inganno dalla testa rasata del pugile, lo scambiò per uno di quelli che lo stavano attaccando e gli scagliò un rapido pugno al viso. Il pugile mosse impercettibilmente la testa e nell’istante stesso in cui schivava il pugno colpì l’uomo alla spalla con uno spintone. L’uomo schizzò via come una freccia dall’arco e si schiantò contro la parete con un colpo tale da far cadere l’intonaco. Intanto l’altro manigoldo si era piegato per dare una testata allo stomaco di Ma Joong, ma questi alzò il ginocchio e lo colpì dritto in faccia. La donna nuda strillò di nuovo. L’orbo si rialzò. «Se avessi la mia spada» ansimò «farei carne da polpette di voi imbroglioni!»

Ma Joong stava per atterrarlo a pugni, ma Lan lo trattenne mettendogli una mano sul braccio.
«Fratelli,» disse serafico «forse ci siamo schierati dalla parte sbagliata.» Poi si rivolse ai manigoldi: «Questi due signori sono ufficiali del tribunale».
Le due vittime, che si erano tirate in piedi, cercarono di guadagnare la porta, ma Chiao Tai fu lesto a sbarrare loro la strada. Il volto dell’orbo si illuminò. Guardò i tre amici e si rivolse istintivamente a Chiao Tai. «Mi dispiace per l’errore, signor ufficiale. Pensavamo che foste d’accordo con quei due disonesti. Il mio amico e io siamo soldati di fanteria dell’Armata del Nord. Siamo in permesso.»

«Mostratemi le vostre carte!» disse Chiao Tai.
L’uomo tirò fuori dalla cintura una busta tutta spiegazzata. Aveva il grosso sigillo dell’Armata del Nord.
Chiao Tai scorse rapidamente le carte che vi erano contenute. «Le carte sono in ordine» disse restituendo la busta. «Raccontateci la vostra storia.»
«Quella ragazza lì sul letto» cominciò il soldato «ci ha abbordato per strada e ci ha invitato quassù a divertirci un po’. Siamo venuti e abbiamo trovato quell’altra ragazza. Abbiamo pagato in anticipo, ci siamo divertiti e ci siamo messi a schiacciare un pisolino. Una volta svegli abbiamo scoperto che i nostri soldi erano scomparsi. Abbiamo cominciato a gridare, e allora sono comparsi quei due bei tipi dicendo che le ragazze erano le loro mogli e che se non ce ne fossimo andati zitti e buoni avrebbero chiamato la polizia militare e avrebbero detto che avevamo stuprato le donne. «Ci saremmo trovati in un brutto guaio perché una volta che la polizia militare ti ha messo le mani addosso vi posso assicurare che vi fa passare le pene dell’inferno, che siate colpevoli o no. Quelli picchiano la gente tanto per scaldarsi. E così abbiamo deciso di dire addio ai nostri soldi, ma di dare prima a quei due qualcosa per farci ricordare.»

Ma Joong era stato a squadrare i due uomini dalla testa ai piedi. «Guarda un po’ se non riconosco questi eroi!» esclamò all’improvviso. «Sono del bordello due strade più giù
I due si gettarono subito in ginocchio a chiedere pietà. Il più vecchio tirò fuori dalla manica una borsa di soldi e la tese al soldato che aveva un occhio solo.
«Ma voi, teste di cane,» disse Ma Joong disgustato «non potreste inventarvi qualche trucchetto nuovo, almeno per una volta? State diventando noiosi. Seguiteci in tribunale, insieme alle donne.»

«Potete sporgere denuncia» disse Chiao Tai ai soldati. L’uomo con un occhio solo lanciò uno sguardo dubbioso al compagno. «A dirvi la verità, signor ufficiale, preferiremmo di no» rispose. «Dobbiamo tornare al campo tra due giorni e passare il tempo a inginocchiarci davanti al tribunale non è esattamente ciò che intendiamo per spassarcela un po’. Abbiamo riavuto indietro i nostri soldi e devo dire che le ragazze hanno fatto del loro meglio. Non si potrebbe lasciar perdere?» Chiao Tai guardò Ma Joong. «Per me è uguale,» disse questi alzando le spalle «tanto questi due ceffi li arrestiamo lo stesso perché questa non è una casa di appuntamenti con regolare licenza.» Poi chiese al più anziano: «Ehi, tu affitti questa casa anche a quelli che portano il proprio scaldino da letto?». «Mai, eccellenza!» rispose l’uomo con atteggiamento virtuoso. «È contro la legge dare ai clienti l’opportunità di andare a letto con donne non schedate. Troverete una casa del genere sulla strada accanto, vicino all’osteria “Brezza di Primavera”. La proprietaria non era neanche membro della nostra associazione. Ma adesso la casa è chiusa, perché quella donna è morta l’altro ieri.»

«Possa la sua anima riposare in pace» disse Ma Joong con aria pia. «Bene, allora qui abbiamo finito. Faremo portare al tribunale questi due uomini e le loro donne dal guardiano del mercato e dai suoi uomini.»
Poi, rivolto ai soldati, ordinò: «Voi potete andare».
«Grazie tante, signor ufficiale» disse l’uomo con un occhio solo, grato. «Questo è il primo colpo di fortuna che mi è capitato in questi ultimi giorni. Dopo l’incidente che ho avuto all’occhio non ho avuto altro che guai.»
Ma Joong vide che la donna nuda esitava a recuperare i vestiti nonostante stesse rabbrividendo dal freddo.
«Non fare la vergognosa, ragazza mia» le gridò. «Quello che metti in mostra è una bella pubblicità per la casa!»

Mentre la ragazza scendeva dal letto Lan Tao-kuei le voltò le spalle e si rivolse al soldato con aria indifferente. «Cosa vi è successo all’occhio?»
«Ho preso un brutto colpo di freddo mentre venivamo dal villaggio dei Cinque Arieti» rispose il soldato.
«Abbiamo cercato qualcuno che potesse portarmi alla svelta qui in città, ma abbiamo visto solo un vecchio a cavallo. E deve aver preso una bella fifa perché non appena ci ha visto è fuggito via al galoppo. Ho detto al mio compagno…»
«Un momento» lo interruppe Ma Joong. «Quel tizio aveva qualche bagaglio con sé?»
Il soldato si grattò la testa. «Sì, ora che mi ci fate pensare» rispose «aveva una sacca di pelle, o qualcosa di simile, appesa al pomello della sella.»
Ma Joong scambiò un rapido sguardo con Chiao Tai. «Si dà il caso» disse al soldato «che al nostro giudice interessi quel tizio che avete menzionato. Dovete venire in tribunale, ma vi prometto che non sprecherete molto tempo». Poi Ma Joong chiese poi al pugile: «Vieni con noi?».
«Ora che ho visto che voi due vi guadagnate davvero la paga,» rispose questi sorridendo «vi saluto qui. Mangerò un boccone da qualche parte e poi me ne andrò ai bagni pubblici.»

*Robert van Gulik (1910–1967) è stato uno scrittore, diplomatico, orientalista e musicista olandese. Entrato nel 1934 nella carriera diplomatica, servì in Cina, Malesia e Giappone, fino a diventare ambasciatore olandese a Tokyo (1959). I suoi romanzi polizieschi sono ambientati nella Cina della dinastia Tang (sec. VII) e hanno per protagonista l’«onorevole ma­gistrato Dee», un personaggio realmente esistito. I romanzi di van Gulik sono noti per l’accuratezza nella descrizione della Cina antica. Tra essi, la serie dei "Delitti", di cui I Delitti del chiodo cinese fa parte.