Se l’esercito è dalla parte di Bo

In by Simone

La drammatica vicenda Bo Xilai, continua a tenere desta l’attenzione del pubblico, nonostante la decisione del Partito di espellerlo da tutte le posizioni e gli incarichi governativi. I suoi legami con l’esercito e con il potente  Zhou Yongkang. E le implicazioni politiche.
Da quando il mese scorso Bo Xilai è stato rimosso da segretario di Partito di Chongqing, si è cominciato a parlare dei suoi legami con le forze di polizia e con l’esercito.

Cinque squadre di ispettori della Commissione militare centrale sono state incaricate di indagare sui rapporti tra Bo Xilai e le alte cariche del Comando militare di Chengdu, responsabile delle truppe dislocate a Chongqing e nelle regioni di Sichuan, Guizhou, Yunnan e Tibet.

In ambienti ben inseriti si vocifera anche che svendesse le terre confiscate durante la campagna per sconfiggere la madia ai membri dell’esercito di liberazione popolare proprio per assicurarsi il loro sostegno per entrare nel Comitato centrale. Ma soprattutto si punta il dito sulle possibili implicazioni di un uomo politico più anziano e ben più potente di lui, che da sempre gli è amico.

Zhou Yongkang
è il Segretario del Comitato centrale politico e legislativo del Pcc ovvero il potente capo degli apparati di sicurezza del paese. È il numero 9 nella nomenklatura cinese, ma sono molti a considerarlo l’uomo più potente del Comitato permanente.

Originario di Wuxi, nel Jiangsu, Zhou è un altro ingegnere che ha saputo aspettare il momento buono per salire nella gerarchia politica cinese. A fine degli anni ’90 diventa segretario del Partito del Sichuan. 

Si mette in mostra per la durezza nel reprimere le proteste tibetane e quelle del Falun Gong e diventa il punto di riferimento per tutto quello che concerne la gestione delle situazioni calde – leggi conflitti etnici e indipendentisti in Cina. Una sua frase è famosa: bisogna stroncare le forze ostili.

Nel 2009 quando c’è da gestire – stroncare –  i disordini etnici dello Xinjiang, la regione occidentale a maggioranza musulmana, Hu Jintao manda lui. Se non avesse avuto successo nel risolvere il problema, il presidente avrebbe bruciato un potenziale nemico. Una strategia win-win.

Ma Zhou riesce e rinsalda anche i legami con Bo Xilai, nella schiera dell’ala di sinistra del Partito, quella che ha una ricetta diversa dall’amministrazione attuale Hu-Wen.

Si dice che Zhou Yongkang, abbia provato a difendere Bo Xilai. E sicuramente questa discussione a porte chiuse aveva accesso la miccia del tentativo di colpo di stato del mese scorso, poi rivelatosi neint’altro che un rumor.

Ma oggi il South China Morning Post torna sul personaggio. “Voci, fatti e fonti interne continua a mettere in evidenza il legame politico tra Zhou e Bo, anche se questo non significa che Zhou fosse personalmente coinvolto in tutti i comportamenti sbagliati di Bo”.

Prima dell’epurazione di Bo Xiliai, Zhou era tra i pochi leader anziani a sostenere aperatamente la campagna “rossa” che Bo aveva intrapreso a Chongqing.

È evidente che si è messa in mostra la battaglia tra chi rimpiange il passato maoista (la fazione di Zhou e Bo) e quelli che vogliono un futuro più democratico e che sono rappresentati da Hu e Wen”, scrive il giornale.

Fonti interne al Partito citate dal South China Morning Post, riportano che Zhou è stato l’unico membro del Comitato permanente a disapprovare il modo in cui è stata gestita la vicenda Bo Xilai. E l’ha fatto in maniera aperta una settimana prima che Bo fosse ufficialmente sostituito nella carica di segretarioo di partito di Chongqing.

L’8 marzo scorso infatti, Zhou Yongkang ha presenziato la sessione ai delegati di Chongqing all’Assemblea nazionale del popolo, che si riunisce una volta all’anno e che è ciò che più simile a un parlamento esiste nell’ordinamento cinese. 

Il numero nove della nomenklatura cinese, in quell’occasione ha lodato pubblicamente i successi raggiunti dall’amministrazione della municipalità di Chongqing, che invece furono negati qualche giorno dopo dal premier Wen Jiabao.

Sempre fonti interne al Partito citate dal South China Morning Post raccontano come lo stesso presidente della Repubblica popolare Hu Jintao stia spingendo non solo per provare l’accusa di omicidio che coinvolge la moglie di Bo, Gu Kailai, ma anche un ampio giro di corruzione che coinvolga la coppia.

Le stesse fonti riportano che la leadership “anche se non ha alcuna voglia di disciplinare Zhou, ha provato a far tacere chiunque abbia provato a difendere la coppia”.

Quest’atteggiamento è evidente anche negli editoriali che ogni giorno si occupano sulla vicenda su media ufficiali come People’s Daily e Xinhua.

Il giornale di Hong Kong cita addirittura una fonte interna al Partito che avrebbe detto che i suddetti editoriali potrebbero avere un riferimento velato al capo della sicurezza”.

Gli analisti politici comunque spiegano che le pressioni che adesso si concentrano su Zhou, non significano affatto che verrà sansionato o espulso prima del suo pensionamento.

Purgare un membro del Comitato permanente del Politburo, infatti – conclude il SCMP – avrebbe un impatto molto peggiore sull’opinione pubblica nazionale e internazionale rispetto all’espulsione di un membro del Politburò. Soprattutto in un momento in cui la leadership sta cercando di gestire la transizione del prossimo ottobre senza appoggiarsi a una personalità carismatica”.

[Scritto per Lettera43]