Meno auto e grigliate, la svolta anti-smog di Pechino

In by Gabriele Battaglia

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) ha appena sancito che l’inquinamento atmosferico è una sostanza cancerogena al pari di amianto, tabacco e radiazioni ultraviolette; e, come per incanto, l’Agenzia Nuova Cina comunica le prime linee guida per l’abbattimento dello smog a Pechino. Il rapporto rilasciato giovedì della Iarc, la sezione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si occupa specificamente delle patologie tumorali, definisce “inquinamento atmosferico” come una miscela complessa che comprende i gas e il particolato (le polveri sottili) e il rischio principale è costituito proprio dalle particelle che si essere depositano in profondità nei polmoni, facendo danni di lungo periodo.
Sottolinea inoltre che a livello mondiale esistono enormi differenze nella qualità dell’aria delle maggiori città, aggiungendo che le metropoli più inquinate sono in Cina e in India.

Per intenderci, mentre stiamo scrivendo, il ministero della Protezione Ambientale cinese e l’ambasciata Usa di Pechino concordano nel registrare un livello di polveri sottili (Pm 2.5) nell’aria della capitale compreso tra 220 e 300, cioè “Molto insalubre (con 24 ore di esposizione a questo livello)”, il che significa che “le persone con malattie cardiache, malattie polmonari, gli anziani e i bambini, dovrebbero evitare tutte le attività fisiche all’aperto. Tutti gli altri dovrebbero evitare sforzi prolungati o pesanti”, secondo le indicazioni scritte sul sito della delegazione statunitense.
“Suppongo che le mascherine antismog possano ridurre l’esposizione al particolato – dice Kurt Straif, capo del dipartimento IARC che si occupa delle sostanze cancerogene – ma c’è bisogno di politiche ben più incisive da parte delle autorità nazionali e internazionali”.

Detto fatto, Pechino ci prova, anche perché il governo nazionale ha comunicato qualche tempo fa che le autorità cittadine saranno d’ora in poi ritenute responsabili delle condizioni ambientali in ogni municipalità.
Xinhua, ci offre quindi alcune indiscrezioni sul “programma di interventi di emergenza” che sarà pubblicato a breve dalle autorità della capitale.
La città adotterà un sistema di allarme in cui a quattro livelli di inquinamento atmosferico corrisponderanno quattro colori. L’allarme rosso, il livello più alto, indica grave inquinamento dell’aria per tre giorni consecutivi.

Quando si verificherà la sciagurata circostanza – non così di rado come si potrebbe supporre – “al 30 per cento delle auto governative sarà impedito di circolare e le scuole materne ed elementari saranno chiuse. Due milioni di persone dovranno fare affidamento sul sistema di trasporto pubblico della capitale”, continua Xinhua, senza specificare come sarà impedito alla gente di circolare in auto. Ad ogni modo, “in queste occasioni, la città aumenterà le corse dei bus da 21.000 a 25.000 e l’orario della metropolitana sarà prolungato di mezz’ora la sera”, dice Fang Li, vice Capo dell’Ufficio di protezione ambientale della città.

“Per evitare che si arrivi al caso più grave – continua Xinhuain caso di allarme arancione sarà ordinato agli impianti industriali di fermare o ridurre la produzione e saranno sospesi i cantieri per la costruzione di edifici, vietati i fuochi d’artificio e le grigliate all’aperto”. Questo delle grigliate all’aperto, anche se appare grottesco, è un tema ricorrente. I vicoli di Pechino sono pieni di griglie dove si arrostiscono spiedini. Cercheremo di farcene una ragione e di rinunciarvi, almeno per qualche giorno.
L’allarme arancione è il secondo più alto e significa pesante inquinamento atmosferico per tre giorni consecutivi. “Secondo il ministero della Protezione Ambientale , l’aria con un indice di qualità dell’aria (Aqi) di oltre 300 viene definito come “inquinamento grave”, mentre un Aqi tra 201 e 300 è “inquinamento pesante”.

Alcune osservazioni. Il passo avanti sembra essere quello di avere identificato nello smog prodotto dalle auto la principale fonte di inquinamento. Xinhua riferisce esplicitamente che “un rapporto di un gruppo di ricerca presso l’Accademia Cinese delle Scienze ha rivelato che i gas di scarico dei veicoli sono tra le maggiori fonti di inquinamento dell’aria di Pechino, contribuendo al 22,2 per cento delle particelle Pm 2,5 in città, superando così la percentuale relativa alle emissioni industriali”.

A questo punto sarà curioso capire come il governo cinese, che da trent’anni ritaglia il proprio consenso sulla promessa di benessere e di consumo individuale, invertirà il trend e dissuaderà il nuovo ceto medio cinese dall’intasare le città con le auto.
Il che ci rimanda al punto nodale. Le misure che verranno prese – se saranno effettivamente prese – appaiono un palliativo in attesa di una riconversione di tutto il “modello Cina” verso un’economia più sostenibile e dove “qualità della vita” non significhi necessariamente possedere un Suv o una Audi dai vetri oscurati.

[Scritto per Lettera43; foto credits: rfa.org]