Un tribunale indipendente di Londra ha dichiarato di aver raccolto sufficienti elementi per confermare l’utilizzo sistematico degli espianti sui prigionieri di coscienza negli ultimi venti anni. Stando alle indagini – supportate a titolo gratuito da medici, testimoni e attivisti – non solo “non vi è alcuna prova che la pratica sia stata interrotta”.
Espianti forzati, la comunità scientifica internazionale “complice” di Pechino
Il 99% delle ricerche condotte sui trapainti in Cina non sono in grado di definire la provenienza degli organi. Secondo uno studio della rivista medica BMJ Open la comunità scientifica internazionale si è resa indirettamente “complice” degli espianti forzati condotti dal governo cinese sui detenuti per sopperire alle insufficienti donazioni
Morti nel fuoco
In principio fu il monaco buddhista vietnamita Thich Quang Duc a scegliere la morte nel fuoco per protestare contro il regime del Sud, l’11 giugno 1963. Da allora l’autoimmolazione come forma di rimostranza pacifica ha preso piede in diverse parti del mondo, dagli Stati Uniti (dove tra gli anni ’60 e ’70 si sono registrati diversi casi in opposizione all’intervento americano in Vietnam), al blocco sovietico dove l’estremo gesto veniva associato alla resistenza buddhista contro l’imperialismo americano. Tuttavia, nel corso degli anni l’Asia è rimasta in testa alla classifica per via del ruolo ricoperto dal concetto di “vittima” nella tradizione hindu e buddhista, e per le diffuse frizioni etniche e religiose nel continente