Oggi in Cina – Xinjiang, ucciso imam pro Pechino

In by Gabriele Battaglia

Ucciso l’imam di una moschea di Kashgar: era considerato una figura pro Pechino. L’intellettuale uiguro Ilham Tohti formalmente incriminato per separatismo. Il Fondo monetario internazionale mette in guardia la Cina dalle possibilità di "hard landing" dell’economia. Sospetto uxoricidio per Zhou Yongkang. XINJIANG: UCCISO IMAM DI KASHGAR

L’imam della moschea Id Kah di Kashgar, la più grande dello Xinjiang, è stato assassinato. Jume Tahir, 74 anni, considerato figura pro Pechino, ex membro dell’Assemblea del Popolo e vice presidente dell’Associazione Islamica Cinese, è stato ucciso di fronte alla moschea alle 7 di mercoledì, immediatamente dopo la preghiera del mattino.

L’uomo si era sempre schierato con la versione del governo, che accusa “elementi separatisti all’estero” per le tensioni e violenze in Xinjiang. Gli omicidi sarebbero tre uiguri “influenzati da dottrine religiose fondamentaliste, che volevano mettersi in mostra commettendo il crimine”, riporta Xinhua. Due sono stati abbattuti dalla polizia, e uno arrestato, dopo che avevano attaccato con coltelli e mannaie gli agenti accorsi sulla scenda del crimine.

L’omicidio arriva due giorni dopo i disordini di Yarkand, nella prefettura della stessa Kashgar, in cui sarebbero rimaste uccise decine di persone.

TOHTI FORMALMENTE INCRIMINATO

“Separatismo” è l’accusa formale notificata a Ilham Tohti, l’intellettuale uiguro agli arresti da gennaio, che sarà processato da una corte di Urumqi, nello Xinjiang. Tohti ha sempre negato le accuse ed è considerato internazionalmente una figura di mediazione tra l’etnia musulmana e turcofona di cui fa parte e la componente han della società cinese. Il suo avvocato denuncia irregolarità nel procedimento penale, dicendo di non avere avuto tutta la documentazione necessaria alla difesa.

FMI – CHI VA PIANO…

Il Fondo Monetario Internazionale avverte la Cina: riforme strutturali o rischio di “hard landing” entro il 2020. Secondo il Fmi, la Cina dovrebbe rallentare oggi per tenere alta la crescita domani: non perseguire il tasso del 7,5 previsto per la fine di quest’anno se questo significa puntare ancora tutto sugli investimenti e sul “credito facile”, invece che su un generale riordino dell’economia.

In pratica, la stanza dei bottoni del capitalismo globale chiede di ridurre sempre più la presenza dello Stato nell’economia e di evitare stimoli governati dall’alto, che non fanno che sovvenzionare settori inefficienti; altrimenti, dopo una prima impennata a breve termine, il tasso di crescita potrebbe attestarsi tra il 2,5 e il 4 per cento entro il 2030.

ZHOU UXORICIDA?

La vicenda dell’ex zar della sicurezza cinese sotto inchiesta, Zhou Yongkang, potrebbe trasformarsi in un altro polpettone pop-giudiziario, dopo quello che ha segnato i destini dell’ex leader di Chongqing Bo Xilai e di sua moglie Gu Kailai, accusati e poi condannati per l’assassinio del faccendiere britannico Neil Heywood.

I media di Stato hanno rispolverato infatti vecchie dicerie secondo cui Zhou avrebbe ucciso la sua prima moglie. La signora Wang Shuhua, che la rivista economica Caixin definisce una donna “semplice e non sofisticata” morì nel 2000 in un misterioso incidente stradale, lasciando Zhou libero di risposarsi con una affascinante conduttrice televisiva di 28 anni più giovane di lui.

Accuse di “serie violazioni disciplinari” (leggi “corruzione e abuso di potere”) sono state ufficializzate in settimana contro Zhou, che si troverebbe agli arresti domiciliari dallo scorso autunno. 

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