Malaysia: Namewee, gangsta-rapper

In by Simone

La Malaysia, terra di moschee, templi cinesi e incensi indiani, parrebbe a prima vista prestarsi poco alle correnti  musicali alternative. La realtà é invece ben diversa: esiste una scena alternativa, seppur ridotta e costretta ad esibizioni quasi clandestine, che rende la Malaysia uno dei paesi più avanzati in fatto di ribellione musicale asiatica.  Punk, metal, grindcore, noise, classic rock, blues, jazz, rap e funk, finisce tutto in questo calderone tropicale.

Si tratta di forme di ribellione che, partendo da piccoli focolai underground, a volte riescono a colpire brutalmente la sensibilità dei mass media e dei centri del potere malese: Il caso più eclatante é sicuramente quello di Wee Meng Chee, meglio conosciuto come Namewee. Originario della sonnolente Muar, nello stato meridionale di Johor, Meng Chee é un ragazzo sinomalese di discendenza hainanese che, durante i suoi anni da studente espatriato a Taiwan, inizia a creare decine e decine di pezzi rap, creando la musica e montandola su dei video caserecci che pubblica poi online. Namewee ce l’ha con tutti, ma specialmente con malay e cinesi malesi, la sua stessa etnia. Diventa in breve una piccola celebrità underground grazie alla potenza di YouTube. I suoi pezzi, cantati in mandarino, sono piccoli inni di rivolta sputati dalla bocca di un moccioso che, se a Taiwan é libero di sbraitare quel che vuole, laggiù nella calda e islamicamente pensante Muar, si ritroverebbe presto pochi denti sani in bocca. Probabilmente, al linciaggio sarebbe anche mancato poco.

É infatti del 2007 il caso che ha portato Namewee alla ribalta: oltre che a dedicarsi ai suoi studi in scienze della comunicazione a Taiwan, il ribelle di Muar registra e pubblica online Negarakuku, la sua personale forma di tributo al paese che gli ha dato i natali. La canzone si basa su un gioco di parole e l’inno nazionale malese, Negaraku (“Il mio paese”): aggiungendo una ku, il paese non é più il “suo”, ma diventa un “paese del c****”. Fino a qui niente di male, se non fosse che la canzone, a metà rappata in originale da Namewee, e per metà adattata sull’inno nazionale malese, ne descriva l’etnia dominante come pigra, corrotta, inefficente… ma é quando Namewee si scaglia contro la fajr, la prima delle cinque preghiere musulmane che si svolge alle 5 del mattino, definendola “una sveglia che non lo fa dormire”, che iniziano i seri problemi.

Secondo Namewee, gli ululati di tutte le moschee del circondario si mischiano al punto da creare “canzoni d’amore r&b” che fanno da sveglia mattutina e non lo lasciano dormire, roba che va bene solo per gente che “si copre la testa e cammina lentamente”. Questo per le autorità malesi é decisamente troppo. Il video in pochi giorni solleva centinaia di commenti su YouTube: da una parte inviperiti musulmani, dall’altra indiani e cinesi che danno ragione al ragazzo e usano questa opportunità per sputare nell’occhio della maggioranza musulmana infuriata. Per quanto costituiscano un interessante punto di vista alternativo sulla vita nel sonnolento profondo sud malese, i rap di Namewee arrivano purtroppo anche alle orecchie di alcuni funzionari del governo che propongono di arrestarlo.

Fortunatamente, il ragazzo é a Taiwan ed evita il colpo, ma dovrà pur sempre ritornare a casa: ed é cosi’ che Negarakuku sparisce da YouTube il 23 luglio dello stesso anno. Namewee é costretto a scusarsi pubblicamente in diretta durante un’intervista da Taiwan, affermando che le accuse sono parzialmente infondate perché la popolazione musulmana non parla mandarino né hokkien, e il suo testo, che rivela un commentario sociale satirico, non é stato nemmeno tradotto a fronte delle accuse. Namewee dunque se la cava con un comunicato stampa, ma non smette comunque di continuare a produrre video abbastanza controversi e socialmente espliciti sulla situazione drammatica che spesso si riscontra in Malaysia. É del 2009 un nuovo video che ufficialmente alza il dito medio anche contro TNB, la società elettrica nazionale, per via dei continui blackout che lasciano spesso  Muar  nell’oscurità totale.

Namewee é super arrabbiato perché si é dimenticato di salvare i suoi ultimi rap sul computer, perdendo tutto il lavoro a causa dell’interruzione di corrente. Wee Meng Chee puo’ sembrare un anacronistico ribelle in erba, ma in una situazione globale malese in cui i giovani hanno addirittura timore di vestirsi diversamente per non essere messi da parte dal gruppo dominante, dove le etnie giocano sempre un ruolo principe nella discriminazione su vari livelli, Namewee risulta un piccolo eroe, una mosca bianca che ha saputo lanciare dei messaggi ben precisi. É dell’agosto di quest’anno il suo ultimo attacco da YouTube nei confronti del preside di una scuola superiore di Kulaijaya segnalato per aver espresso idee decisamente razziste durante un’assemblea scolastica. Commenti aspri riguardanti gli studenti, e indice di chiara disparità etnica in termini di superiorità malay, e inferiorità delle altre due etnie, cinese e indiana, riguardo metodi di insegnamento e risultati.

Namewee lo ricopre di insulti, e viene invitato anche a testimoniare nella stazione di polizia centrale di Kuala Lumpur. Alla fine, anche in questo caso la lingua lunga di Wee Meng Chee se la cava, e non ci sono conseguenze penali perché il preside rifiuta di fare denuncia per evitare altre inchieste sulla vicenda.

In un panorama musicale asiatico che generalmente presenta solo copie di modelli importati dall’occidente, Namewee é sicuramente da apprezzare per aver portato una visione fresca, “politica” e sociale agli occhi di migliaia di giovani che lo seguono sui social networks, leggono il suo blog (in mandarino, http://namewee.blogspot.com/) e ascoltano la sua musica su YouTube. Una voce di protesta che tenta, seppur con l’ambivalenza tipica di un rapper in ascesa, di dipingere la realtà del sobborgo malese a tutti quelli che, vicini o lontani, ignorano o fingono di non sapere. Perlomeno, gli si riconosca il coraggio di esporsi a tal punto in un paese in cui dire la verità può infrangere le regole dell’ ISA (Internal Security Act) e mandare un cittadino in prigione senza processo o evidenza di attività criminale. In questo caso, davanti a una simile audacia, bisogna levarsi il cappello.  

VIDEO
NEGARAKUKU (rimesso online)
http://www.youtube.com/watch?v=gyiBvJtJ5Z4

FUCK TNB
http://www.youtube.com/watch?v=hAHQGvFqcSE

POTONG SAGA
http://www.youtube.com/watch?v=dim61Pw4HF4&feature=related

MUAR LOVE SONG
http://www.youtube.com/watch?v=iOiYb4vktPQ&feature=related

*Marco Ferrarese vive, scrive e lavora a Penang, Malesia. Per il momento. Inesauribile viaggiatore e musicista, cerca di catturare le impressioni dei paesi in cui vive. Il suo sito è www.monkeyrockworld.com
[Immagine da http://www.klue.com.my]