Made in China Files

In by Gabriele Battaglia

Nella giornata di mercoledì, Barack Obama e il Dalai Lama si sono incontrati privatamente alla Casa Bianca, quarta visita ufficiale del leader spirituale tibetano in esilio dal 1959 e considerato da Pechino un separatista. Ancora l’incontro tra Obama e il Dalai Lama in primo piano nella nostra rassegna. E ancora la reazione istituzionale alla strage di Orlando in India che non menziona l’omofobia. E infine un video sul futuro della Cambogia, visto dalla capitale, Phnom Penh. Per voi, ecco il nostro ‘punto’ quotidiano.

Dejavu: Obama incontra il Dalai Lama, Pechino protesta di Alessandra Colarizi 

Nella giornata di mercoledì, Barack Obama e il Dalai Lama si sono incontrati privatamente alla Casa Bianca, quarta visita ufficiale del leader spirituale tibetano in esilio dal 1959 e considerato da Pechino un separatista. Il meeting si è tenuto alle 10:15 ora locale nella Map Room, una location meno prestigiosa rispetto allo Studio Ovale dove il presidente americano è solito accogliere gli alti dignitari stranieri. Tradotto dal diplomatichese: Obama riconosce la statura morale di Tenzin Gyatso, ma ne disconosce uno status politico, al quale d’altra parte il vecchio monaco ha rinunciato formalmente nel 2011, passando la patata bollente nelle mani di un leader «eletto democraticamente». E non è un mistero che il governo cinese stia puntando una fiche su un progressivo indebolimento del movimento tibetano, una volta che Sua Santità sarà passato a miglior vita.

In Cina e Asia – Dalai Lama a Washington, Pechino attacca Obama di Redazione

I titoli della rassegna di oggi:

– Visita Dalai Lama a Washington: Pechino accusa Obama di macchinazioni contro l’integrità territoriale cinese
– Il Gps cinese verso l’utenza globale
– Corruzione: condannati il figlio e la moglie dell’ex zar della sicurezza Zhou Yongkang
– Il bagno unisex spopola a Pechino
– Thailandia, polizia nel tempio controverso
– Ancora violenza settaria in Bangladesh

Le istituzioni indiane rimuovono l’omofobia dalla strage di Orlando di Matteo Miavaldi

All’indomani della strage del Pulse di Orlando sono piovuti messaggi di solidarietà agli Usa da ogni angolo del globo. Anche dall’India, che con Narendra Modi sta cercando di posizionarsi, a livello pubblico, come uno degli «amici» più cari della democrazia a stelle e strisce. Il cordoglio istituzionale, viaggiando tra comunicati stampa e tweet, si è però concentrato unicamente sulla minaccia terroristica globale, rimuovendo dal discorso il fatto che le 49 persone uccise da Omar Mateen erano omosessuali e l’atto terroristico «offerto» alla propaganda dell’Isis ha una caratterizzazione spiccatamente omofobica. Un tema dal quale le istituzioni indiane si tengono bene alla larga.

Il video – Cambodia 2099 di Redazione

Come sarà il futuro in Cambogia? Alcuni ragazzi ne discutono sulla Diamond Island, area urbana simbolo della modernità nella capitale Phnom Penh, fantasticando di emigrare e del domani. Un sogno e un incubo per raccontare come il Paese diventerà alla fine del ventunesimo secolo.