Letture asiatiche – La torre: distopia verticale dalla Corea del Sud

In Asia Orientale, Letture Asiatiche by Redazione

Add Editore porta in Italia “La Torre” di Bae Myung-hoon, uno dei più importanti scrittori di fantascienza sudcoreana. Beanstalk non è soltanto un edificio di dimensioni colossali, ma un vero e proprio stato riconosciuto a livello internazionale. Tra satira politica e critica sociale, l’autore ci porta a riflettere su temi universali. La recensione di Letture Asiatiche, la rubrica sulla letteratura in Cina e in Asia.

Negli ultimi anni in Corea del Sud è cresciuto in maniera esponenziale l’interesse per la fantascienza, non solo per quanto riguarda la letteratura ma anche la produzione cinematografica. “La torre”, pubblicato per la prima volta in Corea del Sud nel 2009 e recentemente riedito, è il romanzo d’esordio di Bae Myung-hoon, uno dei più famosi scrittori di fantascienza sudcoreana, una delle ultime uscite della collana Asia di Add editore (traduzione dal coreano di Lia Iovenitti, pp. 248, 20 euro).

Al Festival Internazionale di Letteratura “Incroci di Civiltà” a Venezia, prima tappa del tour promozionale che l’ha portato in alcune città italiane a raccontare il suo libro, Bae Myung-hoon ha spiegato che la fantascienza coreana non è molto legata alle scoperte scientifiche e all’esplorazione dello spazio, ma serve a descrivere i cambiamenti sociali (link qui). Nel suo caso specifico, questo vivo interesse per l’evoluzione della società è dovuto anche al suo background educativo. Laureato in Relazioni Internazionali all’Università di Seoul, è abituato ad osservare le situazioni da una prospettiva più ampia considerando sempre l’individuo in relazione allo spazio che vive.

Cos’è dunque questa torre che dal nome ricorda più una fiaba per ragazzi? Con 674 piani e 500.000 abitanti, Beanstalk non è semplicemente un edificio così enorme da non entrare in un solo sguardo, bensì una vera e propria nazione riconosciuta sul piano internazionale, con una frontiera situata tra il 22° e il 25° piano e una complessa struttura di potere. Spazio e tempo rimangono indefiniti: non sappiamo dove è situata né in che anno si verificano gli eventi di cui si parla. Poco importa, poiché l’attenzione qui è sull’interazione tra questa moltitudine di persone e lo spazio in cui agiscono. Attraverso le sei storie interconnesse presenti nel libro arriviamo a conoscere un po’ alla volta le dinamiche di potere all’interno della torre e l’eterogeneità dei suoi abitanti.

La Torre rappresenta un posto unico nel suo genere: sia per gli esterni, che ambiscono a trovare un impiego e a trasferircisi, sia per i nativi, che non ne escono quasi mai.

Come mai allora in “Ode alla natura” uno scrittore che soffre di suolofobia, un’irragionevole paura di scendere al piano terra, e da parecchi anni non mette più piede fuori da Beanstalk inizia a scrivere storie sulla natura? Con i tempi che corrono, meglio non lasciarsi andare a critiche sul governo. Pratica quindi una sorta di autocensura in vista di tempi migliori, quando “avrebbe potuto far sentire la sua voce sull’assurdo che aveva dominato un’epoca”.

Sin dalle prime pagine del libro, in “L’epifania dei tre ricercatori (con e senza cane)” veniamo a conoscenza dell’intricata rete di poteri all’interno della comunità. Tre ricercatori vengono incaricati di mappare i poteri invisibili all’interno dell’edificio ma inaspettatamente le tracce rivelano che una delle figure più influenti della nazione è…un cane.

In un edificio così densamente abitato la logistica deve essere il fulcro: ascensori a lunga e breve percorrenza costituiscono il principale mezzo di spostamento verticale all’interno di Beanstalk, anche se considerata la mole di persone che si sposta continuamente su e giù da un piano e l’altro, il caos è inevitabile. E come fare nel caso i cui si renda necessaria la mobilitazione di emergenza di un ingente corpo militare? “Le esercitazioni degli ascensori” servono proprio a questo: un’unità strategica dedicata a trovare la soluzione ai casi più assurdi, tenendo presente che sebbene la Torre si sviluppi principalmente in verticale, anche lo spazio orizzontale non è da sottovalutare. Tanto che la gente si divide in due fazioni, orizzontalisti e verticalisti.

Un Tetris geopolitico in cui le disparità sociali sfociano spesso in conflitti. Proteste e scontri sono all’ordine del giorno nella Torre tanto che in “Il Buddha in piazza” viene assoldato nientedimeno che un elefante dall’India per tenere a bada i manifestanti. Peccato che il pachiderma sia fin troppo mansueto e timoroso per il compito che gli spetta, forse perché un tempo era affidato alle cure dei monaci buddhisti e ora sembra sul punto di raggiungere l’illuminazione.

Non che all’esterno la situazione sia così rassicurante.

“Gli abitanti dei Paesi limitrofi consideravano la Beanstalk una cellula cancerogena. (…) Ma era nella Torre che si addensavano gli aspetti più disumani e biecamente commerciali, o almeno così la vedevano dai Paesi vicini.”

L’acerrimo nemico di Beanstalk è Cosmomafia, un gruppo armato che sta puntando un missile balistico intercontinentale sulla Beanstalk. La minaccia di un attacco è sempre più reale: in “Perfettamente conforme” una spia musulmana inviata da Cosmomafia si è infiltrata nella Torre per colpire dall’interno ma ancora una volta il governo sembra indifferente ai segnali. È nei momenti di pericolo incombente come questi che si manifesta il forte attaccamento alla patria.

“Si atteggiavano a patrioti finchè andava tutto bene ma appena, tirava una brutta aria erano i primi a scappare. Non lo digeriva. Non avevano amor di patria. Se c’era uno che amava di cuore la Beanstalk, era lui. E di questo amore assoluto aveva le prove: era suolofobico.”

Fortunatamente sembra che in un mondo dominato da lotte e individualismo ci sia ancora una parvenza di umanità e senso di comunità. In “Mancata consegna nel Taklamakan” l’unione fa la forza: nella ricerca di un pilota militare disperso nel deserto asiatico e abbandonato dal governo il potere della rete si rivela fondamentale.

Con un piglio ironico e sarcastico, Bae Myung-hoon ci presenta una critica a diversi aspetti della società contemporanea, toccando tematiche che sebbene riguardino il Paese che in prima persona lui stesso vive e osserva ogni giorno, risultano essere di carattere universale.

di Linda Zuccolotto

Laureata magistrale in Language and Management to China all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha studiato per un periodo a Pechino con una borsa di studio. Su Instagram condivide la sua passione per la Cina sulla pagina @hanzilovers.