The Leftover of the Day – A Cesare

In by Simone

Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
14 febbraio 2010, 12:27
A Cesare

Ogni tanto mi distolgo dalla mia visione di lui e riesco nuovamente a considerarlo sotto un profilo più serio. Allora mi sorprendo a pensare: “Dunque è vero che sai fare il giornalista talvolta”. Mi ha dato modo di ammetterlo recentemente. Era appena uscita la storia di Balducci e Bertolaso, ma i giornali ancora raccontavano in modo frammentario e confuso, tanto che Balducci era stato prima presentato come il numero due della Protezione Civile, poi un’Ansa si è affrettata a negare che avesse mai lavorato per il Dipartimento. Io leggevo e mi perdevo, lui ci capiva molto più di me, pur leggendo oscuri periodi costituiti di nomi poco conosciuti e di troppi inciuci nei Grandi eventi degli ultimi mesi.
Dunque a Cesare quel che è di Cesare.
Idem per l’Eurofighter: altra storia per me di difficile gestione. Quando ci ritroviamo ad ascoltare un briefing su materiali e caratteristiche tecniche dei velivoli Eurofighter, io mi chiedo cosa ci faccio lì e soprattutto: lui come fa ad avere qualcosa da domandare?
Ritorna bambino quando gli fanno dono dei modellini degli aerei. Nomi di caccia, sigle ignote e immaginario militarista. Lo so che gli piace. Infatti persino sul modelllismo ha molto da dire – e io faccio rimbalzare con stupore i miei occhi tra lui e gli altri italiani con cui discute: se non capisco male, parlano della plastica con cui i modellini sono realizzati. Per me è un po’ come sentir parlare del Gronchi rosa.

P.s. Tutto torna alla normalità – si fa per dire – quando, il giorno seguente, ricomicia con la storia della portoghese (è una degli amici immaginari). Mentre mangio con gusto dell’Udon mi comincia a parlare di questa portoghese che ha rischiato di morire e che forse non ci sarà più… mi sento persa, rispondo a casaccio, taccio. Finché realizzo che mi parla con trasporto del personaggio di un telefilm e mi sta raccontando la puntata in cui l’attrice ha fatto un incidente d’auto. Lui spiega la trama, espone il suo timore che il personaggio scompaia, io alzo un sopracciglio e continuo a masticare.

*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)