Oggi in Asia – Gli scontri fermano la Maruti Suzuki

In by Simone

In India fanno notizia la protesta, degenerata in scontri, dei lavoratori della Maruti Suzuki e l’elezione in corso per la scelta del nuovo capo di Stato. L’Onu intanto accusa la Cina di violare il diritto internazionale rimpatriando i rifugiati nordcoreani.
INDIA – La lotta dei lavoratori della Maruti

Un morto, almeno 85 feriti e oltre 80 arresti. È il bilancio alla fine degli scontri tra dirigenza, sicurezza e operai allo stabilimento della Maruti Suzuki di Manesar, non lontano dalla capitale Delhi, dove ora la produzione è stata bloccata.

L’azienda e i sindacati si rimpallano le responsabilità. Secondo la Maruti tutto ha avuto inizio per il rifiuto delle organizzazioni degli operai di approvare provvedimenti disciplinari contro un lavoratore accusato di aver colpito un caposquadra. Gli operai avrebbero poi assaltato gli uffici dei dirigenti, saccheggiandoli e appiccando il fuoco.

Per i sindacati tutto invece è nato dall’ennesimo abuso di un superiore contro un operaio denigrato per la sua appartenenza di casta, con la dirigenza che in risposta alle denunce dei lavoratori ha deciso di punire la vittima anziché il superiore.

La Maruti Suzuki è una joint venture tra l’indiana Maruti e la casa giapponese Suzuki Motor Corporation. Da giugno del 2001 è stata al centro di numerose proteste dei lavoratori e costretta a bloccare la produzione di decine di migliaia di auto. Tra le azioni spicca uno sciopero di 13 giorni per chiedere il riconoscimento di una nuova sigla sindacale.

Con l‘inflazione che assottiglia il potere d’acquisto dei salari dei lavoratori, le dispute tra operai e aziende sono in aumento. Anche per il sempre più diffuso uso dei contratti a progetto. Proprio l’industria automobilistica è una delle più colpite. Oltre alla Maruti ne hanno risentito Honda, Ford, General Motors e Hyundai.

COREA DEL NORD – Onu alla Cina: basta con i rimpatri

Il rimpatrio forzato dei rifugiati e dei disertori nordcoreani costituisce per la Cina un’aperta violazione del diritto internazionale. A dirlo in un’intervista all’agenzia sudcoreana Yonhap è Marzuki Darusman, inviato speciale delle Nazioni Unite per monitorare la situazione dei diritti umani in Corea del Nord.

Sono decine di migliaia, in un flusso continuo, i nordcoreani che hanno attraversato il confine con la Cina e si nascondono nella Repubblica popolare. Per Pechino si tratta di migranti economici, non rifugiati, e in quanto tali da rimpatriare sebbene una volta tornati a casi vadano incontro a punizioni sicure.

La mia prevista visita a Pyongyang è stata cancellata, ma cercherò comunque di ricostruire un’immagine reale sulla tutela dei diritti umani”, ha detto Darusman esortando il regime ad aprirsi verso l’estero.

Intanto, è di oggi l’inchiesta del Committee for Human Rights in North Korea, con base a Washington, sul ruolo delle tre principali agenzie di sicurezza governative nel garantire al regime il controllo dei 24 milioni di nordcoreani. L’apparato di sicurezza messo su da Kim Il-sung e Kim Jong-il continua a essere un fattore chiave per il mantenimento del potere anche sotto il terzo rappresentante della dinastia rossa, Kim Jong-un, salito alla guida del Paese lo scorso dicembre.

INDIA – Si vota per eleggere il capo di Stato

Si vota in India per l’elezione del nuovo presidente della Federazione che prenderà il posto di Pratibha Patil, prima donna a ricoprire l’incarico.

La sfida è tra l’ex ministro delle Finanze nell’attuale governo guidato dal Congress, Pranab Mukherjee, e il candidato dell’opposizione, Purno Sangma.

L’incarico di capo di Stato è per lo più cerimoniale, tuttavia il vincitore avrà un ruolo centrale nella scelta del primo ministro incaricato di formare il governo dopo le elezioni generali del 2014.

Il presidente indiano non è eletto a suffragio universale, ma dai parlamentari e dai deputati nelle assemblee locali degli Stati.
Se, come previsto, Mukherjee dovesse vincere, il risultato servirebbe da volano per una riscossa del Congress, sotto pressione per gli scandali che vedono coinvolti suoi esponenti e per il rallentamento dell’economia indiana.

I risultati dovrebbero uscire il 22 luglio, il vincitore resterà in carica per cinque anni.

[Foto credit: thehindu.com]