Ora d’aria per Liu Xiaobo

In by Simone

A Liu Xiaobo è stato concesso di tornare a casa per piangere la morte del padre. A un anno dal conferimento del Nobel per la pace, gli è stato concesso di abbracciare il fratello. La libertà vigilata è durata mezz’ora, in cui non ha potuto però vedere su moglie, agli arresti domiciliari da ottobre scorso.
Al Nobel per la Pace 2010, Liu Xiaobo, che sta scontando undici anni di reclusione con l’accusa di sovversione, è stato permesso di uscire di prigione brevemente il mese scorso per piangere la morte di suo padre. È quanto dichiarato dal fratello al South China Morning Post: “è stato a casa mezz’ora”, hanno raccontato i famigliari.

A Liu  è stato permesso di visitare la propria famiglia sette giorni dopo la morte del padre, come vuole la tradizione cinese. Prima di questa inaspettata “clemenza”, ai suoi fratelli era stata permessa una visita alla prigione di Jinzhou, nel Liaoning. “Lo abbiamo trovato bene”, ha detto Liu Xiaoxuan.

Secondo il Centro di informazione per i diritti umani di Hong Kong, si tratta del primo contatto tra Liu Xiaobo e la famiglia dopo un anno esatto dalla sua incarcerazione. Sua moglie, Liu Xia, lo aveva visitato il 10 ottobre scorso, due giorni dopo il riconoscimento del Nobel.

Liu Xia è da allora agli arresti domiciliari, in isolamento totale. Ha il telefono staccato, non ha connessione internet, non può ricevere alcuna visita e deve essere scortata dalla polizia ogni volta che esce di casa. Liu Xiaoxuan ha detto al South China Morning Post che a Liu Xia sarebbe stato consentito di vedere solo due volte in un anno la propria famiglia, mentre si sarebbero aperte delle possibilità per vistare il marito in carcere nei prossimi giorni.

La notizia della breve visita domiciliare di Liu Xiaobo è arrivata appena quattro giorni prima dell’anniversario del suo premio Nobel per la Pace. Il Comitato del Nobel aveva premiato Liu Xiaobo “per la sua lunga lotta non violenta per i diritti umani fondamentali”, scatenando la reazione di Pechino su molti altri attivisti e dissidenti locali.

Jean-Philippe Beja, ricercatore presso il Centro per gli Studi Internazionali di Parigi ha specificato al South China Morning Post, come la possibilità di visitare la propria famiglia, sia stato “un bel gesto umanitario, confuciano” da parte delle autorità. Non bisogna però dimenticare la realtà: Liu Xiaobo è ancora in carcere e sua moglie agli arresti domiciliari. [SPi] [Foto credits: picasaweb.google.com]