Il più grande detective della Cina del VII secolo, è alle prese con un intricato caso di omicidio nel distinto ambiente dei letterati. Dalle sublimi vette della poesia agli abissi delle passioni più torbide, un’indagine che si addentra nella cultura e nel folclore della Cina Tang del VII secolo. China Files vi regala un estratto di Poeti e assassini (per gentile concessione della casa editrice O barra O).
«L’anatra affumicata era eccellente» dichiarò il magistrato Lo passandosi le mani sul ventre arrotondato. «Però negli zampetti di maiale hanno messo troppo aceto. Troppo per i miei gusti, almeno.» Il giudice Dee era adagiato confortevolmente sulla soffice imbottitura del comodo palanchino del suo collega che li stava riportando dal Palazzo del Governo al tribunale. Si lisciò la bella barba nera e disse: «Può darsi che tu abbia ragione a proposito degli zampetti di maiale, Lo, ma c’erano tante altre squisitezze! È stato un banchetto davvero sontuoso. E ho avuto l’impressione che il Prefetto sia un uomo capace, informato a fondo della situazione del distretto. Ho trovato davvero istruttivo il suo compendio dei risultati della nostra riunione».
Il magistrato Lo soffocò un piccolo rutto, portandosi educatamente la mano grassoccia alla bocca. Poi arricciò all’insù le punte dei baffetti che adornavano la sua faccia rotonda. «Istruttivo, certo, ma anche piuttosto noioso. Santo cielo, non ti pare che faccia troppo caldo qui dentro?» Spinse all’indietro il copricapo da magistrato di velluto nero con le alette, per dar sollievo alla fronte sudata. Sia lui che il giudice Dee indossavano l’elaborato abbigliamento da cerimonia di broccato verde, com’era d’obbligo alla presenza del Prefetto, il loro immediato superiore. Erano usciti in una bella e fresca mattina di autunno, ma in quel momento i caldi raggi del sole all’apice del suo corso parevano martellare sul tetto del palanchino. Lo sbadigliò.
«Be’, adesso che la riunione ufficiale si è conclusa, Dee, possiamo volgere la nostra attenzione a cose più piacevoli! Ho studiato nei minimi particolari un programma speciale per i due giorni in cui mi onorerai della tua presenza in casa mia, fratello maggiore! E vedrai, sarà un programma coi fiocchi, anche se non dovrei essere io a dirlo!» «Detesto approfittare della tua ospitalità, Lo! Per favore, non disturbarti per me. Io posso distrarmi con i libri della tua splendida biblioteca, e inoltre…»
«Amico carissimo, non credo proprio che avrai tempo bastante da dedicare alla lettura!» Lo tirò le tendine che chiudevano la portantina. Stavano passando per la strada principale e il magistrato indicò con la mano le facciate dei negozi, gaiamente decorate con lampioni multicolori di tutte le forme e dimensioni. «Domani è la festa di Mezzo Autunno! Daremo inizio alle celebrazioni questa sera stessa, con una cena. Avremo pochi ospiti, ma davvero scelti!»
Il giudice Dee sorrise educatamente, ma l’accenno del collega alla festa di Mezzo Autunno gli aveva destato nel cuore un palpito d’improvvisa nostalgia. Ancor più di tutte le altre numerose festività del calendario, quella era una festa di famiglia, presieduta dalle donne e con una parte importante riservata ai bambini. Il giudice si era ripromesso di celebrarla a Poo-yang nell’intimità della sua cerchia familiare. Invece il Prefetto gli aveva ordinato di restare per due giorni a Chinhwa, così da tenersi a portata di mano se il suo superiore avesse ritenuto opportuno avere con lui qualche altro colloquio, visto che lui stesso sarebbe partito alla volta del capoluogo della provincia la settimana seguente.
Il giudice Dee sospirò. Avrebbe tanto preferito ritornare subito a Poo-yang, non solo a causa della festa ma anche perché nel suo tribunale si stava giudicando un complicato caso di frode che avrebbe voluto seguire personalmente. Proprio per quello aveva deciso di venire solo a Chin-hwa, lasciando a Poo-yang il suo fido consigliere, il sergente Hoong, e i suoi tre luogotenenti, in modo che fosse loro possibile raccogliere tutti i dati necessari per il giudizio finale. «Ehm… che cosa stavi dicendo?»
«Parlavo dell’accademico Shao, carissimo! Ha acconsentito a onorare la mia meschina abitazione della sua presenza!» «Vuoi alludere all’ex presidente dell’Accademia? All’uomo che fino a poco tempo fa vergava tutti i più importanti editti imperiali?» Il magistrato Lo sorrise soddisfatto. «Proprio a lui! Uno dei massimi scrittori del nostro tempo, sia in poesia che in prosa. Sarà dei nostri anche il Poeta di Corte, l’onorevole Chang Lan-po.» «Santo cielo, un altro nome illustre! Davvero non dovresti dare a te stesso l’umile appellativo di dilettante, Lo! Il fatto che questi famosi poeti vengano a farti visita prova che tu…»
Il suo grassoccio collega lo interruppe alzando una mano. «No, no, Dee, non è per me una simile fortuna! Si tratta di un puro caso! L’Accademico si trova da queste parti sulla via del ritorno alla capitale; e Chang, che è nativo di Chinhwa, è venuto apposta per inchinarsi davanti all’altare dei suoi antenati. Ora, come sai, il tribunale di qui, inclusa la mia residenza ufficiale, in origine era un principesco palazzo d’estate: apparteneva al famigerato Nono Principe che vent’anni fa aveva capeggiato una cospirazione per usurpare il trono. Ci sono perciò diversi cortili separati e giardini deliziosi. I due distinti gentiluomini hanno accettato il mio invito solo perché hanno pensato che sarebbero stati più a loro agio in casa mia che in un albergo!»
«Sei troppo modesto, Lo. Shao e Chang sono uomini dai gusti estremamente raffinati: non avrebbero mai accettato l’invito a essere tuoi ospiti se non nutrissero un’autentica ammirazione per la tua elegante vena poetica. Quando arriveranno?» «Dovrebbero essere già lì, fratello maggiore! Ho ordinato al mio maestro di casa di servire loro il pasto di mezzogiorno nel salone principale, mentre il mio consigliere mi ha sostituito come anfitrione. Ma ormai siamo quasi giunti.» Aprì del tutto le tende. «Diamine, ma cosa sta facendo qui Kao?»
Sporse la testa dal finestrino e gridò al capo dei portatori: «Fermatevi!». Immediatamente il palanchino venne deposto a terra davanti alla porta principale del tribunale. Il giudice Dee vide attraverso il finestrino un gruppo di persone dall’aria smarrita che si erano radunate sulla vasta scalinata tenendosi più vicine che potevano l’una all’altra. C’era un uomo elegantemente vestito, con una sopravveste nera e una tunica azzurra, che riconobbe per Kao, il consigliere di Lo. Ce n’era un altro alto e magro che portava una giacca corta marrone dal bordo nero e calzoni analoghi, con un elmo di metallo laccato di nero dal quale pendeva una lunga nappa rossa: doveva essere il capo delle guardie. Altri due parevano semplici cittadini.
Tre agenti si tenevano un po’ in disparte; indossavano la medesima uniforme del loro capo, ma i loro elmi erano privi di nappa. Intorno alla vita portavano sottili catene avvolte dalle quali pendevano ceppi e manette. Kao discese in fretta la scalinata e s’inchinò profondamente davanti al palanchino. Il magistrato Lo chiese con voce secca: «Che cosa succede, Kao?». «Mezz’ora fa il maggiordomo del signor Meng, il mercante di tè, è venuto a denunciare un assassinio, signore. Il signor Soong, lo studente che ha preso in affitto il cortile del retro della residenza di Meng, è stato trovato con la gola tagliata. Tutto il suo denaro risulta rubato. Il delitto pare sia avvenuto nelle prime ore di questa mattina, signore.»
«Un assassinio alla vigilia di una festa! Si è mai vista una sfortuna più terribile?» brontolò Lo all’orecchio del giudice Dee. Quindi domandò a Kao, con aria preoccupata: «Che ne è stato dei miei ospiti?». «Sua Eccellenza l’Accademico Shao è arrivato subito dopo la vostra uscita, signore, seguito di lì a poco dall’onorevole Chang. Ho accompagnato i signori nei loro appartamenti formulando le mie scuse per l’assenza di Vostro Onore. Proprio mentre stavano accomodandosi per il pasto di mezzogiorno è comparso il custode Loo. Dopo aver mangiato, i tre signori si sono ritirati per il sonnellino pomeridiano.»
«Benissimo, ciò significa che posso recarmi subito a ispezionare la scena del delitto. Ho tutto il tempo di dare il benvenuto ai miei ospiti una volta che si saranno alzati. Kao, manda avanti il capo delle guardie con un paio di agenti a cavallo. Stiano attenti a che nessuno si permetta di far confusione nei dintorni, capito? Hai avvertito il medico legale?» «Sì, signore. Ho anche preso dagli archivi la pratica relativa alla vittima e al suo padrone di casa, il mercante Meng.» Dalla manica tirò fuori un fascio di documenti ufficiali che porse rispettosamente al magistrato.
«Buon lavoro! Tu resta qui in tribunale, Kao. Guarda se per caso è arrivato qualche messaggio importante e sbriga le incombenze abituali.» Il capo del portatori era tutt’orecchie. Gli gridò con asprezza: «Conosci la casa del signor Meng? Dici che è nei pressi della porta orientale? Benissimo, muoviamoci all’istante!».
*Robert van Gulik (Olanda, 1910-1967). È considerato il vero scopritore del giallo cinese. Trascorre l’infanzia a Giava, si specializza in sinologia all’Università di Leiden e, dopo aver conseguito il dottorato in Filosofia a Utrecht, intraprende la carriera diplomatica in India, Cina, Giappone, Malesia, in Africa e negli Stati Uniti. Tornato in Cina nel 1943, sposa una ragazza di una nobile famiglia di mandarini. “Un uomo occidentale con il cuore orientale”: fine sinologo e scrittore, calligrafo, musicista e antropologo, conosce alla perfezione il sanscrito, il giapponese e il cinese. Oltre ai suoi numerosi romanzi gialli, ha lasciato alcuni importanti studi sulla civiltà cinese tra i quali Erotic colour prints of the Ming period e La vita sessuale nell’antica Cina (Adelphi).