Macao – Manifesto per una ciotola di riso

In by Simone

Circa duemila di manifestanti sono scesi in piazza a Macao. Vogliono più case popolari, meno corruzione e un sussidio governativo di poco meno di mille euro. Fatto strano che tutti avessero un ticket: a fine manifestazione li avrebbero ripagati in riso per aver partecipato

Una protesta inedita per l’ex colonia portoghese, nota soprattutto come capitale del gioco d’azzardo che gli ha valso gli appellativi di “Monte Carlo d’Oriente” e “Las Vegas asiatica”. Legalizzato per la prima volta nel 1847, il giro delle scommesse è da sempre una colonna portante dell’economia del Paese con tutto il substrato di illegalità che si porta appresso. 

Anche quando nel  1999 Macao è diventata una Regione Amministrativa Speciale sotto il controllo della comunista Pechino l’amministrazione centrale mise all’asta tre concessioni, che i magnati del gioco statunitensi non persero tempo ad accaparrarsi.

Secondo la linea del Partito comunista cinese nota come “un paese, due sistemi” Macao, come Hong Kong a cui è vicina anche per posizione geografica, è dotata di diverse autonomie: batte moneta, la pataca, e ha un suo piccolo parlamento. Ma tra gioco d’azzardo, scommesse illegali, mafie molto forti  e speculazione edilizia, le contraddizioni sociali esplodono anche qui.

La folla si è radunata in tre diversi punti della città intorno all’una del pomeriggio per presentare le loro istanze ai rappresentati del governo di Macao e all’Ufficio per le relazioni con Pechino. La maggior parte dei manifestanti erano persone di una certa età, quasi tutti operai edili e operatori ecologici che si erano organizzati sotto l’ombrello dell’associazione Workers Save Ourselves Union.

Uno dei pochi giovani presenti, un diciassettenne, ha dichiarato al South China Morning Post che il punto erano i prezzi troppo alti del mercato immobiliare e la collusione tra mondo della politica e mondo degli affari. Un cinquantatrenne ha aggiunto che c’erano troppi lavoratori stranieri e che forse la soluzione poteva essere quella di investire nell’edilizia pubblica, creando così nuovi posti di lavoro. Una signora ancora più anziana chiedeva un sussidio governativo di mille euro.

C’era poi chi partecipava alla marcia di protesta della Federazione per i ricongiungimenti familiari di Macao che chiedeva il diritto di residenza per quei bambini nati nel continente da genitori di Macao.

Il fatto strano è che i partecipanti alle proteste venivano pagati in riso (notizia confermata dalla Federazione per i ricongiungimenti familiari di Macao). Fa pensare che nella ricca Macao sono ancora in molti ad avere fame, fa pensare a com’è facile indirizzare la massa se si può comprare il suo consenso con una sola scodella di riso. E fa pensare a come sarà il futuro di Macao: sempre più ingiusto?

[Scritto per Lettera43; foto credits: it.dreamstime.com]