Oggi in Cina – Cinesi nella jihad internazionale?

In by Gabriele Battaglia

Le foto di un combattente cinese arruolato nell’Isis sono comparse su una pagina facebook legata al ministro della difesa iracheno. Sempre meno programmi stranieri in Cina, anche in streaming. La Cina non consuma soltanto molto petrolio, ma ne accumula altrettanto. La Cina torna a trattare la psiche.  SE ANCHE I CINESI PARTECIPANO ALLA JIHAD INTERNAZIONALE
Le foto di un combattente cinese arruolato nell’Isis sono comparse su una pagina facebook che fa capo al ministero della difesa irachena. La faccia è contusa, rendendo difficile l’identificazione etnica e il governo iracheno non ha ancora confermato. Ma se ne fosse provata l’autenticità si tratterebbe della prima prova del coinvolgimento dei cinesi tra i militanti sunniti (già provata la partecipazione di britannici, australiani e statunitensi). Secondo l’inviato speciale in medio oriente Wu Sike, sono almeno cento i cittadini cinesi che si sono arruolati nelle fila dello stato islamico. La maggior parte di essi proverrebbe dallo Xinjiang, la regione occidentale cinese a maggioranza musulmana dove da anni si registrano attentati che Pechino imputa a forze indipendentiste.

SEMPRE
 MENO SERIE TV STRANIERE
L’ultimo sforzo per contenere l’ingresso di contenuti video stranieri passa per lo streaming. Da oggi i siti dovranno seguire le stesse regole della Tv: massimo il 30 per cento di contenuti non nazionali, contro il più del 50 per cento attualmente in onda. Questo nonostante il successo di serie tv come "The Big Bang Theory," "2 Broke Girls", "House of Cards", "Sherlock" e "Downton Abbey". Solo lo streaming di The Big Bang Theory sul portale Soho ha ha raggiunto più di 120 milioni di visuaizzazioni al mese.

SE LA CINA ACCUMULA PETROLIO
Che la Repubblica popolare consumi molto petrolio, è cosa nota. Nella classifica mondiale è seconda solo agli Stati Uniti. Ma secondo un recente articolo del WSJ, sono più di dieci anni che sta facendone scorta. Sarebbe per questo che i prezzi al barile non sono quasi mai scesi sotto i 100 $ dal 2010. Non ci sono dati ufficiali, ma secondo gli analisti la Cina raffina meno del petrolio che estrae e che importa. Questa differenza andrebbe a formare una riserva petrolifera che ammonterebbe a una cifra tra i 120 e i 260 milioni di barili di crudo.

LA CINA TORNA A TRATTARE LA PSICHE
Anche se il lavoro di Freud è stato tradotto in cinese negli anni Venti, in Cina la psicologia non ha attecchito. È stata proibita nel ’66 da Mao e da allora tutto ciò che concerne la mente è stato trattato prevalentemente attraverso la farmacologia. Secondo i dati raccolti dal Guardian, il paese ha appena 20mila psichiatri, mentre ne servirebbero almeno 100mila in più. Gli aiuti psicologici invece non mancano. Il ministero del lavoro ne registra almeno 400mila, ma secondo molti professionisti le licenze son fin troppo facili da ottenere. Eppure il supporto psicologico è stato recentemente riconosciuto anche legalmente. La prima legge sulla sanità mentale è entrata in vigore l’anno scorso. Dopo 27 anni di discussione.

[Foto credit: nytimes.com]