Oggi in Cina – E venne il gaokao

In by Gabriele Battaglia

Il Pcc del Guangdong ha deciso di avviare una campagna per scoraggiare l’aumento di "funzionari nudi", cioè coloro che spediscono la famiglia all’estero. Giorno di gaokao, l’esame per l’accesso alle università, con circa 9 milioni di studenti coinvolti. L’incontro diplomatico India-Cina, la diplomazia del gas naturale Cina-Russia-Giappone e la tenuta della crescita cinese. E VENNE IL GIORNO DEL GAOKAO

Come ogni anno, arriva puntuale come la morte (magari di fatica) il gaokao, l’esame che sconvolge le famiglie cinesi perché sancisce l’accesso dei propri figli (in genere “unici”) all’università. Il futuro del pargolo e dell’intero clan è appeso a questo evento, perché un buon risultato può aprire le porte dei migliori istituti del Paese. Gli studenti investono grandi quantità di tempo e di energia e ogni anno le cronache si riempiono delle solite storie di insonnia, crisi di nervi e pianti.

Il gaokao è una tradizione antica che fu sospesa durante la "rivoluzione culturale" (1966-1976) e quindi ripresa dal 1977. Il numero di esaminandi ha raggiunto il suo picco di 10,5 milioni nel 2008, poi il calo, soprattutto per ragioni demografiche. Quest’anno sono 9,39 milioni, cioè 270mila (3 per cento) in più rispetto al 2013. 

È il primo aumento in cinque anni. Di questi, circa 6.980.000 saranno ammessi all’università, secondo il piano del governo cinese. Ma il punto è soprattuto la precedenza per accedere ai migliori istituti. Così, le autorità cinesi si raccomandano rispetto alla "correttezza" delle valutazioni

LA CINA FA VISITA A MODI

India e Cina si sono concentrate soprattutto sul potenziamento dei legami economici, nei primi colloqui formali tra i due Paesi – che insieme totalizzano oltre un terzo della popolazione mondiale – da quando il Primo ministro Narendra Modi ha preso il potere a Nuova Delhi il mese scorso.

La ministra degli Esteri indiana Sushma Swaraj ha incontrato il suo omologo cinese Wang Yi nella capitale dell’India, in un colloquio durato tre ore. Secondo le dichiarazioni ufficiali, si è parlato di un aumento degli investimenti cinesi nei parchi industriali indiani. Nessuna menzione di temi più politici, come i problemi di frontiera o la questione dei tibetani in India.
L’impressione è che nei rapporti bilaterali valga soprattutto il modello “win-win” alla cinese: facciamo business e, se cresceremo economicamente insieme, anche le questioni politiche si risolveranno automaticamente.

GAS PER TUTTI

Per una volta, la Cina sembra aver fatto un favore al Giappone. Con l’epocale accordo sulla fornitura trentennale di gas russo siglato il mese scorso, Pechino potrebbe infatti assicurare la sicurezza energetica anche a Tokyo. Il punto è che, sbloccando nuove forniture di gas, il patto farà presumibilmente scendere i prezzi in tutta l’Asia, dando così enormi benefici al Giappone, che è il maggior compratore mondiale di gas liquido. Anche Corea del Sud e Taiwan drizzano le orecchie.

L’accordo, firmato il 21 maggio, sancisce un enorme spostamento dei flussi di energia da ovest a est, tant’è che si parla della “nascita di Eurasia”, intaso come nuovo gigante saldamente interconnesso sia a livello economico sia a livello politico. A partire dal 2018, 38 miliardi di metri cubi annui di gas saranno trasportati in Cina attraverso un nuovo gasdotto che partirà dai giacimenti siberiani. Di un eventuale prolungamento o comunque della relativa vicinanza potranno beneficiare anche altre economie asiatiche.

La Cina ha un grande bisogno di gas, ma il Giappone non è da meno, in quanto le sue utilities pagano i prezzi più alti del mondo. Tokyo compra circa un terzo delle spedizioni di GNL a livello mondiale e l’anno scorso ha speso 70 miliardi dollari per sopperire alla domanda di energia successiva allo spegnimento dei reattori nucleari post-Fukushima.
Nessuno si è mai chiesto come mai Tokyo non abbia mai aperto bocca sulle vicende ucraine?

FUNZIONARI NUDI” NEL MIRINO

No, non sono quelli che fanno le orge e poi le postano su Weibo (è successo pure questo), bensì quelli che esportano l’intera famiglia all’estero, spesso con capitali al seguito. 
Li chiamano “funzionari nudi” perché, così facendo, sembrano non avere né ricchezze né famiglia, dando un’idea di sacrificio e frugalità. Ora, il Partito comunista del Guangdong – la provincia più ricca della Cina – ha scoperto che più di 1.000 suoi dipendenti hanno coniugi o figli che vivono all’estero e la leadership intende sradicare la pratica perché la considera legata alla dilagante corruzione.

Non è al momento illegale, ma da tempo si cerca di scoraggiarla. Le autorità hanno così detto ai locali “funzionari nudi” di scegliere: riportate la famiglia a casa, lasciate il lavoro o vi beccate una retrocessione professionale. Le nuove misure giungono dopo una ricerca interna durata due mesi.

LA DOMANDA NON DECOLLA

È sulla domanda interna che sorgerà il nuovo modello economico cinese. Ma le più recenti statistiche ufficiali innescano rinnovati dubbi sulla stabilità della crescita. Si è verificato infatti un notevole calo delle importazioni, che segnala a sua volta proprio la debolezza della domanda interna. I dati sono abbastanza clamorosi: le importazioni sono diminuite dell’1,6 per cento in maggio rispetto a un anno fa, mentre gli analisti avevano previsto un aumento del 6 per cento.

Ci si preoccupa, nonostante un aumento del 7 per cento anno su anno delle esportazioni. Queste ultime rappresentano però il vecchio modello export-oriented, che non fa che riprodurre gli squilibri di lungo periodo della crescita cinese. Adesso, c’è chi pensa che il tasso di crescita a fine anno sarà inferiore al 7,5 per cento previsto: potrebbe aggirarsi sul 6,8.

[Foto credit: chinanews.org]