Potere e immaginari: la Cina vista dall’interno (Prima parte)

In by Simone

Pubblichiamo la traduzione di un articolo tratto dalla rivista in lingua cinese Nanfeng Chuang: una lunga intervista al professor Wang Jisi, preside della facoltà di Relazioni internazionali, dell’Università di Pechino, sull’immagine della Cina all’estero e all’interno del paese. Una riflessione sulla politica internazionale e sulla creazione degli immaginari nell’attuale scenario geopolitico mondiale.

Modellare la Cina: la propaganda straniera è secondaria.

La cosa fondamentale nell’immagine internazionale di un paese è il processo interno che porta alla sua creazione, che non vuol dire essere come altri vogliono che il paese sia. Se la reputazione di un governo nel cuore dei suoi cittadini è molto alta, allora la reputazione di quel governo all’estero è sicuramente buona. La Cina non è il governo del mondo e non è responsabile di tutti (i cittadini del mondo). La Cina è responsabile solo nei confronti dei suoi cittadini.

NFC: dalla fondazione della Repubblica l’immagine internazionale della Cina quali cambiamenti e quali sviluppi ha avuto? Secondo la sua esperienza personale di scambio con persone straniere, come ci guardano e come valutano lo status-quo della Cina oggi?
WJS: Prima dell’apertura, a causa dello stato di chiusura della Cina, gli stranieri non avevano conoscenza dei suoi affari interni ma solo alcune limitate opinioni che derivavano dalla condotta della Cina sulla scena internazionale, oltre alle informazioni (dell’intelligence) che provenivano da Hong Kong e Taiwan. Da allora, la Cina a livello diplomatico supporta le popolazioni del terzo mondo e i loro movimenti per l’indipendenza nazionale; a livello internazionale, molti con orientamenti politici di sinistra, ritengono che la Cina sia un paese che ha il coraggio di dire ciò che pensa, che ha saputo resistere e prendere una strada diversa da quella offerta dal blocco delle due superpotenze americana e russa. Ma la scarsa conoscenza e la mancanza di comprensione dei suoi affari interni fanno anche sì che non poche persone guardino alla Cina con un utopico sentimento romantico. Altri in occidente pensano che la Cina sia una nazione terribile, in grado di mobilitare le masse per raggiungere qualsiasi scopo del governo. E la rivoluzione culturale ha stimolato ancora di più la loro capacità di immaginazione; le guardie rosse, il maoismo, il fanatismo rivoluzionario…tutto ciò è in conformità con le caratteristiche di quegli anni in cui “la nazione vuole l’indipendenza, il popolo vuole la liberazione, le masse la rivoluzione”.

Dopo la metà degli anni 70, con il miglioramento delle relazioni sino-americane l’America arriva in Cina e comincia a rendersi conto che il Partito Comunista Cinese certo non era il mostro dalla terribile apparenza che viveva nella loro immaginazione; la Cina era diversa dall’ostinata e rigida Russia, i cinesi avevano più personalità, senso dell’umorismo e si poteva discutere con loro. Arrivando ad oggi, la gente di tutto il mondo si sorprende e ammira l’estrema velocità della Cina nel realizzare la sua modernizzazione e la sua crescita economica; la Cina oggi è in grado di eliminare la povertà diffusa, di continuare nella costruzione delle infrastrutture su larga scala; il processo di modernizzazione è così veloce: questi sono tutti aspetti apprezzati positivamente da occhi stranieri.

A parte tutto ciò, l’idea che hanno gli stranieri è piuttosto varia: c’è chi crede che quello che mette in pratica la Cina sia il capitalismo con caratteristiche cinesi, oggi nella sua fase capitalistica della prima industrializzazione con tutti gli aspetti negativi che ciò comporta, quali la disparità economica, la mancata protezione dei diritti dei lavoratori e altri; ci sono altre persone che invece credono che il modello cinese attuale sia una creazione del tutto nuova e unica, poiché né il tradizionale capitalismo né il socialismo sono adatti per la Cina.
Secondo i criteri occidentali, il livello di libertà politica in Cina non è soddisfacente ma la Cina, in campo economico, sociale e in altre sfere, offre degli spazi in cui il livello di libertà è certo, in questo modo la libertà e il controllo convivono. L’attuale sistema politico inoltre è necessariamente correlato alle conquiste economiche ottenute; in merito a ciò le opinioni dall’estero sono diverse. Ci sono persone che lanciano critiche acute al sistema cinese, ma ce ne sono anche altre che esprimono consenso e ammirazione. In altre parole, le valutazioni degli stranieri sullo status quo in Cina sono diverse; queste nascono anche sulla base di posizioni personali e dare un giudizio è difficile se si vuole includere tutto, è difficile riassumere tutto in uno o due punti di vista.

Tra gli americani, le posizioni nei diversi strati della società sono pure variabili: il mondo economico spera che la Cina mantenga questa separazione tra la politica e l’economia, all’interno della quale fare affari risulta più conveniente; nel mondo politico invece intervengono spesso anche considerazioni di carattere ideologico. Ma una cosa è certa: i tempi sono già cambiati e in un’epoca in cui la costruzione dell’economia è al centro, quello che interessa maggiormente agli stranieri sono le influenze che la crescita della Cina ha sul mondo, così come il condizionamento sugli interessi degli altri paesi che la politica interna di questa può causare.

NFC: in questo processo, cosa è che determina il potere di tale trasformazione? Alcune persone ritengono che l’immagine internazionale della Cina sia determinata dalle necessità dell’occidente, per esempio dopo la Rivoluzione Culturale, mentre in Cina si negavano dei problemi che erano ancora da risolvere, in occidente nascevano esigenze derivate dalla Guerra Fredda. Tali esigenze modellarono l’immagine cinese molto bene; d’altra parte, dopo la fine della Guerra Fredda l’occidente non aveva più bisogno della Cina, sebbene questa stava raggiungendo risultati grandiosi in campo economico, il discorso (all’ONU) sulla “minaccia cinese” causò un grande clamore. È d’accordo con questa posizione?
WJS: la forza dello sviluppo dell’immagine internazionale della Cina sta negli enormi cambiamenti che sono avvenuti in Cina in questi anni. Si dice che le cause esterne hanno effetto sulla base delle cause interne, la situazione della Cina è cambiata, così, naturalmente, cambia anche il modo degli stranieri di valutare la Cina. In parte sono d’accordo con quanto dici. Il trattamento che ogni Stato riserva ad un altro nasce dalle esigenze proprie di quello Stato. Il punto di vista dal quale l’occidente guarda alla Cina non è particolare, e la Cina non fa eccezione da questo punto di vista. Per esempio, prima consideravamo molto l’Unione Sovietica, specie in seguito alla posizione e dalle necessità createsi con l’opposizione all’egemonismo, ma ciò non voleva dire seguire oggettivamente e completamente tutte le politiche che la Russia attuava; la Cina considera anche l’economia e la politica dell’America e quelle dei paesi in via di sviluppo, ed è sempre stato così, le valutazioni sono sempre formulate sulla base dei bisogni politici e degli interessi di un paese in un determinato momento.

Per quanto riguarda l’occidente, la sostanziale revisione nella politica interna cinese negli anni ottanta, in qualche modo attesa, fece ottenere alla Cina un’immagine molto buona all’estero; negli anni novanta si sviluppò la tendenza a rafforzare il controllo su ogni aspetto del paese; allo stesso tempo, progressivamente, vennero fuori gli effetti negativi della violenta globalizzazione e l’immagine della Cina è andata complicandosi naturalmente.
Perciò, secondo me, nell’immagine che un paese ha a livello internazionale, la cosa principale è il processo che porta all’auto-determinazione della sua identità, della sua propria immagine, perché questo paese sta cambiando sotto ogni aspetto, pertanto anche la valutazione dall’estero cambia; e ciò non significa che si deve essere come gli altri dicono che si dovrebbe essere.
La pericolosità di questo modo di pensare sta nel fatto che il diritto di un paese a modellare la propria forma potrebbe essere totalmente consegnato all’occidente. A causa di ciò, oggi in Cina anche le cose fatte bene non sarebbero più utili, si potrebbero anche non fare.

[Continua]