Sinologie – La diaspora tibetana si schiera con Hong Kong

In Sinologie by Redazione

Le contestazioni pro-decmocrazia iniziate a Hong Kong lo scorso giugno hanno ricevuto la solidarietà anche da parte di Taiwan e di alcune comunità non Han, come la diaspora tibetana e uigure. Manifestazioni di solidarietà sono state organizzate nel mese di agosto a New York, nella strada del consolato cinese. Attivisti del movimento “Students for a Free Tibet” hanno marciato in supporto alle proteste di Hong Kong e a quella che viene vista oltremare come una forma di resistenza per la libertà e la democrazia. Anche la comunità tibetana a Dharamsala, in India, ha manifestato in segno di solidarietà.

Il sostegno mostrato dalla comunità tibetana all’estero per il popolo hongkonghese coincide con un anno di ricorrenze “speciali”, come i sessant’anni di resistenza tibetana al regime della Repubblica Popolare Cinese. Nonostante il mondo della rete ci porti molto facilmente a collegare eventi simili in varie parti del mondo, è opportuno però non ricorrere a facili parallelismi tra il movimento di resistenza di Hong Kong – che è tornata dalla Rpc nel 1997 mantenendo una semi-autonomia – e quello tibetano.

Da quando in Occidente è esplosa la simpatia per la religione buddhista, il Dalai Lama e la sua causa, particolarmente viva negli anni 1980, i Tibetani sono stati spesso rappresentati come un popolo omogeneo, che condivide la medesima storia, la stessa religione, ossia il Buddhismo, e la stessa lingua; le complessità e le diversità linguistiche, etniche e territoriali che caratterizzano quello che viene chiamato il “Tibet” sono spesso passate in un secondo piano. Numerosi sono stati in Europa e negli Stati Uniti gli slogan in favore di un “Tibet libero” lanciati dalla diaspora tibetana. Ma la comunità tibetana nella RPC, istruita nella lingua nazionale e la cui identità si costruisce sempre più in un contesto omologante di matrice Han, può avere la stessa visione e condividere le stesse preoccupazioni?

La scrittrice Tsering Woeser (1966-) appartiene ad una generazione di Tibetani nata negli anni della Rivoluzione culturale (1966-1976) ed istruita in lingua cinese. Woeser ed altri scrittori hanno vissuto la fase post-maoista di “apertura e riforma” caratterizzata da una rivitalizzazione delle caratteristiche nazionali che coinvolge anche le etnie minoritarie, esortate a rinforzare l’unità nazionale cinese. Gli anni 1980 sono anni di fermento politico e artistico per i Tibetani, ma le speranze di autonomia e di autodeterminazione si estinguono tragicamente al termine delle rivolte del 1987 e del 1989 represse dal governo cinese, timoroso di possibili alternative politiche e “derive” separatiste. Ricollegandosi alle ricorrenze “speciali” di quest’anno, a trent’anni di distanza dagli “incidenti” di Tiananmen, la resistenza si riaccende ad Hong Kong e stavolta l’attenzione di Woeser non è rivolta al Tibet, ma al suicidio del giovane Marco Leung, avvenuto lo scorso 14 giugno durante le proteste contro la legge anti-estradizione. Riproponiamo una traduzione della poesia “Girasoli che devono ancora fiorire” (« Reng yao nufang de xiangrikui 仍要怒放的向日葵» ) pubblicata in Kan bu jian de Xizang 看不见的西藏 (Il Tibet invisibile) il 23 luglio.

仍要怒放的向日葵……

唯色
又一个不安的夜晚,那张中式旧凳上 插在玻璃瓶里的,那七朵向日葵 枯萎了,才几天,就枯萎了 枝茎的底部已腐烂,清水变浑浊……

真不甘心啊!是因这反常的夏日 过于凶猛,带着张扬的或隐蔽的杀气 这花期才这么短,这么短?

前些天,在我没去过的地方,一个男子 为失去的自由坠亡,无数同城同命的人赶来 献上一枝枝向日葵,仍要怒放的向日葵……

2019-7-14,北京

Girasoli che devono ancora fiorire
(Woeser)

Un’altra notte inquieta,
Su una vecchia panca cinese
Infilati in un vaso di vetro,
Sette girasoli sono appassiti,
Solo da alcuni giorni son sfioriti
La base dello stelo è già marcia,
l’acqua è diventata torbida….
Senza demordere!
È per questa estate insolita
Eccessivamente violenta,
Che ha una chiara o invisibile aria di morte
Che la stagione dei fiori è talmente breve?
Alcuni giorni fa,
Nel luogo in cui non sono stata, un ragazzo
È morto per la libertà perduta,
Uniti dalla città e dal destino,
Molti son venuti ad offrire girasoli,
Girasoli che devono ancora fiorire…

Testo e traduzione a cura di Valentina Peluso*

**Studentessa in Etudes de l’Asie et ses diasporas presso l’Université de Lyon, Francia. Intraprende nel 2019 il suo primo anno di dottorato con un progetto di ricerca sulla polifonia e le identità tibetane nell’era del Sogno cinese (Zhongguo meng). Il suo caso di studio porta sugli scrittori tibetani sinofoni Alai e Tsering Woeser.