Modello Guizhou?

In by Simone

Il Guizhou nell’immaginario collettivo è una tra le regione più povere della Cina. Ma nel 2012 è diventata la seconda regione della Cina per crescita di prodotto interno lordo. E in previsione dell’Eco Forum, ha scelto una via di sviluppo sostenibile. E il suo modello è una cittadina della provincia di Latina, famosa per la produzione di kiwi.
Modello Guizhou? Forse è questo che si chiede il China Daily. Sono giorni che parla di questa splendida regione della Cina sudoccidentale. Una regione che nell’immaginario collettivo è tra le più povere della Cina. Tanto che c’è un proverbio che più o meno recita che in Guizhou “non ci sono tre ettari di pianura, né tre giorni di seguito di tempo buono o tre centesimi che tintinnano insieme”. Insomma, una regione collinare, dal tempo variabile dive vive povera gente. Il 35 per cento della popolazione, aggiungiamo, è costituita da minoranze etniche. Ma il pil ha finalmente cominciato a crescere, e l’economia della regione cerca modelli di sostenibilità

Ma recentemente la regione ha cominciato a crescere, a puntare sul benessere della popolazione aiutando aziende e puntando – così scrive il China Daily – sulla protezione ambientale. E nel 2012 è diventata la seconda regione della Cina per crescita di prodotto interno lordo. E a luglio la regione ospiterà Eco Forum, la prima conferenza sulle costruzioni ecologiche che si tiene in Cina a livello nazionale.

Il segretario del Partito regionale, Zhao Kezhi, ha una teoria che non sembra aver molto seguito tra la classe dirigente cinese ma che, almeno nella sua regione, sembra funzionare: “la costruzione deve cedere il passo alla protezione dell’ambiente”. Così punta sulle risorse naturali e sulle piantagioni di tabacco, tè, vino e piante medicinali. E ci sarà una novità che si prevede darà una spinta propulsiva all’economia locali: la coltivazione di kiwi. E il modello a cui tendere, a sorpresa, è quello di Campoverde, una cittadina in provincia di Latina famosa per i suoi kiwi.

Non sono in molti a essere a conoscenza che la produzione di kiwi italiana è tra le più grandi del mondo – si legge oggi sul quotidiano in lingua inglese – e che supera addirittura quella neozelandese. La piccola città di Campoverde produce annualmente 400mila tonnellate di kiwi, garantendo un guadagno di milioni di dollari agli agricoltori locali”. Bene, a migliaia di chilometri di distanza nel villaggio di Pingtan si sta progettando di fare lo stesso: 14mila ettari saranno presto riconvertiti alla produzione di kiwi che si prevede raggiungerà quella di Campoverde nel 2017.

Le 400 famiglie di Pingtan che per ora si dedicano al progetto guadagnano già quasi il doppio rispetto alla media della regione: tra gli 8 e i 9mila dollari rispetto a una media di entrate pro capite l’anno di  5mila. E presto altre 250mila agricoltori si aggiungeranno a questi pionieri della produzione di kiwi. Se tutto va secondo i piani, il pil della regione continuerà a crescere.

E la crescita del benessere, secondo i piani del segretario di Partito non si fermerà ai coltivatori di kiwi. Sempre più individui appartenenti a minoranze etniche saranno coinvolti nella raccolta e nel trattamento di erbe medicinali. Le particolari condizioni climatiche della regione, infatti, hanno sempre favorito la crescita spontanea di erbe che i tradizionali abitanti della regione, appartenenti alla minorenza etnica dei miao, hanno sempre sfruttato per composti medicinali ormai brevettati a livello nazionale come classici rimedi della medicina cinese. L’azienda farmaceutica De Chang Xiang Co, attiva dal 1900, ha sempre sfruttato questa sapienza tradizionale. Oggi ha un fatturato che sfiora i 49 milioni di dollari annuali e le sue medicine godono di particolare favore non solo in Cina ma in tutta l’Asia sudorientale.

Inoltre, per limitare inquinamento e sprechi, l’azienda riutilizza gli scarti del processo chimico come fertilizzanti. Un modo per promuovere la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile. Un’agenda che vede nei suoi obiettivi anche quello di spostare le grandi fabbriche, come ad esempio l’acciaieria di Xiuwen nelle periferie delle città. La ricollocazione, che prevede anche la consulenza di aziende americane per il riciclo dei rifiuti e degli scarti di lavorazione, sarà anche l’occasione per ingrandire il parco industriale della città.

Quando nel 2020 i lavori saranno ultimati, si prevede che si renderanno disponibili circa 15mila nuovi posti di lavoro. Questo permetterà ad alcuni dei giovani che hanno lasciato la regione di tornare a lavorare più vicino al proprio paese natale. Insomma, se tutto va come deve andare nei prossimi dieci anni la regione del Guizhou potrebbe essere presa a modello per uno sviluppo sostenibile di altre regioni cinesi. E chissà se finalmente in Cina la crescita economica potrà accompagnarsi a una crescita della qualità della vita anche degli strati più bassi della popolazione.

[Scritto per Lettera43; foto credits: China Daily]