La vicenda dei librai scomparsi a Hong Kong è diventata ormai un intrigo internazionale. Gli Stati Uniti e altri undici paesi hanno attaccato la Cina alle Nazioni Unite per la sparizione dei cinque librai di Hong Kong, sostenendo che le «recenti notizie di rapimenti» mettono in dubbio l’impegno della Cina riguardo il mantenimento della dottrina di «un paese, due sistemi» per l’ex colonia.La reazione della Cina, come era da aspettarsi, è stata furente. Fu Cong (nella foto), il vice rappresentante permanente cinese presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, ha definito le osservazioni come «un tentativo di politicizzare i diritti umani». Il funzionario ha poi attaccato gli Usa che conducono «intercettazioni extraterritoriali su larga scala» e usano droni «per attaccare altri paesi, su civili innocenti».
L’antefatto è il seguente: in una dichiarazione congiunta consegnata al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, l’ambasciatore degli Stati Uniti Keith Harper ha espresso preoccupazione per le «recenti inspiegabili sparizioni e gli apparenti ritorni coatti di cittadini cinesi e stranieri provenienti dalla Cina da fuori la terraferma».
«Queste azioni extraterritoriali sono inaccettabili, fuori dalle aspettative della comunità internazionale, e una sfida per l’ordine internazionale basato sullo stato di diritto. Le azioni che coinvolgono gli individui a Hong Kong rappresentano una violazione dell’elevato grado di autonomia promesso ad Hong Kong sotto la sua Basic Law».
Harper – come riporta la stampa di Hong Kong – ha anche espresso preoccupazione per il «deterioramento della situazione dei diritti umani» in Cina, indicando gli arresti e la detenzione continua di attivisti per i diritti umani, leader della società civile e avvocati. L’ambasciatore ha consegnato la dichiarazione a nome di Stati Uniti, Australia, Danimarca, Finlandia, Germania, Islanda, Irlanda, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Regno Unito.
Fu Cong, come riporta Reuters, avrebbe spiegato che «gli Stati Uniti sono noti per l’abuso sui prigionieri a Guantanamo, la violenza armata dilagante, il razzismo come proprio radicato malessere». Il diplomatico avrebbe inoltre criticato il sostegno del Giappone all’appello, sottolineando che il Giappone si era rifiutato di assumersi la responsabilità di aver arruolato 100.000 «donne di conforto» nei paesi asiatici durante la seconda guerra mondiale.
La vicenda cui si riferisce lo scontro diplomatico è la seguente: verso la fine del 2015, cinque persone della casa editrice Mighty Current e della libreria Causeway Bay Book di Hong Kong sono scomparsi in circostanze misteriose. Gui è scomparso a Pattaya, in Thailandia, nel mese di ottobre, seguito da Lui, Cheung e Lam Wing-kee scomparsi mentre si trovavano sulla terraferma nello stesso mese.
Alcuni dei librai – in seguito – sono perfino apparsi alla tv di stato cinese, per specificare che non erano stati rapiti. La loro confessione, una pratica ormai consolidata nella Cina di Xi Jinping, affermava di essersi allontanati «per assistere in un’indagine che coinvolge Gui». Gui è stato accusato di aver ordinato ai suoi associati di fornire circa 4.000 libri proibiti da Hong Kong oltre il confine dall’ottobre del 2014.
Due di loro, alcuni giorni, hanno fatto ritorno a Hong Kong. Ma poco dopo, avrebbero riattraversato il confine, tornando in Cina.
[Scritto per Eastonline]