Singapore Connection – caccia ai boss del calcioscommesse mondiale –

In by Simone

L’ebook “Singapore Connection- Caccia ai boss del calcioscommesse mondiale”, edito da Informant, è un reportage investigativo frutto del lavoro di tre anni: Gianluca Ferraris e Antonio Talia conducono il lettore alla scoperta delle strade segrete della metropoli asiatica, tra allibratori clandestini, scommettitori incalliti, e signori della truffa già pronti a truccare il prossimo match. In anteprima su China Files un estratto del libro.
A fine agosto siamo di nuovo a Singapore, e iniziamo dal livello più basso della catena.

Charlie è un singaporiano cinese, viene da una famiglia di piccoli commercianti della zona di Ang Mo Kio e ha solo 24 anni, ma l’impatto delle scommesse sulla sua vita è già stato talmente profondo da comprometterne il futuro. In qualche modo, questo ragazzo occhialuto, beneducato, dallo sguardo vispo, rappresenta il rovescio della medaglia del “modello singaporiano”, una società estremamente gerarchizzata che nei suoi tre decenni al potere il fondatore della patria Lee Yuan Kew ha forgiato sul concetto di meritocrazia. A Singapore –ti dice il governo – il sistema metterà a frutto le tue capacità, il tuo impegno e i tuoi sacrifici consentendoti l’accesso alla migliore istruzione e permettendoti di diventare tutto quello che vuoi, indipendentemente dalle tue origini. Il campo è livellato; come riuscirai a giocartela dipende solo da te. Benvenuti a Singapore, la tecnocrazia definitiva.

Un modello che si applica con qualche eccezione, come ad esempio la famiglia Lee, visto che l’attuale -e peraltro amatissimo- primo ministro Lee Hsien Loong è anche il primogenito di Lee Yuan Kew, l’uomo che in trent’anni ha traghettato l’isola dallo status di nazione emergente a quello di economia tra le più sviluppate di tutta l’Asia. “Comincia che inizi ad appassionarti al calcio, alle partite, alle quote assegnate a ogni singola squadra”, racconta Charlie. “Vuoi essere quello che ne sa di più, che interpreta meglio lo stato di salute di quel team o di quel giocatore e riesce ad azzeccare i risultati. Allora acquisisci la credibilità, e anche un certo rispetto: gli amici vengono a chiederti consigli, iniziate a organizzare delle puntate insieme”.

Puntate illegali, ovviamente, quelle che vengono raccolte per strada o porta a porta dai bookies di quartiere, dato che un ragazzino minorenne alle sale scommesse autorizzate della Singapore Pools non può nemmeno avvicinarsi. “Ero bravo, – ricorda Charlie – e a scuola iniziavano tutti a guardarmi come una specie di mago. Con il mio gruppo di gioco imbroccavamo spesso le giocate giuste. Naturalmente questo significava studiare la scommessa in maniera sempre più approfondita, passare sempre più ore su internet per impadronirsi di meccanismi come l’Asian Handicap o altri ancora più complicati. Poi succede che attiri l’attenzione di certi tizi, il tuo bookie di fiducia ti dice ‘hai un bel giro, tu e quegli altri ragazzi siete in gamba. Perché non inizi a raccogliere le puntate di tutta la tua scuola? Possiamo darti l’esclusiva’”. Charlie accetta, e fa il salto.

È passato dall’altra parte, ora è uno dei quattro o cinque bookie del suo liceo, e guadagna una commissione per ogni scommessa che riesce a raccogliere e portare ai suoi capi. Capi che, di fatto, Charlie non conoscerà mai: “Si fa tutto al cellulare. Ne avevo due o tre, e quasi ogni mese mi veniva assegnata una nuova carta SIM. Io incontravo solamente il mio referente, che raccoglieva il denaro delle puntate e mi consegnava quello delle vincite da distribuire ai miei scommettitori. Tutto il meccanismo è basato sulla fiducia, perché, a chi vince, il denaro viene consegnato in contanti e sempre nei termini concordati. Ma si fonda anche sul silenzio e sul segreto. Il livello superiore a quello del mio contatto, per me, era solo una voce al telefono che di tanto in tanto si faceva viva con qualche istruzione. A volte mi forniva anche qualche dritta, magari come premio per una settimana in cui avevo lavorato particolarmente bene”. Queste “istruzioni” ricevute da una voce senza volto rappresentano la chiave per accedere a un territorio inesplorato, che nella sua breve carriera di bookie Charlie ha lambito molte volte, ma dove non si è mai veramente avventurato: quello delle partite truccate.

“Nessuno mi ha mai detto chiaramente che il risultato di quel match era combinato – racconta – ma dopo qualche tempo, se sei allenato a decifrare i movimenti, puoi intuire che c’è qualcosa di poco chiaro”. A volte, la telefonata ordina di ridefinire le quote immediatamente prima della scadenza del termine fissato per presentarle agli scommettitori. “Avevi l’impressione che magari qualcuno avesse raggiunto un accordo con i giocatori all’ultimo momento?”, domandiamo. Charlie annuisce: “Sì, altrimenti certi movimenti assolutamente irrazionali diventano impossibili da spiegare. Non si spiega come poche ore prima della scadenza molte puntate si concentrassero su risultati improbabili, non si spiega come certe dritte ti consigliassero di scommettere su un punteggio che poi puntualmente si verificava, e non si spiega neanche perché mi ordinassero di ridefinire le quote in tempi così stretti”.

Charlie afferma di poter comprendere se il risultato di una partita è stato combinato semplicemente osservando i flussi delle scommesse aggiornati in tempo reale su internet; una serie di schemi, grafici,diagrammi e colonne che ai non iniziati appaiono illeggibili come formule di astrofisica. O come i caratteri della calligrafia orientale. Con il suo talento sarebbe potuto diventare un brillante operatore di borsa, una di quelle figure che inventano prodotti finanziari e assicurativi, e invece questa strada gli è preclusa, proprio come gli era proibito accedere al livello di chi conosceva in anticipo il punteggio finale: a diciassette anni Charlie viene coinvolto in un’inchiesta della polizia di Singapore che smantella il suo gruppo di bookies, probabilmente avviata grazie alle confidenze di qualcuno che voleva impadronirsi di quel giro.

Come dice Zaihan: “Il tradimento fa parte dell’agenda”. È minorenne, ma il precedente pesa sulla sua fedina, e nonostante i risultati brillanti ottenuti a scuola nessuna delle grandi università dell’isola lo ammetterà mai. Charlie ha smesso. Dice di avere completamente tagliato i contatti col mondo delle scommesse, e al massimo raccoglie ogni tanto qualche puntata tra amici, “tanto ormai non fa più alcuna differenza”. Anche se in postproduzione il suo volto verrà sfumato, durante tutta l’intervista indossa un cappellino da baseball per nascondere la sua capigliatura, che non toglie neanche quando accetta di accompagnarci in un giro della Singapore by night. Orchard Towers, un palazzo di 18 piani in centro città, ospita principalmente uffici, ma dal primo al quinto piano è completamente occupato da bar equivoci, frequentati da prostitute di ogni colore alla ricerca di clienti. “In molti di questi locali si raccolgono scommesse”, racconta Charlie.

Il grattacielo è anche il teatro di uno dei più cruenti casi di cronaca della storia di Singapore: il 7 gennaio 2002 gli addetti alla sicurezza ritrovarono in un’auto parcheggiata nel garage del palazzo i cadaveri in decomposizione dell’autista Kho Nai Guan e della sua fidanzata Lan Ya Ming. La polizia individuò e arrestò i colpevoli (il datore di lavoro delle vittime, il britannico Michael Mc Crea, e Audrey Ong, la sua ragazza singaporiana), anche se il movente della gelosia non ha mai completamente convinto l’opinione pubblica. Il vero piatto forte, però, è Geylang: in nessun altro luogo di Singapore si respira quell’atmosfera di pericolo ed eccitazione, quel continuo fruscio di corpi umani, parole pronunciate a mezza voce e sprazzi di affari loschi così tipico di altre zone del Sudest Asiatico. Certo; il volume di Geylang rimane attutito rispetto a certe zone di Bangkok o Kuala Lumpur, ma in questo reticolo di strade indicate solamente con un numero bisogna muoversi con una certa cautela. Se Singapore è un capolavoro d’ingegneria sociale, sembra quasi che a un certo punto i tecnocrati al governo si siano detti che gli oltre cinque milioni di abitanti della città avrebbero rischiato di esplodere come in una pentola a pressione senza due o tre valvole di sfogo.

A Geylang i ristoranti servono noodles, frutti di mare e yong tau foo tutto il giorno e tutta la notte, e -mentre gli schermi televisivi trasmettono partite europee i cui fischi finali arrivano alle tre del mattino causa fuso orario- gli allibratori clandestini si aggirano nelle vicinanze a raccogliere le puntate. Una certa via laterale stretta tra palazzi a due o tre piani è probabilmente l’unica strada buia della città, un luogo in cui la polizia tollera che le telecamere di sorveglianza vengano sistematicamente disattivate dai papponi malesi o tamil che controllano la zona: qui si intuiscono i volti delle prostitute indiane, cingalesi e pakistane, affacciate dai balconi a fissare i rari occidentali di passaggio. Nei loro occhi si riflette la nostra stessa paura, moltiplicata per mille dalle violenze subite per approdare a Singapore. Nessuna delle donne dei bordelli autorizzati ha mai affrontato niente del genere. Forse.

17 settembre 2013: il dipartimento anticrimine della polizia di Singapore arresta quattordici persone. Sono gli esponenti di spicco dell’organizzazione che dal Sudest asiatico ha guadagnato milioni e milioni di euro truccando le partite dei più importanti campionati di calcio del mondo, fino a provocare un terremoto anche nella Serie A italiana.

Ma la cattura del boss Tan Seet Eng è davvero la fine dell’organizzazione?

L’ebook “Singapore Connection- Caccia ai boss del calcioscommesse mondiale”, edito da Informant, è un reportage investigativo frutto del lavoro di tre anni: Gianluca Ferraris e Antonio Talia conducono il lettore alla scoperta delle strade segrete della metropoli asiatica, tra allibratori clandestini, scommettitori incalliti, e signori della truffa già pronti a truccare il prossimo match. Fino al cuore del meccanismo finanziario che ha messo in ginocchio il calcio moderno.

Nella versione iPad “Singapore Connection” contiene grafici, video a telecamera nascosta, foto, mappe dei luoghi dell’indagine: un nuovo tipo di reportage, per sperimentare gli ultimi confini del giornalismo digitale. Pubblichiamo un estratto dell’ebook, in vendita da oggi in tutti i negozi online.