Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
9 dicembre 2009, 13:04
Iettature
Quando ho iniziato a lavorare qui, mi diceva: “You know, 28 is a difficult time for women, even if they say 29 is generally the worst time for women”. In effetti, c’aveva indovinato: i miei 29 anni sono stati una pessima annata. Per causa sua, principalmente. E non per le teorie che ogni tanto mi espone parlandomi di ricerche fatte in Giappone più o meno su qualunque argomento. Poi sono arrivati i 29 e dunque di diritto doveva essere un anno poco felice. A quel punto ha detto: “Thirties are generally considered the worst period for women” (sposando così i peggiori stereotipi degli uomini italiani sulle trentenni).
Oggi arriva in ufficio e comincia a sfogarsi sulle sue ansie, sul lavoro, sull’assenza di vacanza (già, poveraccio: aveva deciso di prendersi un po’ di giorni e invece pare debba partire per l’Africa). Mentre toglie una sigaretta dal suo porta-sigarette, mi fa: “They say that 40’s are the most difficult time in your lifetime”.
“Ma come funizona?”, gli rispondo io, “i trenta erano difficili per le donne, e i 40 per gli uomini?”
“No, in realtà i 40 sono difficili in generale, almeno così dicono”
“Quindi devo solo aspettare i 50 perché le cose si mettano meglio?”
O forse per le donne non vanno bene neanche quelli… del resto si avvicina la menopausa. Devo domandarglielo.
*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)