Made in China Files

In by Gabriele Battaglia

Big Data e «società armoniosa» in Cina. Attacco terroristico in Pakistan, almeno 60 morti. Solitudine alla cinese. A Bollywood arriva la «tassa patriottica» voluta dagli ultrahindu. Il nostro consueto punto serale sulla nostra giornata. 

Big Data e «società armoniosa» in Cina di Alessandra Colarizi 

Entro il 2020 Pechino mira a classificare cittadini e aziende sulla base del comportamento mantenuto online. È quanto emerge da un piano presentato nel 2014 – e aggiornato lo scorso settembre – che prevede una classifica dell’affidabilità sociale, politica, commerciale e legale dei soggetti attraverso l’accumulazione di crediti online. L’intento è quello di individuare gli utenti buoni da quelli cattivi, in modo da limitare le frodi e sottoporre a una più accurata supervisione alcune industrie minacciate da corruzione e scandali. Ma ovviamente permane il sospetto che lo scopo non dichiarato sia quello di assicurare il mantenimento dell’armonia sociale attraverso un controllo della popolazione sempre più ossessivo.

In Cina e Asia – Attacco terroristico in Pakistan, almeno 60 morti di Redazione

I titoli della rassegna di oggi:

– Attacco terroristico in Pakistan, almeno 60 morti
– Oltre un milione di funzionari cinesi puniti per corruzione
– Il primo ministro indiano per la messa al bando del divorzio islamico del «triplo talaq»
– Duterte agli Usa «Scordatevi l’accordo sulle forze armate, se rimarrò in carica a lungo»
– La Thailandia chiede a Google e Youtube di rimuovere gli insulti al re

Solitudine alla cinese di Gabriele Battaglia 

Non c’è solo il problema residuale dei vecchi e dei bambini lasciati nei villaggi, anche le nuove generazioni che vivono in città rischiano la «sindrome del nido vuoto», esito della modernità galoppante e dello smantellamento dei valori tradizionali.
 

A Bollywood arriva la «tassa patriottica» voluta dagli ultrahindu di Matteo Miavaldi 

Le minacce di un partitino ultrahindu a Mumbai contro la proiezione di un polpettone bollywoodiano hanno preso una piega inquietante, portando all’istituzione di un «contributo volontario» da parte dei produttori cinematografici al Fondo nazionale per i parenti dei soldati indiani morti nell’esercizio delle proprie funzioni. Una «tassa patriottica» che si applicherà solo per le pellicole che ingaggeranno attori pakistani e che, di fatto, istituzionalizza misure discriminatorie contro gli artisti provenienti dal Pakistan. Col benestare del governo del Bjp in Maharashtra, che ha mediato tra gli pseudofascisti del Mns e la produzione di Ae Dil Hai Mushkil.