The Leftover of the Day – Diritti di Natale

In by Simone

Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
23 dicembre 2009, 13:15
I diritti dei lavoratori – a Natale e non solo

Ultimo giorno prima delle vacanze. Ma non è ancora chiaro quando inizieranno le vacanze, visto che non so se devo tornare il 28 dicembre oppure il 4 gennaio. Dipende da quello che gli serve.
Sempre più mi rendo conto di quanto il mio posto sia del tutto privo di autonomia. Non esiste l’idea che io abbia dei giorni di ferie e possa decidere come usarli a mio piacimento. Tutto è condizionato dai suoi spostamenti e impegni. È come lavorare con tuo padre o tuo fratello maggiore: sei sempre soggetto alla logica del “i miei impegni sono più importanti dei tuoi, per cui tu decidi in relazione a quello che decido io”. 

Sempre in tema di lavoratori, in questi giorni c’è stata la protesta dei dipendenti della Yamaha. Dalla casa madre giapponese era arrivato il licenziamento per 66 impiegati senza cassa integrazione; a seguito delle proteste si è arrivati alla mediazione. La cassa integrazione sarà garantita. Due giorni fa gli ho esposto la storia e non ne è stato molto interessato. Anzi, non capiva nemmeno bene cosa pretendessero i lavoratori. Gli ho spiegato sommariamente in cosa consiste la cassa integrazione, ma non l’ho certo convinto. Il suo commento è stato: “Beh, se l’azienda è in difficoltà, non c’è molto che possa fare a parte licenziare. Che ci vanno a fare sul tetto a protestare?”.
Si sbagliava, per fortuna.

P.s. Rimanendo in tema di libertà condizionata, dopo pranzo lo devo accompagnare al cambio per ritirare i contanti per il viaggio in Congo. Non perché gli serva aiuto per parlare con l’impiegato, ma perché io gli faccia da bodyguard! Ma si è mai vista una bodyguard di m 1.62 e niente affatto muscolosa?

*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)