Sinologie – L’ascesa pacifica della Cina nei quotidiani italiani

In Cina, Sinosfere by Redazione

L’elaborato fornisce un’analisi critica del discorso della copertura giornalistica durante le visite di Stato italiane in Cina dal 2004 al 2010.

La presente ricerca affronta la questione dell’ “ascesa pacifica” (heping jueqi 和平崛起) della Cina a partire dal confronto della copertura giornalistica durante delle visite di primi ministri e presidenti cinesi tra il 2004 e il 2010. L’analisi di questi articoli combina l’approccio quantitativo (in riferimento a frequenza e topic) all’approccio qualitativo della Critical Discourse Analysis di Norman Fairclough, al fine di riconoscere le rappresentazioni, le relazioni e le identità, nonché le assenze significative e i valori presupposti.

La strategia dell’ascesa pacifica – ribattezzata in seguito “sviluppo pacifico (heping fazhan 和平发展)” – rappresenta il tentativo di confutare la teoria della minaccia cinese (Zhongguo weixie lun 中国威胁论). Al contempo si cerca di propagare l’immagine positiva di una Cina partecipe della globalizzazione, attore autonomo nella gestione dei problemi e costruttivo negli affari internazionali sulla base dei principi della “fiducia reciproca e del mutuo beneficio (huxin huli 互信互利)” nonché del “cercare un terreno comune pur riservando le differenze (qiutong cunyi 求同存异)”.

I quotidiani utilizzati per verificare questo obiettivo sono stati selezionati nel rispetto dei criteri di reperibilità, di diffusione e di pluralità e includono il Corriere della Sera, la Repubblica, il Giornale, il manifesto e l’Unità per la parte italiana, mentre per la parte cinese sono stati consultati il Renmin ribao 人民日报, il Guangming ribao 光明日报, il Guangzhou Ribao 广州日报, il Nanfang ribao 南方日报 e il Jiefang ribao 解放日报, insieme alle agenzie Xinhua she 新华社 e Zhongguo xinwen she 中国新闻社.

Nel complesso la dimensione dei corpora degli articoli per visita diminuisce dai 160 articoli del 2004 e 183 del 2006 ai 16 articoli del 2008 e 28 del 2010, rispecchiando la portata inferiore dei viaggi. Sul piano qualitativo le testate cinesi si concentrano sugli incontri politici e presentano una forte dipendenza produttiva dall’agenzia statale Xinhua, di cui vengono ripresi i lanci senza interventi sostanziali. In esse il discorso politico si appropria del discorso giornalistico, riproducendo una visione favorevole sulle relazioni bilaterali, da “sviluppare (fazhan 发展)”, da “rafforzare (jiaqiang 加强)” e da “promuovere (tuidong 推动)”. L’enfasi viene posta sui benefici del rapporto, descritto in termini di pieno accordo, mentre vengono ignorate le fonti di potenziale conflitto. Anche quando il giornalista risulta capace di analizzare in maniera critica, a prevalere è comunque questa prospettiva. 

Al contrario, i quotidiani italiani attenuano via via questa immagine idealizzata soprattutto per rispondere alla crescente sensibilità dell’opinione pubblica verso i diritti umani. Posizione che traspare dall’inclusione nella copertura delle dichiarazioni dei protagonisti, degli appelli della società civile e degli editoriali dei giornalisti sul tema. Talvolta, essi sottolineano il contrasto tra i vantaggi materiali economici e il valore morale dei diritti. Per esempio, quando sia Ciampi che Prodi si dicono aperti alla revoca dell’embargo UE sulle armi alla Cina, i giornali ricordano che tali misure sono state introdotte in risposta al massacro di piazza Tiananmen. Inoltre, la stessa crescita economica della Cina viene raccontata con tutte le sue problematiche, tra cui le diseguaglianze sociali e l’inquinamento. I benefici per le imprese italiane risultano bilanciati dai rischi derivanti dalle distorsioni del modello cinese, da fenomeni quali il dumping dei prodotti made in China, nonché dall’incapacità delle PMI di farsi strada nel mercato cinese e della classe dirigente di assumere una visione strategica.

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Di Cheng Hao Xu*

Questa tesi è stata discussa nell’anno accademico 2022/2023 presso l’ Istituto Italiano di Studi Orientali dell’Università di Roma La Sapienza. Relatore: prof. Federico Masini