Xi Jinping menziona spesso nei propri discorsi il valore del Paese nella storia e nell’archeologia. Ecco perché la potenza culturale è diventata un obiettivo primario della Repubblica Popolare Cinese. Di Lorenzo Riccardi
Pillole di Cina – Indiana Jones e la tomba inviolata
Questa settimana Isaia Iannaccone ci parla del monumentale lavoro che “un vero Indiana Jones, l’archeologo e sinologo francese Édouard Chavannes (1865-1918), compilò dopo anni di ricerche e di studi”: ovvero la sua traduzione dal cinese di una parte consistente dello Shiji 史记 (Memorie Storiche) di Sima Qian 司马迁 considerato il primo storico del Celeste Impero
Diplomazia a colpi di reperti
Da quando la Cina ha scoperto la cultura della conservazione dei beni storico-artistici il settore è diventato immediatamente laboratorio d’incontro tra il gigante asiatico e il resto del mondo. La tradizione archeologica in Cina si fa risalire al 1921, quando lo svizzero Johan Gunnar Andersson sbalordì la Repubblica popolare ipotizzando che la civiltà cinese avesse origini più occidentali di quanto non si credesse allora. La scoperta stuzzicò la fantasia degli accademici cinesi e da quel momento fino all’istituzione del governo comunista gli studi archeologici furono terreno di proficui scambi con l’estero