Lo scontro Cina-Giappone non risparmia la cultura

In by Gabriele Battaglia

Oggi Pechino avrebbe dovuto celebrare il quarantennale dei rapporti di amicizia con il Giappone. Dopo la nazionalizzazione delle isole Senkaku/Diaoyu, le relazioni tra i due Paesi hanno subito una nuova inversione di tendenza. Ora anche i prodotti dell’industria della cultura sono a rischio, su entrambi i fronti. Il 2012 doveva essere l’anno del 40° anniversario dei rapporti "amichevoli" tra Cina e Giappone. E proprio oggi avrebbe dovuto tenersi una cerimonia pubblica per commemorarlo. Tuttavia i due Paesi al momento, ammette la Beijing Review, non sembrano essere nel mood giusto.

Dieci anni fa, il trentesimo anniversario era stata una festa. Incontri diplomatici, spettacoli di teatro tradizionale giapponese, il No, all’ Opera di Pechino, auspici di una cooperazione futura sulla base di una "relazione di amicizia" tra Tokyo e Pechino. Ma i rapporti oggi si sono notevolmente raffreddati.

La contesa sulle isole Senkaku/Diaoyu degli ultimi giorni sta giocando un ruolo fondamentale nell’assetto delle relazioni tra la seconda e la terza economia mondiale. Dopo la nazionalizzazione del piccolo arcipelago da parte del governo giapponese, Pechino e Tokyo hanno ingaggiato una lotta su tutta la linea.

Prima, all’apice delle manifestazioni anti-giapponesi tenutesi in moltissime città della Cina continentale, alcuni colossi dell’industria giapponese – Toyota e Honda per il settore metalmeccanico; Canon e Panasonic per il comparto tecnologico – hanno deciso di chiudere i loro stabilimenti per qualche giorno in seguito ai veri e propri "sabotaggi" ai loro impianti produttivi da parte dei loro addetti cinesi.

Poi le iniziative di boicottaggio dei prodotti made in Japan e gli inviti della stampa cinese a imporre "sanzioni" commerciali al Giappone – si veda l’editoriale del China Daily del 17 settembre scorso.

Ora lo scontro passa anche da altri prodotti, quelli dell‘industria culturale dei due Paesi. La popolare libreria internazionale del distretto di Wangfujing a Pechino ha infatti rimosso dai propri scaffali l’edizione cinese dell’ultimo bestseller del giapponese Murakami Haruki, 1Q84. E, come riporta l’agenzia di stampa di Tokyo Jiji Press, ha fatto sapere di avere fatto lostesso per tutti gli altri libri di autori giapponesi disponibili in traduzione.

Un addetto alla vendita intervistato dalla stessa agenzia ha affermato: "non ne conosoco esattamente il motivo. Forse è perché le relazioni tra Cina e Giappone non sono buone". In un altra grande libreria della capitale nel distretto di Xidan, invece, rimangono ancora copie di qualche bestseller nipponico.

Secondo il quotidiano britannico The Guardian e il giapponese Asahi Shimbun, il Dipartimento municipale per la stampa e l’editoria della città di Pechino avrebbe invitato gli editori a cancellare le pubblicazioni che parlino di Giappone o che siano scritte da giapponesi. L’autorità governativa ha però smentito la notizia.

Anche dal Giappone arrivano ripercussioni sul mondo della cultura. Questa volta a farne le spese sarà il cinema.

Il prossimo mese a Tokyo prenderà il via la 25esima edizione del Tokyo international film festival. Per il vincitore sono in palio 50 mila dollari. In quell’occasione uno dei film in concorso, la coproduzione Hong Kong-Cina, Floating City del regista Yim Ho è stato ritirato dalla competizione. Una decisione, si legge in un comunicato ufficiale riportato ancora dal Guardian, presa "in seguito a problemi da parte della produzione".

Un’altra coproduzione sino-giapponese, 1905, del regista Kurosawa Kiyoshi , sarebbe poi a rischio. Le riprese del film, ambientato tra il Guangdong in Cina e la città di Yokohama in Giappone in seguito alla prima guerra sino-giapponese, sono state posticipate a data da destinarsi.

Negli anni di cui parla il film di Kurosawa, il Giappone era la mecca di molti giovani intellettuali asiatici che volevano modernizzare il proprio Paese. Oggi evidentemente non è più così. 

[foto credits: previous.presstv.ir]

*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.