Sinoitaliani

Sinosfere – Storie sinoitaliane

In Cina, Cultura by Redazione

Malgrado due anni di pandemia globale abbiano significativamente ridotto i flussi in ingresso (peraltro già in sensibile e continua diminuzione da oltre dieci anni) la popolazione di nazionalità cinese residente in Italia resta la maggiore d’Europa. Sinosfere fornisce alcune coordinate che permettano a chi non conosce il fenomeno migratorio che lega la Cina all’Italia di comprenderne l’evoluzione e le caratteristiche generali.

Quando gli italiani si guardano, smettendola di immaginarsi, si trovano molto più colorati di quanto ricordassero. Notano abitudini a cui non avevano fatto caso in precedenza. Ogni tanto si sorprendono ad aver persino preso abitudini tutte nuove, magari che vengono da lontano. A volte poi, per fortuna sempre più spesso, smettono pure di scrutarsi e invece si avvicinano, si incontrano, e collaborano per costruire una comunità che diventa (con un percorso che di certo per alcuni è più accidentato che per altri) sempre più inclusiva e attenta sia alle differenze che alle vulnerabilità che tali differenze si portano appresso.

A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, l’Italia, che aveva inviato per secoli le sue figlie e i suoi figli a cercare fortuna in ogni angolo del pianeta, è diventata a sua volta una meta migratoria, facendosi casa per tante nuove comunità che si sono nel tempo trasformate in stabili minoranze. Tra le tante minoranze che oggi distinguiamo nella popolazione di questo Paese, quella cinese è tra le più antiche. Cinesi d’Italia e italiani sinodiscendenti, qui riuniti nella definizione ampia e flessibile di sinoitaliani, con le loro storie anche diversissime, sono una parte importante sia della società che della storia italiana, ed è per questo che si è pensato di dedicare loro questo contributo.

Malgrado due anni di pandemia globale abbiano significativamente ridotto i flussi in ingresso (peraltro già in sensibile e continua diminuzione da oltre dieci anni) la popolazione di nazionalità cinese residente in Italia resta la maggiore d’Europa, con complessivi 330.495 residenti. Da tempo, ormai, si tratta di una popolazione che cresce soprattutto grazie alla propria vivace dinamica riproduttiva, grazie alla cospicua componente giovanile (il 43% ha meno di trent’anni) e alla propensione a sposarsi e a far figli tuttora in proporzione superiore alla media italiana. È una popolazione dalla composizione di genere perfettamente equilibrata, sostanzialmente composta da famiglie che ormai contano regolarmente più di due generazioni, con una forte propensione all’imprenditoria: oltre 53.000 cittadini cinesi residenti in Italia, uno su sei, è infatti titolare di un’impresa individuale (e quasi la metà di essi è di sesso femminile). In stragrande maggioranza si tratta di famiglie composte da persone immigrate in Italia nel corso degli anni Duemila e della loro prole, ma che spesso vantano legami famigliari con i precursori della più antica migrazione che abbia interessato il nostro paese nel Novecento, ovvero la migrazione dall’entroterra della città costiera di Wenzhou, nella regione del Zhejiang.

Oggi il volto della minoranza cinese d’Italia è più che mai composito: per filiera migratoria (oltre alla migrazione dal Zhejiang, esistono filiere minori ma nondimeno importanti, come quella dal Nordest della Cina o quelle originarie del Fujian o dello Shandong); per fenomenologia migratoria ed estrazione sociale (all’afflusso di lavoratori con bassi livelli d’istruzione dalle zone rurali del Zhejiang e del Fujian si è progressivamente aggiunto un flusso sempre più consistente di studenti universitari, provenienti un po’ da tutta la Cina); per storia migratoria (esiste una sorta di “aristocrazia sinoitaliana”, composta da lignaggi presenti in Italia ormai da quattro generazioni); per grado di inserimento economico-sociale (accanto a un’ampia e crescente quota di persone perfettamente inserite economicamente e socialmente, con elevata o piena competenza linguistico-culturale, poco più della metà della popolazione cinese d’Italia manifesta tuttora limitata o nulla abilità linguistica e ridotto livello di integrazione socioeconomica); per manifesta volontà di partecipazione alla vita sociale, politica e culturale del paese (è sempre più visibile la minoranza sinodiscendente o sinoitaliana che ha scelto di interagire in modo creativo, volitivo e impegnato nel contesto sociale italiano, cresce l’incidenza dei matrimoni misti… ma restano ancora assai limitate le acquisizioni della cittadinanza italiana, che con numeri inferiori alle 1.500 naturalizzazioni all’anno costituiscono appena l’1,3% del totale).

Sul piano della fascia di reddito e della classe sociale di appartenenza, dei livelli d’istruzione, della capacità di rapportarsi con il mondo dell’impresa, del lavoro e delle istituzioni italiane, la comunità cinese è oggi più stratificata e diversificata che mai. Per questo è importante cercare di rendere giustizia tanto alla complessità del retaggio storico di cui è espressione e della sua lunga – quasi secolare – partecipazione alla vita del paese, quanto alla vitalità e molteplicità di contributi al corpo sociale italiano che incarna presente. Senza dimenticare che, come tutte le diaspore, quella cinese vive in costante, intenso, spesso sofferto rapporto con il “paese degli avi” (zǔguó 祖国), quella Cina che nel medesimo lasso di tempo ha vissuto i suoi momenti più bui, ma anche il suo folgorante riscatto.

Nelle prossime pagine, ci riproponiamo di fornire alcune coordinate che permettano a chi non conosce il fenomeno migratorio che lega la Cina all’Italia di comprenderne l’evoluzione e le caratteristiche generali. proponendo inoltre alcuni approfondimenti scritti da protagoniste e protagonisti di questa storia di contatto e incorporazione, vogliamo offrire anche un punto di vista interno, che ne possa illuminare aspetti solitamente trascurati.

Questo numero doppio di Sinosfere è pensato come un compromesso tra una rivoluzione e un pranzo di gala. I curatori hanno immaginato uno spazio in cui potessero incontrarsi diverse tipologie di testi, alcuni di taglio più accademico, seppur divulgativo; alcune vere e proprie conversazioni svolte attraverso i social network; ricordi ed espressioni creative, veicolate da immagini e video. I materiali raccolti sono stati così tanti e vari che è sembrato opportuno dividerli in due parti, che verranno pubblicate in momenti diversi, ciascuna suddivisa in sezioni: articoli, dialoghi, testimonianze.

Nella sezione che include gli articoli, abbiamo ritenuto importante in prima analisi fornire alcune coordinate quantitative generali sulla presenza di cinesi e sinodiscendenti in Italia e per questo abbiamo chiesto a Eduardo Barberis, sociologo che da anni si occupa di imprenditoria immigrata, di produrre un ritratto di questo tipo.

A seguire, il contributo di Grazia Ting Deng approfondisce alcune dinamiche tratteggiate nel testo di Eduardo, soffermandosi però in particolare sul salto generazionale tra cinesi immigrati e i loro discendenti cresciuti in Italia. Nella sua analisi, Grazia evidenzia sia come l’avvicendarsi delle generazioni abbia un impatto sulla mobilità sociale della minoranza cinese in Italia, ma anche di come il discorso pubblico scivoli talvolta nella mitizzazione dell’avvicendamento generazionale, come fosse di per sé sufficiente strumento di integrazione della minoranza cinese, la quale viene così ritenuta unica responsabile dell’attivazione di tale dinamica.

Il testo di Valentina Pedone, infine, si concentra sull’esplorazione delle soggettività sinoitaliane, a partire dalle loro espressioni letterarie. In questo, si vuole da un lato valorizzare la produzione letteraria dei sinoitaliani, generalmente ignorata persino negli studi specializzati, dall’altro si mira a contestualizzarla all’interno del panorama culturale italiano e ad individuarne alcune tematiche caratterizzanti.

La sezione Dialoghi è da intendersi come uno spazio in cui le voci sinoitaliane possano esprimersi e confrontarsi su alcuni temi individuati insieme ai curatori. In questa prima parte, il dialogo è condotto da Jada Bai e il tema del dibattito riguarda proprio gli spazi di espressione creativa conquistati nella società italiana da cinesi e sinodiscendenti. A questo primo dialogo, segue una breve testimonianza di una giovane studiosa americana di origine cinese, Julie Chen, che ha trascorso un periodo di ricerca in Italia proprio per documentare il rapporto con l’espressione artistica dei cinesi e sinodiscendenti di Prato.

Chiude questa prima parte la sezione Espressioni, in cui viene esplorata la produzione culturale sinoitaliana attraverso alcune opere creative. L’artista e performer Paolo Peng Shuai, il regista Alessandro Xin Zheng e l’artista e fotografa Ai Teng nelle opere qui selezionate indagano emozioni legate alla propria specifica esperienza di vita sinoitaliana.

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Di Brigadoi Cologna e Valentina Pedone per Sinosfere*

**Sinosfere è una rivista che si occupa di cultura cinese, intesa come l’universo molteplice e mutevole delle rappresentazioni che, viaggiando storicamente nel tempo e nello spazio, hanno variamente influenzato i particolari modi di vedere, di parlare e di sentire che informano la vita delle società cinese odierne. Creata da un gruppo di studi di storia e cultura cinese, Sinosfere vuole essere – come meglio si chiarisce in altro luogo – una piattaforma volta a esplorare e una discussione sulle dinamiche socio-culturali cinesi indagando su una logica peculiare che il governano.

 

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