Oggi in Cina – Democrazia e terrorismo

In by Simone

Mentre ad Hong Kong gli studenti danno inizio alla settimana di boicotaggio delle lezioni a favore della democrazia, nello Xinjiang – ancora in attesa della sentenza a Tohti – esplosioni coordinate farebbero pensare a un nuovo attacco terroristico. E ancora la posizione di Pechino sui cambiamenti climatici e la democrazia vista da Xi Jinping, uno strumento che deve tornare "utile" per raggiungere altri obiettivi.

HONG KONG – UN MARE BIANCO PER LA DEMOCRAZIA
Migliaia di studenti universitari vestiti di bianco sono confluiti alla Chinese University di Hong Kong. Gli studenti di almeno 14 università e college di Hong Kong hanno proclamato una settimana di boicottaggio delle lezioni a partire da oggi. Per le elezioni del 2017 la Repubblica popolare garantisce il suffragio universale ma prova ad imporre un filtro sui candidati. Potranno presentarsi solo quelli “patriottici” (cioè filo-Pechino).

ESPLOSIONI IN XINJIANG
Almeno due persone sono rimaste uccise e molte altre ferite domenica sera, in una serie di esplosioni che si sono verificate nella irrequieta regione occidentale cinese dello Xinjiang, riportano i media di Stato. Le esplosioni hanno colpito almeno tre luoghi nella contea di Luntai, alle 17:00 di domenica, comunica il portale di notizie Tianshan, gestito dal governo regionale. Il rapporto non ha identificato le esplosioni come atti di terrorismo, anche se dalla descrizione sembrerebbero un attacco coordinato. Intanto la corte Suprema del Popolo e il ministero della Pubblica Sicurezza hanno diffuso le linee guida che faranno da base per la prima legge antiterrorismo cinese, prevista per fine anno.

EMISSIONI CINESI
L’anno scorso, la Cina ha superato l’Unione Europea nei livelli di emissioni inquinanti pro capite per la prima volta, contribuendo a un nuovo record dei gas serra a livello mondiale. Lo dice una ricerca inglese. Qualche anno fa, la Cina aveva già superato gli Usa come emissioni complessive, ma nelle dispute sulle misure anti-global warming, Pechino ha sempre sostenuto la tesi secondo cui le emissioni pro capite dell’Occidente superano di gran lunga quelle cinesi e quindi sono Usa ed Europa a dovere per primi adeguarsi a misure anti-inquinamento. Sia Usa sia Cina non hanno mai aderito al protocollo di Tokyo e procedono con misure unilaterali, in ordine sparso. Non riconoscendo le responsabilità dello sviluppo capitalista nella questione clima (Naomi Klein), su entrambe le sponde del Pacifico va molto di moda il “mercato delle emissioni”, cioè la soluzione compatibile con quel modello. Venerdì, Pechino ha diffuso il proprio piano nazionale 2014-2020 per combattere il cambiamento climatico, che prevede proprio l’istituzione di un mercato dei crediti carbonio nazionale entro il 2016 (per ora esistono progetti locali) e il taglio del 50 per cento delle emissioni nell’industria, rispetto al livello del 2005.

LA DEMOCRAZIA DI XI
“La democrazia non è solo definita dal diritto delle persone di votare in una elezione, ma anche dal diritto di partecipare alla vita politica su base quotidiana”, ha detto il presidente cinese Xi Jinping alle celebrazioni per il 65esimo anniversario della Conferenza Politica Consultiva, uno dei due rami del “parlamento” cinese. “La democrazia non è una decorazione […] ma serve a risolvere i problemi della gente”, ha affermato Xi, secondo l’agenzia Nuova Cina. Sembra di scorgere, in queste affermazioni, traccia del dibattito in corso nel modo politico e accademico cinese: si punta a una democrazia sostanziale e soprattutto “utile”; non valore in sé, bensì strumento per conseguire più alti obiettivi, come la crescita “armoniosa” della Cina senza le lungaggini e le pastoie della liberaldemocrazia occidentale. E, soprattutto, con il mantenimento del potere da parte del Partito. Va per la maggiore un’idea di “democrazia confuciana” basata sul voto a livello locale, di base, e sulla cooptazione ai vertici da parte di una elite “illuminata” (e possibilmente non corrotta). E la volontà popolare che si esprime nel voto, scivola impercettibilmente verso una mera funzione consultiva. La democrazia deve “servire”, altrimenti non ha senso.

CACCIA ALLA VOLPE ED ESERCITO
Primi numeri dell’operazione “caccia alla volpe”, lanciata dalle autorità cinesi a luglio per combattere il fenomeno dei sospetti di corruzione o altri crimini economici che se la sono filata all’estero. Il ministero della Pubblica Sicurezza comunica che 88 fuggitivi sono stati estradati da oltre 40 Paesi. Nei giorni scorsi, erano sorte polemiche a livello internazionale su queste estradizioni, perché la Cina non offre le garanzie legali tipiche di uno Stato di diritto. Intanto, il presidente Xi Jinping fa un passo avanti nella sua operazione di controllo dell’Esercito Popolare di Liberazione, nominando ai suoi vertici due “principini” (i figli dei grandi funzionari del passato, come lo stesso Xi). Si tratta di Liu Yuan e Zhang Youxia: uno dei due dovrebbe entrare nella commissione Militare Centrale, presieduta dallo stesso Xi. Anche in questo caso, lo scopo è quello di combattere la corruzione all’interno delle forze armate.