Oggi in Cina – La guerra all’inquinamento

In by Gabriele Battaglia

Oltre 700 organizzazioni impegnate nella difesa ambientale potrebbero decidere di avviare una class action. Raddoppia il commercio tra Cina e America latina: tra dieci anni toccherà la soglia dei 500 miliardi di dollari. Spese pazze per la polizia di Wenzhou per trojan da sorveglianza. LA GUERRA ALL’INQUINAMENTO

Ci sono circa 700 organizzazioni che difendono l’ambiente che potranno organizzare class action.

Una decisione senza precedenti resa nota ieri dalla Suprema corte del popolo che aggiunge che i casi relativi alla difesa dell’ambiente d’ora in poi saranno gestisti dalle corte intermedie piuttosto che da quelle locali, spesso troppo occupate a salvaguardare gli interessi delle industri locali.

L’onere della prova inoltre sarà a carico della difesa e le corti avranno a disposizione uno strumento simile alle nostre ingiunzioni per fermare i casi di inquinamento.

La Cina ha dichiarato “guerra all’inquinamento” (sic) a marzo scorso. Il mese successivo veniva emendata per la prima volta dopo 25 anni la legislazione in materia e il ministero rivelava che quasi il 20 per cento dei terreni coltivati era pesantemente inquinato, ponendo di fatto fine al segreto di stato dietro cui si era fino ad allora trincerato.

Meno di una settimana fa, una sentenza storica: multa di 21,6 milioni di euro a sei aziende accusate di aver scaricato materiale altamente inquinante nei fiumi.

RADDOPPIA IL COMMERCIO CON L’AMERICA LATINA 

La bilancia commerciale tra Repubblica popolare e America Latina arriverà a 500 miliardi di dollari in dieci anni. Ovvero raddoppierà Così le dichiarazioni ufficiali in apertura dei due giorni di incontri che vedranno ministri e presidenti d oltre 30 stati sudamericani e caraibici confluire a Pechino.

La cooperazione tra queste due parti di mondo sarà significativa a livello geopolitico, anche perché il Sud America è sempre stato considerato territorio di influenza statunitense.

SE I GOVERNI LOCALI USANO TROJAN PER CONTROLLARE I CITTADINI 

Un ufficio di polizia di Wenzhou, metropoli a sud est della Cina, ha speso oltre 20mila euro nell’acquisto di virus e device che possano installarli. Lo rende noto Liu Hu, giornalista del Changjiang Times.

Era nelle pagine del bilancio pubblicato sul sito ufficiale della Zona economica speciale di Wenzhou. Il pdf continua a circolare in rete, ma è stato rimosso dal sito. I virus acquistati sono in grado di sbloccare illegalmente gli smartphone che girano su sistemi Android e monitorare in tempo reale chiamete, messaggi di testo e foto.